Le elezioni tedesche, la guerra e la crisi dell’Europa

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Le elezioni tedesche, la guerra e la crisi dell’Europa


di Vincenzo Brandi per l'AntiDiplomatico

 

I risultati delle elezioni tedesche hanno confermato lo stato di crisi profonda e confusione strategica dell’Europa, di cui la Germania costituiva una volta la locomotiva trainante.

I partiti al potere (Socialdemocratici, Verdi e Liberali) hanno lasciato per strada circa il 20% dei consensi. I Socialdemocratici dell’SPD hanno avuto il risultato più basso mai ottenuto dalla loro fondazione oltre un secolo e mezzo fa. I consensi persi non sono andati tanto ai conservatori democristiani della CDU/CSU, ma piuttosto alle formazioni, vere o presunte antisistema, di estrema destra come l’AFD (il 10% in più) e di “sinistra” (8% in più).

Sarebbe sbagliato vedere la cosa – come fanno i nostri quotidiani e i nostri politici – solo come una lotta tra fascismo e antifascismo, o una polarizzazione sul problema della migrazione. La ragione di fondo è nella grave crisi economica della Germania, che una volta poteva risolvere i propri problemi energetici con l’afflusso di abbondante ed economico gas russo e poteva godere di solidi rapporti economici con la Russia ed altri paesi.

Ora il flusso di gas è interrotto, anche grazie al sabotaggio del gasdotto North Stream ad opera dei servizi segreti USA e UK, che il codardo governo tedesco non ha nemmeno pensato di denunciare. Una causa fondamentale è lo scatenamento della guerra in Ucraina, di cui è fortemente responsabile lo stesso governo tedesco della Merkel che non rispettò gli accordi di Minsk-2 presi con la Russia nel 2015. I governanti tedeschi non sembrerebbero intenzionati a far cessare le ostilità, così come i loro folli e farneticanti colleghi europei. Inoltre il paese è stretto dalla morsa dell’austerità che caparbiamente viene attuata dai governi tedeschi e dalla UE per sostenere l’Euro.

Ne deriva la protesta di milioni di appartenenti soprattutto alle classi medio-basse che votano per la destra. Il voto di protesta si concentra soprattutto nelle regioni dell’Est annesse 30 anni fa, nonostante che la popolazione dell’ex-DDR, dopo la caduta del muro, avesse a larga maggioranza votato, in un referendum, di mantenere l’indipendenza politica ed economica. Ora in quelle regioni, in buona parte deindustrializzate, il reddito medio è inferiore del 30% di quello della Germania occidentale ed è molto sentito il pericolo di una immigrazione massiccia e incontrollata (come quella voluta dalla Merkel). La disoccupazione e la mancanza di case creano forti tensioni.

A “sinistra” colpisce il successo riportato, specie tra i giovani, dalla Linke. Si tratta però di una formazione solo apparentemente anti-sistema (paragonabile alla Rifondazione Comunista dell’ultimo Bertinotti), che ha puntato molto sulla retorica “antifascista”, oltre che su alcune rivendicazioni sociali come la casa. Tuttavia la Linke è ambigua verso problemi fondamentali come la fine della guerra in Ucraina in cui la Germania è tuttora fortemente implicata, così come gli altri paesi europei (tranne Ungheria, Serbia, e Slovacchia). La Linke viaggia nella stessa pattuglia della France Insoumise di Melenchon, che avanza una serie di giuste rivendicazioni sociali, ma che poi si schiera a favore della guerra alla Russia e - con la scusa dell’antifascismo – ha salvato Macron dal tracollo con un improvvido accordo elettorale (a perdere). In Italia potremmo ricordare i Verdi e la Sinistra di Bonelli e Fratoianni, stampella di sinistra del PD.

Un fatto negativo è il mancato raggiungimento della soglia elettorale del 5% da parte del nuovo partito di sinistra BMW, schiacciato tra la protesta populista dell’AFD e l’antifascismo di maniera di certa “sinistra umanitaria” La soglia è stata mancata per soli 15.000 voti (su un totale conseguito di circa 2 milioni e mezzo di voti ed una percentuale del 4,97%). Questo partito guidato da Sarah Wagenknecht ha una visione strategica più chiara. ? decisamente a favore della fine della guerra alla Russia, molto attento alle ingiustizie sociali, ed ha un atteggiamento meno demagogico, e più equilibrato, sul problema dei migranti

Comunque sia, la vita di un eventuale governo di “Grosse Koalition” tra CDU/CSU e SPD non sarà facile e rispecchierà la situazione difficile, non solo della Germania, ma di tutti i paesi europei occidentali, compreso il Regno Unito, sia per la crisi economica, sia soprattutto per il perdurare della guerra in Ucraina. Su questo punto tutti i politici europei hanno una visione da sonnambuli privi di contatto con la realtà che li circonda, nonostante le iniziative spiazzanti di Trump che tratta direttamente con la Federazione russa, scavalcandoli. Scriveva l’amico Piero Pagliani in un suo recente articolo: “non si può convincere gli idioti che sono idioti”.

Roma. 24 febbraio 2025, Vincenzo Brandi

Vincenzo Brandi

Vincenzo Brandi

Vincenzo Brandi: ex ricercatore scientifico all’ENEA nel settore energetico, ora in pensione, negli anni ’50 e ’60 aveva militato nella FIGC e nel PCI. Dopo l’uscita dal PCI ha partecipato alle lotte del ’68 essendo uno dei leader della contestazione ed occupazione dell’ENEA. Ha militato poi in Lotta Continua e più recentemente nel PRC da cui si è allontanato per gravi divergenze con la linea di Bertinotti. E’stato tra i fondatori del Comitato No NATO insieme a Giulietto Chiesa e Manlio Dinucci. Attualmente è presidente del gruppo G.A.MA.DI (Gruppo Atei Materialisti Dialettici), membro del gruppo NO WAR e del Comitato con la Palestina nel Cuore. Partecipa al Coordinamento Palestina ed al Coordinamento No NATO

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