Colin Powell, il volto "buono" dei crimini Usa

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È morto per complicanze causate dal Covid-19, il militare e politico statunitense Colin Powell. L’ex segretario di Stato aveva 84 anni.

Fu a capo del dipartimento durante gli avvenimenti dell'11 settembre 2001, durante la campagna della coalizione in Iraq denominata guerra del Golfo e durante la guerra civile Somala, che è tutt’ora in corso. 

Powell ha collegato il suo nome alle due guerre imperialiste guidate dagli Stati Uniti più significative del primo decennio del 21° secolo: nel 2001 in Afghanistan e nel 2003 in Iraq. Nel febbraio 2003, durante il suo discorso alle Nazioni Unite, ha ingannato consapevolmente la comunità internazionale presentando "prove" inventate per sostenere l'invasione imperialista in Iraq.

Come altri Segretari di Stato statunitensi, è responsabile di decine di migliaia di morti, distruzioni e miseria in Medio Oriente e nel mondo. 

Per oltre vent’anni i media mainstream lo hanno dipinto come una sorta di eroe con l’unico difetto di essere solo stato troppo fedele al presidente Bush (figlio) e Dick Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti dal 2001 al 2009 sotto la presidenza di George W. Bush. 

Invece Colin Powell ha sempre rappresentato il volto 'buono', quello presentabile e spendibile sui media, dei crimini commessi dall’imperialismo statunitense. Nei suoi anni di ‘servizio’ Powell ha attivamente collaborato dal Vietnam a Panama all'Iraq alla realizzazione di invasioni che hanno provocato lutti, distruzione e miseria. A raccontarlo è lo stesso Colin Powell nella sua autobiografia ‘It Worked for Me: In Life and Leadership’, come evidenzia il collettivo Codepink.  

Qui ammette di aver mentito al mondo intero per poter giustificare l’invasione dell’Iraq decisa da Washington. “Il mio famigerato discorso alle Nazioni Unite nel 2003 sui programmi iracheni di armi di distruzione di massa non era basato sui fatti, anche se pensavo che lo fosse”, che cerca di scaricare le proprie responsabilità sui suoi sottoposti. 

La realtà è che Powell, come la maggior parte degli uomini potenti di Washington, è stato un bugiardo patentato. In effetti, quei dipendenti del Dipartimento di Stato che Powell incolpa delle menzogne dette al mondo intero furono ignorati poiché quello che avevano da dire non era conveniente per il compito da svolgere: giustificare una guerra ingiusta contro una potenza militare di terz'ordine.

Non c’è solo l’Iraq nella ingloriosa carriera di Powell. In un libro precedente, My American Journey, Powell ammetteva di aver compiuto crimini di guerra nei confronti della popolazione civile in Vietnam, alla guida di un contingente di soldati sud-vietnamiti in un attacco a un villaggio pieno di civili non combattenti. "Le persone erano fuggite al nostro approccio, tranne una donna anziana troppo debole per muoversi”, scriveva. Abbiamo bruciato le capanne con il tetto di paglia, dando il via alle fiamme con gli accendini Ronson e Zippo". Questo perché "Ho Chi Minh aveva detto che la gente era come il mare in cui nuotavano i suoi guerriglieri”, spiegava Powell. “Abbiamo cercato di risolvere il problema rendendo inabitabile tutto il mare”.

Se Powell fosse dispiaciuto o pentito di aver violato la Convenzione di Ginevra e aver ucciso persone innocenti questo non lo ha mai detto pubblicamente. 

Dopo il Vietnam la sua ingloriosa carriera lo ha portato in qualità di vicesegretario alla Difesa sotto Caspar Weinberger durante l'amministrazione Reagan, a partecipare al trasferimento di migliaia di missili in Iran come parte di uno scambio illegale di armi per ostaggi, con i proventi delle vendite utilizzati a dispetto del Congresso e la Corte Mondiale a sostegno dei gruppi armati controrivoluzionari di estrema destra in Nicaragua. Uno scandalo in seguito divenuto noto come Iran-Contra. E come presidente del Joint Chiefs of Staff sotto il primo George Bush, Powell guidò una brutale invasione di Panama in cui morirono centinaia di civili, un atto illegale che fu ampiamente condannato dai governi latinoamericani.

L’ingloriosa carriera di Powell è poi culminata con la criminale, illegale e disastrosa invasione statunitense dell’Iraq. 

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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