Zelensky e l’amnesia di otto anni di guerra nel Donbass
di Eliseo Bertolasi
Il 12 marzo intervenendo in collegamento video con la manifestazione di Eurocities “Cities stand with Ukraine” in piazza Santa Croce, a Firenze il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato un appello: “Dite ai vostri politici di chiudere i cieli dell’Ucraina”, “dai razzi, dagli aerei russi, dai missili”.
Fonti ANSA parlano di una piazza gremita con circa 20mila manifestanti presenti e 100 le città collegate in tutta Europa.
Zelensky ha inoltre sottolineato “Questa guerra non è solo contro il nostro popolo ucraino, ma è contro i nostri valori, contro il nostro modo di vivere …”.
Un intervento sicuramente toccante in grado di fare leva sul livello emotivo dei presenti. A Zelensky, considerando la sua precedente professione di personaggio dello spettacolo, di certo non sono mancate né le capacità comunicative, né d’intrattenimento su un vasto pubblico.
Tuttavia, andando oltre le emozioni, legittime visto la situazione e le scene di guerra che continuamente vengono propinate dalle televisioni e dai giornali italiani, osserviamo però delle consapevoli, assurde, amnesie nell’intervento del presidente ucraino su fatti cruciali che hanno caratterizzato gli ultimi 8 anni di storia del suo paese, e che, ragionevolmente, possono essere ritenuti le concause dell’attuale intervento militare russo in Ucraina.
Quando Zelensky dice: “contro i nostri valori, contro il nostro modo di vivere..”. Bisognerebbe capire innanzitutto a quali valori comuni fa riferimento Zelensky: la democrazia? La libertà e i diritti? Diritti quali? Quelli previsti dall’art. 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “..senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione..”. Ravvisiamo un’evidente incongruenza!
L’Ucraina dal colpo di stato del 2014 non può certamente essere definita un paese libero e democratico con gli stessi diritti garantiti a tutta la popolazione:
- le leggi dello stato hanno fatto di tutto per discriminare e de-russificare linguisticamente in maniera coatta la popolazione russa e russofona del paese;
- giornalisti e dissidenti sono stati messia a tacere;
- sono comparse black list di tutti i tipi con inseriti nominativi di ucraini come pure di molti cittadini stranieri: la famosa lista “myrotvorez” ne è la riprova, nella quale appaiono anche molti italiani non solo giornalisti, reporter, scrittori, ma anche personalità politiche di alto profilo che, pare, ora, se ne siano dimenticati.. Può esserci la libertà quando, nella migliore delle ipotesti, chi la pensa diversamente viene sbattuto su delle liste di proscrizione?
Zelensky ha continuato: “Vivere, non uccidere come fanno i soldati russi nella nostra terra”; “avrete capito che siamo diversi perché noi viviamo e loro uccidono”.
Aeroporto Donetsk, Dic. 2014 © Eliseo Bertolasi
Bombardamento a Donetsk Ott. 2014 ©Eliseo Bertolasi
Donetsk, Feb 2015 © Eliseo Bertolasi
In questa frase in un solo colpo di spugna viene cancellata la strage di Odessa presso la Casa dei Sindacati del 2 maggio del 2014, dove decine di persone inermi furono massacrate da tifosi e radicali ultranazionalisti ucraini davanti agli occhi del mondo, senza che mai si sia giunto ad individuare e a punire i responsabili di tale carneficina, impensabile nella civile Europa ai nostri giorni.
Se poi parliamo della popolazione del Donbass, a causa della cosiddetta ATO (Operazione Antiterrorismo” poi ribattezzata “Operazione di Forze Congiunte” (Operatsii Obedinennyx Sil) che l’esercito di Kiev ha scatenato dal 2014 e, seppur con dei momenti più o meno di tregua, continua fino ad oggi (di ieri la notizia del missile “Tochka U” lanciato in pieno giorno nel centro di Donetsk) contro la sua stessa popolazione nelle regioni orientali di Lugansk e Donestk. Stime ufficiali, non solo locali ma anche da parte di organismi internazionali come l’UNHCHR, riferiscono di migliaia di vittime civili compresi centinaia di bambini.
Pervomaisk, scuola bombardata, Ott 2014 ©Eliseo Bertolasi
Lugansk scuola n° 7 Dic. 2014 © Eliseo Bertolasi
Gorlovka, bambini negli scantinati, Mag. 2019 © Eliseo Bertolasi
Quando Zelensky ha poi sottolineato: “Uccidono i bambini, distruggono gli ospedali. Perché? Per non far generare figli alle donne ucraine". I russi, ha proseguito, "distruggono centinaia di case, asili nido, scuole, quartieri residenziali, chiese”. certamente non aveva in mente le tante giovani vittime innocenti del Donbass e nemmeno le centinaia di case, asili nido, scuole, quartieri residenziali, chiese che l’esercito ucraino ha distrutto nelle regioni di Dontesk e Lugansk. D’altro canto il destino per quei bambini, colpevoli solo di essere d’etnia russa, era già stato preannunciato e subito messo in atto dal suo predecessore Petro Poroshenko in una famosa dichiarazione, a Odessa, del novembre 2014:
“Noi avremo il lavoro – loro non lo avranno, noi avremo le pensioni – loro non le avranno, noi avremo premure per i bambini e per i pensionati – loro non le avranno, i nostri bambini andranno nelle scuole negli asili i loro resteranno negli scantinati. Perché loro non sanno fare nulla. Ed è proprio così che vinceremo questa guerra”, nessuno nella democratica Europa sembrò particolarmente scosso da tale affermazione (immaginiamo se tale parole fossero state pronunciate dal presidente Putin – quale scandalo)
Donetsk museo distrutto, Ott 2014 ©Eliseo Bertolasi
Come auspicato da Zelensky “Dite ai vostri politici di chiudere i cieli dell’Ucraina”, in sostanza propone di dichiarare una no-fly zone e d’iniziare ad abbattere aerei russi, di certo non servirà a terminare la guerra e nemmeno a salvare la popolazione del suo paese, al contrario, si apriranno le porte a degli scenari apocalittici di guerra mondiale con il probabile uso di ordigni atomici..
Molto meglio Zelensky quando nelle sue precedenti dichiarazioni ipotizzò di trattare con Mosca.
Nelle elezioni presidenziali del 2019 Zelensky stravinse, battendo il suo predecessore Poroshenko con il 73% dei voti al secondo turno proprio perché si presentava come l’uomo “nuovo” che avrebbe portato il paese fuori dalla guerra civile che ormai da 5 anni insanguinava l’Ucraina orientale.
La verità di fondo della crisi in Ucraina e della conseguente guerra civile, verità che molti, soprattutto in Occidente, si rifiutano di riconoscere, sta nel fatto che la fazione salita al potere a Kiev, con il colpo di stato nel febbraio 2014, è strutturalmente incapace di negoziare e scendere a compromessi con quelli che considera i suoi più acerrimi nemici: i russi, che siano del Donbass, o della Russia stessa. Di fatto, qualsiasi concessione, o cedimento da parte di Zelensky, minerebbe l’intero apparato ideologico che tuttora giustifica e garantisce l’esistenza del suo stesso potere.