Usa: neocon e l'internazionale dei miliardari candidano Bloomberg

Usa: neocon e l'internazionale dei miliardari candidano Bloomberg

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!



Piccole Note
 

Il miliardario Michael Bloomberg ha deciso di correre come presidente degli Stati Uniti per il partito democratico. Una sfida che non vuole solo dare un nuovo inquilino alla Casa Bianca, ma rilanciare la globalizzazione neoliberista consegnata alle élite finanziarie, oggi erosa.


L’internazionale dei miliardari


Un’erosione che ha il volto di Donald Trump, che Bloomberg è chiamato a spazzar via per conto dell’internazionale dei miliardari globalisti, quelli che guadagnano sempre di più mentre tutti gli altri si impoveriscono (vedi Piccolenote: “Venti miliardari hanno la ricchezza pari a 3.8 miliardi di persone“).


Significativo in tal senso non solo il suo patrimonio personale, stimato in 54 miliardi, ma anche il suo fiore all’occhiello, Bloomberg News, una sorta di Sole 24Ore globale che monitora e influenza le politiche economiche del pianeta.


Probabile che sia per questo motivo che il nome di Bloomberg è stato ritrovato sull’agenda privata di Jeffrey Epstein, il pedofilo milionario con l’ossessione di ostentare contatti di ricchi e potenti, vantati ma non per questo reali (Washington Post).


Un incidente di percorso peraltro condiviso con altri del suo calibro (al di là della nota in agenda, va sottolineato che Bloomberg News ha dedicato ampio spazio alla vicenda).


A indicare l’interesse dei miliardari, il fatto che a chiedergli di candidarsi sia stato Jeff Bezos (The Hill), l’uomo più ricco del mondo e patron di Amazon, gigante dell’e-commerce e sintesi perfetta della globalizzazione selvaggia. Da qui la possibilità di Bloomberg di poter contare non solo sul suo patrimonio, ma anche su sponsor rispetto ai quali Trump è un pezzente (Dagospia).


I favori della stampa


Non solo i soldi, può vantare il favore dei più autorevoli quotidiani d’America: il Washington Post, del suo amico Bezos, e il New York Times, che supporta i democratici. Due giornali ingaggiati in una campagna alzo zero contro Trump, come accadde nel 2016.


A tali media può associare i suoi, Bloomberg News e altri. Ha fatto notizia la nota del direttore di Bloomberg News, John Micklethwai, che spiegava come seguire la campagna elettorale del padrone.


A colpire è una clausola: “continuerà la nostra tradizione di non indagare su Mike (sulla sua famiglia e sulla sua Fondazione) ed estenderemo la stessa politica ai suoi rivali delle primarie democratiche”.


È ovvio, ma letto così, piatto, fa certa impressione. Considerato che, tacitamente, tale linea sarà seguita anche da Washington Post e New York Times (e altri), dato il loro impegno esplicito contro Trump, si può avere la portata della sfida lanciata al presidente, cui non resta che l’informazione spiccia, quella dei social, quella che i media di cui sopra tacciano di produrre Fake News…


Per avere un’idea di tale linea editoriale, basta il titolo del servizio della Cnn che riferisce la nota di Micklethwai: “Il capo-redattore di Bloomberg spiega come il media coprirà la sfida del 2020 che vede candidato Michael Bloomberg”… A dir poco anodino.


Un siluro ai candidati democratici


La candidatura di Bloomberg non è solo contro Trump. È anche contro i candidati democratici, i quali non sono in sintonia con l’internazionale dei miliardari. Lo sanno bene quelli della sinistra, che hanno criticato duramente il nuovo arrivato.


Per Bernie Sanders, infatti, Bloomberg vuole “comprare le elezioni” e sta “minando” la democrazia Usa (Politico).


Ma la candidatura del miliardario non è solo contro l’ala sinistra del partito, si tratta anche di sostituire il centrista Joe Biden, il più accreditato a sfidare Trump.


Lo si era intuito fin dall’inizio della procedura di impeachement, dato che lo scandalo sul quale ruota, la richiesta di Trump a Zelensky di indagare sul figlio di Biden, non mira solo a detronizzare Trump, ma a screditare lo stesso Biden (Piccolenote).


Il problema di Biden è che, sebbene abbia un’agenda globalista, è troppo moderato e non ritornerebbe a quella politica estera aggressiva che Trump ha messo in crisi.

 

Basta pensare al trattato sul nucleare iraniano, che l’ex vicepresidente di Obama vorrebbe ripristinare e che Bloomberg aveva aspramente criticato (Bloomberg News).


D’altronde Bloomberg, nonostante abbia taciuto durante la guerra in Iraq, quando da sindaco ricevette Barbara Bush a Ground Zero, ebbe il cattivo gusto di affermare: “Non dimenticate che la guerra è iniziata a non molti isolati da qui” (New York Times). E si sapeva che Saddam non c’entrava nulla con l’abbattimento delle Torri Gemelle..


Il ritiro degli Usa dalla scacchiera globale e Il contrasto alla globalizzazione rendono Trump una “minaccia esistenziale” per gli Usa, come affermato da Bloomberg riprendendo una formula cara ai neocon (RealClearpolitics)


Insomma, si presenta come un falco moderato, che piace anche alle élite e ai neocon. Essi avevano sperato di sostituire Biden con Kamala Harris o Elizabeth Warren, ma la prima non ha i voti e la seconda non li ha seguiti.


Né potevano riproporre Hillary Clinton, che sarebbe stata strapazzata da Trump. Da qui la necessità di giocare la carta Bloomberg. La corsa è appena iniziata, vedremo.

Potrebbe anche interessarti

I fatti di Napoli e la falsa coscienza di Repubblica di Paolo Desogus I fatti di Napoli e la falsa coscienza di Repubblica

I fatti di Napoli e la falsa coscienza di Repubblica

Voto russo e ipocrisia occidentale di Fabrizio Verde Voto russo e ipocrisia occidentale

Voto russo e ipocrisia occidentale

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA" LAD EDIZIONI 3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

Il solito copione contro "il cattivo esempio" Cuba di Geraldina Colotti Il solito copione contro "il cattivo esempio" Cuba

Il solito copione contro "il cattivo esempio" Cuba

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

Wang Yi, la visione complessiva della diplomazia cinese di Leonardo Sinigaglia Wang Yi, la visione complessiva della diplomazia cinese

Wang Yi, la visione complessiva della diplomazia cinese

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso di Giorgio Cremaschi Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte di Francesco Santoianni Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Il ruolo dei media in Occidente di Giuseppe Giannini Il ruolo dei media in Occidente

Il ruolo dei media in Occidente

Autonomia differenziata e falsa sinistra di Antonio Di Siena Autonomia differenziata e falsa sinistra

Autonomia differenziata e falsa sinistra

L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE di Gilberto Trombetta L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE

L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

Uno scenario di tipo ucraino per la Moldavia? di Paolo Arigotti Uno scenario di tipo ucraino per la Moldavia?

Uno scenario di tipo ucraino per la Moldavia?

La colpa della sinistra liberista di Michele Blanco La colpa della sinistra liberista

La colpa della sinistra liberista

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti