Usb, i sindacati di base e l'antifascismo

Usb, i sindacati di base e l'antifascismo

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di Gianpiero Caldarella*

 

L’assenza dei sindacati di base dalla manifestazione “Mai più fascismi”, ieri 16 ottobre a Piazza San Giovanni a Roma, ha suscitato parecchi interrogativi. Perché l’Usb avrebbe deciso di non prendere parte a quell’appuntamento, organizzato dopo l’assalto alla sede della Cgil da parte di gruppi neofascisti? Quali motivi potrebbero esserci dietro questa presa di posizione?

Chiaro che solo i diretti interessati possono dare una risposta, ma ragionare sui motivi di questa assenza è possibile. Io ci ho provato e ne riporto qui tre.

Un primo motivo può essere il fatto che in quell’occasione “manifestare contro il fascismo e lo squadrismo” può essere stato interpretato come una sola operazione di immagine. Corollario numero uno: se i sindacati di base avessero partecipato, nessun mezzo di informazione, come spessissimo accade, avrebbe riportato la loro presenza in piazza. Come nel film di Moretti, “mi si nota di più se…”, la scelta -in questo caso utilitaristica- sarebbe stata quella di preferire il non dissolversi nell’indistinto, ma quella di affermare una propria identità, che è distinta da quella dei sindacati confederati. Cosa che mi pare sia successa, visto che ne stiamo a parlare.

Un secondo motivo potrebbe riguardare invece la “mission” dei sindacati di base, che dell’antifascismo fanno pratica quotidiana, sporcandosi le mani e combattendo le discriminazioni, la dove i grossi sindacati preferiscono -e non raramente- tenere un atteggiamento alla Ponzio Pilato. Questa è storia, direi. Significa che sono esentati dal prendere posizione quando si parla di fascismo? Certamente no, e adesso spero che mi perdonerai per l’eresia che sto dicendo, ma non si può rimproverare a Cristo di non partecipare alla processione del venerdì santo, così come suonerebbe paradossale il rimproverare ad un nero americano che subisce un giorno sì e uno no atti di razzismo, di non partecipare a una manifestazione di “Blacks Live Metter”. A tal proposito, stamattina sul tg di Rainews, si parlava di Papa Francesco che chiedeva di introdurre il salario universale e la riduzione della giornata lavorativa. Certo, il Papa -e lo dico da ateo che non ha proprio delle simpatie per le gerarchie vaticane- non ha un ruolo nella contrattazione sindacale, ma la sensazione è che sui temi del lavoro spesso prenda posizioni più nette e chiare di quelle portate avanti dal sindacato. Anche il Papa avrebbe dovuto essere presente?

Un terzo motivo invece potrebbe essere ricavato dalle storie che ci insegna il movimento antimafia. Che cosa sono diventate certe commemorazioni e certi rituali stanchi? Ricordo ancora quando il procuratore Roberto Scarpinato disse al microfono che era “imbarazzante” partecipare alle cerimonie ufficiali per le stragi di Capaci e via D’Amelio per la presenza “talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità”, di “personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione” dei valori di giustizia e di legalità per i quali Borsellino si è fatto uccidere. Vado avanti per ipotesi. Se passiamo dall’antimafia all’antifascismo, lo stesso “imbarazzo” potrebbe aver colto anche molti iscritti ai sindacati di base. Legittimo, non legittimo? Non sta a me rispondere, però dal mio punto di vista posso dire che è comprensibile.

Forse nessuno di questi tre motivi è un buon motivo. E certamente chi ha una mente più allenata della mia saprà individuare meglio quelli che sono i motivi più validi.

Io ci ho solamente provato.

 

*Giornalista e autore di satira, ha fondato e diretto il mensile "Pizzino", premiato nel 2006 a Forte dei Marmi. Vicedirettore del settimanale di satira "Emme", supplemento de "L'Unità" e poi caporedattore del settimanale "Il Male di Vauro e Vincino". Autore di una rubrica di satira per Radio 24 dal 2007 al 2009. Nel 2007 vince il premio Montanelli giovani e nel 2011 il premio giornalistico Livio Zanetti. Per Navarra Editore pubblica i volumi: "Frammenti di un discorso antimafioso" e "Sdisonorata società" e cura la pubblicazione di "Le rughe sulla frontiera - Lampedusa: restiamo umani!". Collabora con diverse riviste cartacee e online. 

 

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