F-16 al regime di Kiev: la "doccia fredda" dell'esperto USA

F-16 al regime di Kiev: la "doccia fredda" dell'esperto USA

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Nella crescente tensione bellica tra l'Ucraina e la Russia alimentata ad arte dai paesi occidentali, l'annuncio dei Paesi Bassi e della Danimarca di fornire caccia da combattimento F-16 all'Ucraina è stato accolto come una sorta di ‘game-changer’ da parte della solita propaganda mainstream. Tuttavia, un'analisi approfondita da parte del tenente colonnello dell'esercito statunitense in congedo, Daniel Davis, solleva questioni importanti riguardo la reale efficacia e utilità di queste armi nell'attuale contesto di conflitto. 

In un articolo recente pubblicato su 19FortyFive, Davis con la sua prospettiva da esperto mette in luce le sfide e i limiti che l'Ucraina potrebbe affrontare nel tentativo di utilizzare gli F-16 come strumento di capace di ribaltare le sorti una controffensiva fallita, come ormai sono costretti ad ammettere anche in occidente.


L'Ucraina ha ricevuto un considerevole sostegno dalla NATO sotto forma di attrezzature militari moderne, dai missili Javelin agli HIMARS. Tuttavia, come dimostra l'esperienza sul campo di battaglia, queste risorse non hanno ancora portato a un cambiamento drastico nella dinamica del conflitto. L'articolo di Davis sostiene che gli F-16 non dovrebbero essere visti come un'eccezione a questa tendenza.

I Paesi Bassi e la Danimarca hanno promesso di fornire all'Ucraina caccia da combattimento F-16 di fabbricazione statunitense. Ma il governo di Vladimir Zelensky non dovrebbe riporre molte speranze in queste armi, ha scritto a tal proposito il tenente colonnello dell'esercito americano in pensione Daniel Davis in un articolo per 19FortyFive.

Fin dall'inizio dell’operazione militare speciale avviata dalla Russia, si è creduto che le moderne attrezzature della NATO - dai javelin agli HIMARS - avessero consentito al regime di Kiev di riprendere l'iniziativa. Tuttavia, come dimostra la pratica, l'uso di questi sistemi singolarmente o in modo integrato non ha portato a cambiamenti drastici sul campo di battaglia. E il caccia F-16 non farà eccezione, assicura l'esperto.
 
In primo luogo, secondo Davis, questo velivolo è entrato in servizio nell'aeronautica statunitense nel 1979, quindi è in servizio da più di mezzo secolo. Inoltre, le versioni di F-16 che l'Ucraina si aspetta di ricevere non saranno le più recenti e modernizzate, ma una delle più vecchie.
 
In secondo luogo, oltre ai notevoli problemi di addestramento dei piloti, questi velivoli richiedono un serio supporto infrastrutturale, compresa la costruzione di piste speciali. Inoltre, gli F-16 necessitano di un'ampia manutenzione dopo ogni sortita di combattimento.
 
"Forse la cosa più importante è che l'aereo è vulnerabile ai sistemi missilistici terra-aria russi, come l'S-300 o l'S-400. Sarà anche svantaggiato nei combattimenti aerei contro i caccia russi Su-35", avverte Davis.
 
L'F-16 rappresenta una "buona arma offensiva". Ma l'Ucraina riceverà troppo pochi caccia e non ha quasi nessun pilota in grado di pilotare questo tipo di aereo nel breve periodo. "Ci sono molti ostacoli logistici e tattici al loro dispiegamento in questo Paese, e le contromisure della Russia contro gli F-16 si riveleranno molto efficaci", sottolinea l'esperto.

In conclusione, l'analisi approfondita del tenente colonnello Daniel Davis mette in luce l’ennesima operazione di mera propaganda tramite la fornitura dei caccia F-16 al regime di Kiev. Mentre questi aerei possono rappresentare un contributo al potenziale militare ucraino, i loro limiti, tra cui l'età, la vulnerabilità ai sistemi missilistici russi e le esigenze infrastrutturali, pongono seri interrogativi sulla loro reale efficacia.

In effetti, gli F-16 potrebbero essere più una forma di escalation nel conflitto che una soluzione strategica. Questo può essere interpretato come uno degli ultimi passaggi prima che l'Occidente, pur rimanendo formalmente impegnato a livello diplomatico, inizi a considerare un futuro in cui il regime di Kiev debba affrontare il proprio destino senza il sostegno diretto delle nazioni occidentali.

In un contesto geopolitico complesso e in continua evoluzione, la continua fornitura di armi all'Ucraina è una decisione delicata che richiede una valutazione approfondita delle implicazioni strategiche. Mentre gli F-16 rappresentano esclusivamente un ulteriore atto di escalation, è fondamentale comprendere che non sono una panacea per il conflitto. Come d’altronde prima di essi non lo sono stati i Leopard e non lo saranno i missili a lungo raggio che adesso il fantoccio a capo del regime di Kiev Zelensky chiede con sempre maggiore insistenza. 

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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