Il muro (invisibile) dell'Europa sui migranti e l'ipocrisia contro Trump
«L’Europa si scandalizza per il bando di Trump e il Muro al confine con il Messico, ma quello che stiamo facendo un Europa non è poi così diverso. Un Paese, la Libia, viene pagato perché metta un “tappo” per trattenere tutti i migranti di qualunque nazionalità. Un piano che qualcuno ha definito “Trump soft”, simile a quello applicato in Turchia
[da Angela Merkel ndr.]». Così l’ex ministro degli Esteri Emma Bonino in un’intervista alla Stampa del 5 febbraio.
Nota a margine. In altro articolo avevamo dato conto di come il Muro al confine messicano sia stato iniziato da Bill Clinton, poi ripreso da George W. Bush. Val la pena aggiungere alle considerazioni della Bonino, di indubbia intelligenza, che anche Obama aveva interdetto per sei mesi l’ingresso degli iracheni negli Usa (lo riporta Dagospia), senza suscitare le accese critiche suscitate dall’analoga misura presa da Trump (peraltro limitata a quattro mesi) per sette Paesi islamici, tra cui appunto l’Iraq.
Non si tratta di condividere o meno le restrizioni decise da Trump, né di dar conto di certa ipocrisia che da sempre appartiene alla politica. Ma di evidenziare la palese strumentalizzazione di certi interessati aneliti libertari che invece sottendono uno scontro feroce tra il neopresidente e i suoi avversari, che non si rassegnano al responso uscito delle urne americane.