Sull'appello dei 40 mila liceali per l'abolizione della prima prova scritta

Sull'appello dei 40 mila liceali per l'abolizione della prima prova scritta

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Leggo che quarantamila studenti delle superiori hanno firmato un appello per l'abolizione della prova scritta all'esame di maturità. 

Prima di dare un giudizio articolato vorrei leggere il testo dell'appello in questione. Tuttavia una prima considerazione mi azzardo a farla "a prescindere" (come direbbe Totò). 

Negli ultimi anni in cui ho insegnato all'Università (fino al 2013) a ragazzi dei primi anni di corso, ho avuto modo di misurare i devastanti effetti del progressivo degrado delle scuole medie inferiori e superiori causato da una serie di demenziali "riforme", da continui tagli alle risorse per il sistema educativo, dalle condizioni di precarietà e di bassi salari in cui sono costretti a lavorare i docenti e, last but not least, dai dispositivi di individualizzazione, passivizzazione e rincoglionimento cui i ragazzi sono sottoposti da parte dell'industria culturale. 

Risultato: scarsa o nulla padronanza della lingua scritta e parlata (ai limiti dell'analfabetismo di ritorno), drastica riduzione del vocabolario (ridotto a poche centinaia di parole), ignoranza impressionante delle materie storiche e geografiche, ridotta capacità di argomentazione (la logica lineare, associata alle pratiche di lettura e scrittura, viene sostituita dalle associazioni per link generate dall'assidua fruizione dei nuovi media). 

Significativamente le eccezioni erano legate all'appartenenza a famiglie dei ceti medio alti e/o dotate di elevate competenze culturali e all'avere frequentato il liceo (soprattutto quello classico), a conferma della riacquisita funzione di selezione di classe delle istituzioni educative (soprattutto superiori e universitarie). 

Mi chiedo se quell’appello non esprima il senso di scoramento di coloro che si sentono esclusi a  priori da quella competizione per accedere ai piani alti del sistema. 

Come dire: perché mi devo dannare l’anima se poi finisco a fare il rider piuttosto che a lavorare in un call centre? 

Comprensibile ma sbagliato. Credo a che a quei ragazzi andrebbe spiegato che esistono altre ragioni per impadronirsi di un livello minimo di competenze linguistiche, a partire dalla capacità/possibilità di capire, approfondire e utilizzare i motivi per cui è giusto lottare contro il sistema che li marginalizza. 

Se poi una parte dei firmatari vuole semplicemente rendersi la vita più facile e vivere senza patemi gli anni della scuola come “parcheggio”, prima di essere inseriti in una realtà di disoccupazione, sotto occupazione e/o di supersfruttamento, allora tanto peggio per loro…Resto aperto a eventuali smentite (e anzi spero ardentemente di riceverne).

Carlo Formenti

Carlo Formenti

Giornalista, professore e ricercatore in pensione. Autore di "Il socialismo è morto. Viva il socialismo! Dalla disfatta della sinistra al momento populista" (Meltemi, 2019)

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