Newsweek: "Israele dimostra che i vaccini da soli non bastano"

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Newsweek: "Israele dimostra che i vaccini da soli non bastano"

La tanto agognata immunità di gregge appare sempre più come una chimera irraggiungibile. I vaccini da soli non bastano per fermare il nuovo coronavirus causa della pandemia Covid-19 che affligge il globo intero. A dimostrarlo è il topo di laboratorio della Pfizer, Israele. Nonostante il paese abbia uno tassi di vaccinazione più elevati al mondo si trova a fronteggiare una nuova ondata. Il primo ministro Bennett ha dichiarato che con la variante Delta la protezione del vaccino scende a 5 mesi e quindi la popolazione deve necessariamente farsi inoculare una terza dose di vaccino. 

Alcuni esperti hanno quindi spiegato al settimanale Newsweek perché vaccinazione da sola non è sufficiente per fermare completamente la pandemia. 

Scienziati di tutto il mondo hanno osservato da vicino Israele per vedere come le vaccinazioni potrebbero influenzare la pandemia, da quando il paese ha lanciato una campagna di vaccinazione rapida nel dicembre 2020. Tel Aviv ha vaccinato oltre la metà della sua popolazione già a marzo di quest'anno.

Eppure Israele ha attualmente uno dei peggiori tassi di casi bisettimanali di Covid per milione di persone nel mondo mentre il paese combatte la variante delta, secondo i dati raccolti da OurWorldInData al 24 agosto.

Newsweek riferisce che non è in grado ottenere conferma dal ministero della salute israeliano in merito ai dati attuali su come le persone vaccinate se la sono cavata in termini di decessi o sulla gravità delle loro condizioni rispetto alle persone non vaccinate, ma Uri Shalit, un bioinformatico presso l'Israel Institute of Technology, ha detto a Science che "la maggior parte dei pazienti ospedalizzati sono in realtà vaccinati".

Il direttore dei servizi sanitari pubblici israeliani, il dott. Sharon Alroy-Preis, ha affermato che all'inizio di questo mese c'erano prove di una diminuzione dell'immunità contro il Covid nelle persone che erano state vaccinate all'inizio in Israele, i famosi cinque mesi di protezione citati dal primo ministro Bennett. 

I dati provenienti da Israele, quindi, sollevano preoccupazioni per l'aumento della minaccia del delta rispetto alle varianti precedenti, nonché per la diminuzione dell'immunità, evidenzia la rivista statunitense. 

Israele quindi anticipa uno scenario che vedremo presto in altri paesi, compreso il nostro? Secondo Rowland Kao, professore di epidemiologia veterinaria e scienza dei dati presso l'Università di Edimburgo, nel Regno Unito, questo è molto probabile: “Israele con la sua campagna di vaccinazione molto precoce è stato considerato un indicatore anticipato di ciò che accade in altri paesi e le prove che presentano che la protezione immunitaria di fronte alla variante delta diminuisce con il tempo è un indicatore importante di ciò che potrebbe accadere in altri paesi”, per poi aggiungere che “la scoperta chiave qui è che ci sono prove di una diminuzione dell'immunità della popolazione vaccinata”.

Appare quindi chiaro, scrive Newsweek, che il vaccino non sarà l’arma risolutiva per uscire fuori dalla pandemia, visto anche l’incalzare della cosiddetta variante Delta. "Penso che il pubblico si aspettasse che i vaccini funzionassero da un giorno all'altro e ponessero fine alla pandemia", ha affermato alla rivista statunitense, William P. Hanage, professore associato di epidemiologia presso l'Harvard T.H. Chan School of Public Health. 

"In definitiva, mentre i vaccini sono la chiave per controllare la pandemia e passare a uno stato post-pandemia più stabile “di normalità“, non lo faranno immediatamente sia a causa della popolazione residua non immune non vaccinata, sia per il potenziale di varianti".

Alexander Edwards, professore associato di tecnologia biomedica presso l'Università di Reading, nel Regno Unito, ha fatto eco al punto.

I vaccini non sono efficaci al 100% ed Edwards ha detto a Newsweek che "non sono una pallottola d'argento" e "non ci si può aspettare che eliminino i problemi di salute pubblica causati dalle infezioni".

"Invece", ha detto, "rimangono uno strumento vitale, in effetti uno strumento d'oro massiccio, ma altri strumenti sono ancora essenziali".

È qui che entrano in gioco gli interventi non farmaceutici (NPI), metodi per controllare il virus senza utilizzare medicinali come vaccini o trattamenti anticorpali, secondo il dott. Edward Hutchinson, docente presso il Center for Virus Research dell'Università di Glasgow, UK

Le persone di tutto il mondo ormai conoscono bene gli NPI. Il lavaggio regolare delle mani, il distanziamento sociale e l'uso della mascherina sono tutti modi per controllare il virus insieme al vaccino. 

Ma non tutte le notizie provenienti da Israele sono così allarmanti. La scorsa settimana, Reuters ha riferito che i medici israeliani hanno riscontrato che i casi gravi di Covid-19 venivano riscontrati quasi esclusivamente in anziani e persone già malate. 

Insomma, tra vaccini, misure di prevenzione e cure precoci troppo presto accantonate si potrebbe passare a una gestione diversa della pandemia. Permettendo così alle persone di ritornare a una vita quasi normale. Purtroppo però le élite occidentali continuano nella loro gestione completamente fallimentare di questa pandemia che al momento ha favorito solo le grandi multinazionali del farmaco. Il virus è stato usato come arma geopolitica, al pari dei vaccini. La salute pubblica sembra proprio essere l’ultima delle loro preoccupazioni, nonostante i proclami. 

 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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