Elena Basile - L'ultima tesi delirante delle migliori penne della nostra "diplomazia"

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Elena Basile - L'ultima tesi delirante delle migliori penne della nostra "diplomazia"


di Elena Basile - il fatto quotidiano 16 luglio 2024

Il vertice Nato con le sue previste decisioni (altri 40 miliardi a Kiev, che entrerà in un ipotetico dopoguerra, la consegna dei sistemi di difesa antiaerei come i nostri Samp-t e l’arrivo degli F16 ) è stato, secondo copione, un pezzo di teatrale bellicismo che svela senza più pudori come l’europa e gli Stati Uniti intendano perseguire una politica di riarmo e di guerra nei confronti della Russia e della Cina, colpevoli di minacciare l’occidente economicamente e perseguendo i propri interessi geostrategici. In altre parole, la colpa storica di queste due potenze nucleari sarebbe quella di non accettare la pax americana e la de-sovranizzazione imposta dall’occidente.

Per quel che riguarda la Russia, Condoleezza Rice in tempi remoti e i gli analisti odierni sottolineano che Mosca ha perso la guerra fredda e deve quindi accettare i diktat (come fecero Germania e Giappone, per non parlare dell’italia, cioè gli sconfitti della seconda guerra mondiale). Non si comprende quale guerra abbia perso la Cina, ma anch’essa è sicuramente colpevole. Ha osato diventare un nostro rivale strategico dal punto di vista economico e ha intessuto da potenza indipendente relazioni col resto del mondo, spingendosi fino all’acquisto di asset industriali, porti e centri di produzione. Dall’alto di una cattedra che non poggia più sull’antico potere economico e culturale ma solo sulle armi, questi nani politici, che devono il potere alla loro acquiescenza alla volontà delle oligarchie finanziarie e delle armi, impartiscono lezioni e morale agli emergenti.

La Cina è diventata anch’essa il nemico. Non pochi mesi addietro c’era ancora una parte di politica, e quindi di accademia a essa legata, che tentava dei distinguo. Si provava a staccare Pechino da Mosca, si ammetteva l’interdipendenza economica. Ma ormai il rozzo linguaggio bellico e trionfalistico svela la vera natura di un’alleanza offensiva, destinata a seminare caos e guerre per proteggere l’arroccamento occidentale e la militarizzazione del dollaro. L’europeizzazione della Nato (altro che difesa europea) lascia la frontiera orientale all’europa, mentre gli Usa e gli alleati asiatici si occuperanno di Pechino, che viene ormai presa di petto. La Cina è il regno del male, come l’iran e la Corea del Nord. La responsabilità cinese è quella di aiutare economicamente e con le armi la Russia. Noi facciamo lo stesso e di più con Kiev, ma la coerenza delle nostre posizioni è come sempre incomprensibile. Il linguaggio orwelliano esclude logica e razionalità.

Passo dopo passo, il riarmo dell’europa, il raggiungimento del 2% di Pil per le spese militari, la graduale arrendevolezza alle richieste di Zelensky che vuole armi letali a lungo raggio per colpire in profondità il territorio russo, il continuo riferimento a truppe Nato sul terreno come ipotesi da vagliare, l’appello del generale Cristopher Cavoli, a capo del comando europeo della Nato, ai ragazzi che devono tornare negli eserciti e infine la constatazione di dover dar vita a un’economia di guerra, ci fa palpare l’abisso di fronte al quale siamo stati catapultati. “Non in mio nome!”: dovremmo tutti gridarlo a questa Europa irriconoscibile, come suggerisce Marco Travaglio. Vi ricordate all’inizio del conflitto? I pochi, come la sottoscritta, che lo definivano una guerra per procura, per interposta Ucraina, della Nato contro la Russia, venivano contraddetti e zittiti. La tattica della rana bollita trova la sua più eclatante conferma nella strategia delle nostre classi dirigenti che trascinano in guerra un’opinione pubblica bollita a fuoco lento.

Le migliori penne della nostra diplomazia sono scese in campo per sostenere una tesi delirante: in vista della probabile vittoria di Trump, la Nato deve prendere decisioni irreversibili sul sostegno economico e militare all’ucraina e alla promessa del suo ingresso nell’alleanza. Si pensa quindi che la Nato debba lavorare contro Washington una volta che la presidenza diventerà repubblicana? Com’è possibile che diplomatici colti ed esperti sostengano posizioni tanto farneticanti? A quali poteri quindi la Nato risponderebbe per gli Usa, se non al loro presidente? La nostra premier Meloni incede raggiante tra Biden e Zelensky. Dalla Garbatella al vertice del mondo. È facile. Basta essere eletti con un programma anti-europeo e anti-dem americani, e poi fare l’opposto di quanto promesso. Con una minoranza di voti, il governo sta violando la nostra Costituzione: e la chiamano democrazia.

Indignez vous!, il manifesto di Stephane Hessel, è tragicamente attuale. Queste élite sono disposte a sacrificare la vita e la dignità umana. Oggi tocca ai ragazzi ucraini e ai 14mila bambini palestinesi innocenti di Gaza. Domani a chi?

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