Tornare in Africa è un lusso non concesso

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Tornare in Africa è un lusso non concesso


di Michelangelo Severgnini

 
Un paio di giorni fa un ragazzo africano di 22 anni si sarebbe tolto la vita all'interno del CPR (Centro Permanenza e Rimpatri) di Ponte Galeria a Roma.

Le ragioni che lo avrebbero spinto al gesto estremo sarebbero legate alle terribili condizioni nelle quali era tenuto.

Sotto accusa ci sono le politiche anti-immigrati del governo Meloni.

Ma, dopo un breve approfondimento, ammesso di non essere sotto ipnosi, emerge un elemento molto interessante, riportato da alcuni, omesso da altri.

Tuttavia è lo stesso Riccardo Magi (nel video a questo link: https://www.facebook.com/share/v/w56qa71kpoGuZbiJ/), segretario e deputato di "+Europa" a riferire quanto non tutti si sono sentiti di riportare: "Il ragazzo chiedeva inutilmente di essere riportato a casa".

La frase è una di quelle che la mente ipnotizzata dall'ideologia dell'accoglienza normalmente non coglie.

Se racconti la favola che scappano da guerre e miseria, non ha senso che quel ragazzo voglia tornare a casa.

Ma se lasci raccontare gli stessi migranti-schiavi, magari quando sono ancora intrappolati in Libia, emerge in maniera limpida come la quasi totalità di loro sia stata attratta con l'inganno all'interno della tratta di esseri umani e che quindi non era pronta ad affrontare quello che poi ha incontrato lungo la strada.

A queste condizioni, un qualsiasi essere vivente (piante escluse) torna indietro.

Ma no, una volta in Libia questi disgraziati sono nelle mani delle milizie e una volta in Italia nelle mani del governo e del fanatismo dell'Accoglienza.
 
Tornare a casa?

Non esiste.

Ogni anno vengono rimpatriate pro-forma solo poche migliaia di stranieri.

Un anno fa gli industriali italiani avevano espressamente chiesto 200mila nuovi lavoratori stranieri e la Meloni ha cercato in tutti i modi di accontentarli.

Quale fallimento della Meloni?
 
Una volta sbarcati, nemmeno se lo chiedono i migranti stessi, li portano a casa.
 
Ormai sono schiavi, di proprietà nostra, e il governo se li tiene stretti in attesa di capire come impiegarli.

Qualora escano dai CPR poi, sono manodopera illegale e sottocosto a disposizione sul mercato del lavoro.

Ma tornare a casa: questo mai.

L'illegalità, se non altro, sancisce questo: a casa non torni.

Destra e sinistra sono i due carcerieri, quello cattivo e quello buono, dello stesso schiavismo.

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(’75, 2024)



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