Lavoro? Se è precario è di per sé insicuro

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Lavoro? Se è precario è di per sé insicuro

 

di Federico Giusti

Formazione, informazione e addestramento erano le strutture portanti della sicurezza nei luoghi di lavoro ma a distanza di anni possiamo dirci rassicurati?

Stando alle statistiche relative a infortuni, morti sul lavoro e malattie professionali dovrebbe sorge un dubbio tra i legislatori e gli stessi rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza ossia se siano sufficienti norme che poi vengono aggirate o sottoposte a deroghe e condizioni che le rendono comunque inefficaci.

È la condizione materiale del lavoro che dovrebbe essere invece investita da considerazioni e pratiche conseguenti a tutela della salute e sicurezza, non sono sufficienti delle regole quando poi esistono mille deroghe e soprattutto se i datori inosservanti hanno mille opportunità per restare impuniti davanti a gravi inadempienze.

La prima osservazione riguarda la efficacia dei percorsi formativi e informativi e la loro effettiva applicazione nella organizzazione quotidiana del lavoro, gli obblighi formali spesso si traducono in ore di lezioni, spesso on line, ma senza ricadute effettive a livello produttivo.

In teoria la formazione è un obbligo giuridico (e sanzionato) e riconosciuta come premessa essenziale per la messa in sicurezza degli stessi processi produttivi. ma quanto imparato viene messo in pratica?  

La formazione obbligatoria da parte datoriale vige da prima del Testo Unico del 2008 ossia dal lontano 1997 rinviando ad appositi protocolli di intesa dentro gli Accordi Stato Regioni; tuttavia, la miriade di intese esistenti avrebbe dovuto essere oggetto di revisione e semplificazione già nel 2022 anche se, a inizio 2025, la Competente Conferenza Stato Regioni non ha ancora approvato un testo definitivo rinviandone ripetutamente la discussione e la ratifica finale.

La causa del mancato accordo è di natura politica e non tecnica, spiegabile non solo per la vastità delle norme comunitarie e nazionali, ci sono diversità di vedute tra Regioni ma il mancato e risolutivo intervento Statale conferma la cronica disattenzione dei Governi verso le problematiche di salute e sicurezza che portano da sempre conflitti con le associazioni datoriali.

Poi esiste anche un ostacolo derivante dalla composizione delle parti sociali, settori governativi sarebbero assai propensi ad allargare la lista dei partecipanti ad associazioni sindacali della galassia autonoma e a innumerevoli altri soggetti datoriali.

È in gioco non solo la rappresentatività sindacale e la sua valutazione, la paralisi in cui ci troviamo, ormai da anni, investe direttamente il modello produttivo italico, le tante piccole aziende la cui competitività dipende anche dai ritmi di lavoro, dalle modalità con cui si organizza la produzione e in molti casi il rispetto letterale delle normative di sicurezza potrebbe rappresentare un insormontabile problema per la parte datoriale.

Quando si parla di formazione obbligatoria, dovremmo sempre valutarne la efficacia e la possibilità che si possa mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti e buone pratiche conseguenti. Chi vigila e chi controlla l'efficacia di questi processi formativi, informativi e di addestramento?

Non pensiamo ad aziende di grandi dimensioni o enti pubblici, guardiamo invece alle microimprese dove magari non esiste alcuna rappresentanza sindacale. Stabilire responsabilità e compiti delle varie figure presenti nella filiera della sicurezza è insufficiente se non guardiamo direttamente alla sfera della produzione, lo ripetiamo da anni inascoltati e derisi.

Pur aumentando le ore di formazione e  pensando all'aggiornamento periodico come nuova formazione  manca una fase pratica che permetta di verificare la validità dei percorsi avvenuti a monte all'intero della ordinaria attività lavorativa, la formazione è oggetto di regole caotiche con fin troppi sistemi diversi di accreditamento, avere appaltato a soggetti privati questi percorsi non è stato di aiuto alla cultura della sicurezza tanto che ormai si registra una competizione sfrenata tra formatori finalizzata ad offrire costi a prezzi stracciati e sulla cui efficacia è lecito dubitare. 

E sulla intesa Stato Regioni si estende la minaccia della autonomia differenziata con il rischio di trovarci un domani dentro un sistema farraginoso e regole differenti da territorio a territorio.

 

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