Cosa cambia dopo la "telefonata" tra la Nato e Mosca?
«Il capo di Stato maggiore russo Valeri Gherasimov e il generale Petr Pavel, presidente del Comitato militare della Nato, hanno avuto una conversazione telefonica su iniziativa dell’Alleanza atlantica: si tratta – riferisce il ministero della Difesa russo – dei “primi contatti ad alto livello in campo militare” tra Nato e Mosca “dalla decisione del Consiglio della Nato di congelare i rapporti con la Russia” nel 2014
».
Si tratta di una notizia rilanciata dall’Ansa del 3 marzo, che dettaglia come i due militari abbiano parlato delle tensioni ai confini russi, dato il dispiegamento di nuove forze militari Nato nei Paesi dell’Est Europa e le diverse esercitazioni ad alto rischio di entrambe le parti.
«Le parti hanno riconfermato la necessità di passi reciproci per ridurre le tensioni e stabilizzare la situazione in Europa
», si legge ancora l’Ansa.
Dopo la crisi della Crimea i rapporti tra Nato e la Russia erano stati congelati.
Nota a margine. Segnale di alto livello geopolitico. Che non può che essere collegato al nuovo corso americano. La spinta isolazionista della nuova presidenza e l’imporsi di una nuova visione geostrategica a livello della Difesa, sembrano spingere verso un cambiamento nell’approccio del confronto Nato-Russia in Europa (da vedere in altri settori – leggi Medio Oriente).
Presumibilmente tale cambiamento va in parallelo all’abbandono dell’idea del candidato Trump di chiudere la Nato, intenzione peraltro velleitaria in questo momento. Nel suo primo discorso “presidenziale” ne ha anzi ribadito l’importanza.
Sui rapporti tra Russia e Stati Uniti pesa il “russiagate”, l’inchiesta delle Agenzie di sicurezza sui contatti, ritenuti indebiti, tra alcuni uomini legati all’attuale presidente ed esponenti russi durante la campagna elettorale.
Inchiesta che si intreccia, in maniera labile eppure dirompente, a quella sulla sottrazione e la divulgazione di dati informatici ad opera di hacker russi per far perdere Hillary Clinton.
Uno scandalo che ha già causato le dimissioni del generale Flynn, che avrebbe dovuto essere il braccio destro di Trump in qualità di suo consigliere alla sicurezza nazionale, e che rischia di far cadere anche altri dei suoi, e perfino lambire lui. Tante le forze che spingono in tale direzione. Ma la telefonata di cui alla nota resta come timido cenno di apertura a nuovi orizzonti.