Kim Jong-un ordina di normalizzare le relazioni con la Corea del Sud

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PICCOLE NOTE

Fiorisce la Pax Olimpica: dopo le aperture del presidente nordcoreano Kim jong-un nel discorso di fine anno e la pronta risposta della Corea del Sud, che ha subito accolto la mano tesa dall’antagonista, arriva anche il placet americano: Trump ha deciso di rinviare l’esercitazione militare che ogni anno l’Us Army effettua con le forze armate di Seul.
 

È appunto la Pax Olimpica. Negli ultimi anni tale armistizio, altamente simbolico, ha subito reiterati attacchi: è stato durante le Olimpiadi invernali di Sochi che la rivoluzione ucraina, o colpo di Stato che dir si voglia, ha visto il suo acme; le Olimpiadi di Rio di due anni dopo sono stata tormentate da una sorta di Guerra Fredda sportiva, che ha avuto come esito l’esclusione dei russi a causa delle accuse di doping mosse dalla Wada (che poi li ha scagionati, ma solo quando i Giochi erano finiti – vedi Piccolenote).


Dati i precedenti, il ritorno all’usata tregua non era affatto scontato, anzi. Particolare che rende l’inversione di marcia ancora più significativa.


Il fatto che l’esercitazione congiunta Usa-Corea del Sud doveva svolgersi a marzo, cioè oltre la fine dei Giochi di Seul, proietta l’accordo in una prospettiva ancora più alta.


Questo prolungato periodo di tregua rappresenta infatti una finestra di opportunità unica per riallacciare rapporti erosi da anni di minacce, sfide e incomprensioni.


Non solo tra le due Coree, ma anche tra Pyongyang e Washington, che, complici le intemperanze verbali dei due presidenti, hanno dato vita a un duello rusticano. D’altronde se Seul ha potuto prontamente stringere la mano tesa offerta dai rivali è certo perché aveva ricevuto luce verde dal suo potente alleato.


Per parte loro, anche gli Stati Uniti possono approfittarne per mettere fine una buona volta a una contesa che non ha alcuno sbocco: tutti gli analisti concordano sul fatto che Washington non può attaccare il fastidioso stalker coreano, stante le conseguenze disastrose sul piano locale e globale.


Il duello rusticano, quindi, rischia di erodere l’attuale amministrazione che sa bene che, alla lunga, l’inevitabile inconcludenza di uno scontro prolungato assumerebbe il valore di una sconfitta. E che l’unico modo per uscire vincitori da questa contesa, secondo una formula win to win (tutti vincenti), si situa sul piano diplomatico.


Da parte sua Pyongyang ha fatto capire che i suoi provocatori test possono aver termine (vedi Piccolenote), cosa quindi che le consente di accettare una trattativa da una posizione di forza.


La finestra di opportunità che offre la Pax Olimpica è quindi un’occasione unica per un negoziato sottotraccia che ponga le basi per l’apertura di un tavolo negoziale pubblico, da intraprendersi dopo la fine dei Giochi.


Insomma, quanto accaduto in questi giorni può essere una svolta decisiva per la crisi coreana, che da anni tiene il mondo col fiato sospeso per le sue possibili conseguenze globali.


Certo, i nemici della pace non resteranno inoperosi e hanno ancora frecce al loro arco (il revanscismo militare giapponese, la spinta bellica anti-Pechino dei neocon, solo per fare due esempi), ma la situazione non è mai stata così favorevole. Vedremo.

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