La repressione non è solo a Pisa
La giusta indignazione per i fatti successi a Pisa continua ad avere eco nel dibattito politico. Personalmente prendo atto che la polizia ha ritenuto giusto intervenire contro gli studenti che manifestavano pacificamente, mentre a suo tempo ritenne che un’azione contro qualche migliaio di fascisti che facevano il saluto romano ad Acca Larenzia non fosse opportuna. È però necessaria una riflessione più generale che vada oltre l’accaduto, su cui comunque speriamo che la magistratura faccia chiarezza.
Sono anni che in Italia si sta criminalizzando il dissenso. Tempo fa chiunque ponesse dubbi sul Green Pass era etichettato come nazista, successivamente chi non condivideva la scelta del sostegno armato all’Ucraina era un agente putiniano da denunciare sui giornali italiani con tanto di foto segnaletiche e oggi chi contesta e denuncia il massacro in atto a Gaza è un antisemita. Ci siamo poi scordati cosa succedeva qualche anno fa quando Renzi era Presidente del Consiglio? Come venivano trattate le legittime contestazioni all’allora segretario del Pd?
Leggendo un giornale o guardando un telegiornale assistiamo ad un profluvio di parole spese a favore della guerra, questo clima da Patria in pericolo provoca reazioni scomposte in una parte della nostra società. Il corrispettivo, meno violento ma altrettanto odioso di quello che è accaduto a Pisa e in altre città, è quello che è successo all’aeroporto di Fiumicino dove una commessa si è rifiutata di vendere una bottiglietta d’acqua a una donna perché russa. Siamo un Paese in cui si vietano corsi universitari su Dostoevskij, cosa che, come a suo tempo ricordò Massimo Cacciari, non era successa neanche nella Germania nazista. Potremmo citare inoltre la proposta di legge del Verde Bonelli per istituire il reato di negazionismo climatico, se chi dissente non viene più considerato un avversario ma un criminale da incarcerare si pone un problema democratico.
Durante il recente G7 Zelensky ha affermato che in Italia ci sono troppi russi putiniani e che a breve il governo ucraino fornirà a quello italiano la lista dei cittadini russi a cui togliere il visto. Ci auguriamo, ma ci crediamo poco, che il governo non risponda a queste provocazioni a differenza di quello che hanno fatto alcuni sindaci (ad esempio Modena e Bologna), che di fronte alle proteste dell’Ambasciatore ucraino si sono precipitati a negare sale già concesse vietando mostre, conferenze e proiezioni.
Gli spazi democratici in questi anni si sono fortemente ristretti e il problema non nasce con il Governo Meloni, si tollera la presenza di nazisti filo-ucraini nelle nostre piazze, perché con quei personaggi siamo alleati nella guerra contro la Russia. In nome della difesa della cosiddetta ‘liberaldemocrazia’ ci si sono sostenute e si stanno sostenendo le peggiori nefandezze in giro per il mondo.
La prossima tappa sarà lo scontro con la Cina? Continuo a pensare che la maggior parte di coloro che predicano la guerra e la superiorità dell’Occidente non capiscano il senso e la pericolosità delle parole che pronunciano, di fronte a tutto questo occorre una dura opposizione. La maggioranza del popolo italiano non condivide le politiche di guerra, è ora che queste posizioni trovino una voce, dobbiamo difendere la pace e la democrazia. La maggioranza degli italiani è contro la guerra ma la stragrande maggioranza del Parlamento la vota, chi rappresentano le nostre istituzioni? Quanto conta il voto e la partecipazione? Veramente questo è il sistema superiore che vogliamo esportare nel resto del mondo? Le contraddizioni occidentali si sono mostrate con la morte di Navalny, chi non aveva speso una parola per Gonzalo Lira si è precipitato in piazza a manifestare. Il democratico occidente ha incarcerato e sta torturando Julian Assange colpevole di avere smascherato le malefatte che la nostra ‘superiore’ civiltà ha compiuto in giro per il mondo, questa non è solo ipocrisia ma qualcosa di molto più grave.