La “risorsa” degli USA, il gruppo terrorista Hayat Tahrir al-Sham, contrario ai colloqui Siria-Turchia

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La “risorsa” degli USA, il gruppo terrorista Hayat Tahrir al-Sham, contrario ai colloqui Siria-Turchia

 

Ci sono dei segnali positivi per una ripresa dei colloqui tra Turchia e Siria mediati dalla Russia e impensabili fino a qualche tempo fa.

Ma c’è chi non è d’accordo, come Abu Mohammed al-Julani, il capo del gruppo estremista con sede a Idlib nel nord della Siria, Hayat Tahrir al-Sham (HTS) – precedentemente noto come il Fronte al-Nusra affiliato ad Al-Qaeda, il quale in una dichiarazione video rilasciata, lunedì scorso, ha respinto la prospettiva di Colloqui mediati dai russi tra Damasco e Ankara.

Julani non è un semplice capo di un gruppo estremista. Nell’ultimo anno è un punto di riferimento di Usa e Gran Bretagna, tale da essere definito una "risorsa". Insomma, una nuova carta da giocare per non ammettere di aver perso in Siria la guerra per rovesciare Bashar al Assad.

Nel suo intervento, ha spiegato che il gruppo "sta affrontando una nuova sfida... e i colloqui tra il regime siriano e il suo alleato russo con la parte turca rappresentano una grave deviazione dai nostri obiettivi".

Il capo di HTS ha anche invitato tutti i gruppi armati nel nord della Siria a formare un "fronte unito" con il suo gruppo per "affrontare la minaccia esistente", riferendosi alla potenziale riconciliazione tra il suo presunto alleato e il suo nemico giurato.

Jabhat al-Nusra, predecessore di HTS ed ex braccio ufficiale di Al-Qaeda in Siria, è stata inizialmente fondata nel 2012 con il sostegno finanziario sia del Qatar che della Turchia. Mentre però la Turchia sta riconsiderando seriamente il suo rapporto con il governo siriano, è probabile che il gruppo senta di perdere la sua ancora di salvezza.

Julani ha messo in guardia i suoi seguaci dal sentirsi delusi dal tradimento dei suoi alleati, vale a dire Ankara.

"Ci siamo preparati per questi grandi giorni a venire", ha detto, invitando i suoi sodali a stare al suo fianco e resistere alla sfida imminente.

Il 28 dicembre si è tenuto a Mosca un incontro ad alto livello tra i ministri della difesa di Turchia, Russia e Siria, volto a garantire “stabilità in Siria e nella regione”. Questo summit, che è stato il primo incontro ministeriale tra Damasco e Ankara dal 2011, si è concentrato sulla creazione di un meccanismo congiunto attraverso il quale i due paesi potrebbero combattere reciprocamente il "terrorismo".

Si tratta anche di un primo passo verso un potenziale riavvicinamento tra Siria e Turchia, che ha trascorso gli ultimi 13 anni a prolungare il conflitto siriano attraverso il sostegno a gruppi armati e la violazione della sovranità siriana. Naturalmente, ha senso che un cambiamento così drastico nella politica crei una grande quantità di ansia per gruppi come HTS o l' esercito nazionale siriano (SNA) sostenuto sempre dalla Turchia.

Nonostante ciò, il riavvicinamento siriano-turco ha appena mosso i primi passi ed è improbabile che i negoziati inizino ufficialmente fino a quando non sarà garantito un completo ritiro delle forze turche dalla Siria.

I commenti rilasciati di recente dal ministro degli Esteri di Turchia, Mevlut Cavusoglu, a seguito dell'incontro di Mosca, suggeriscono una possibile disponibilità turca a fare concessioni, ma non garantiscono che un ritiro sia scolpito nella pietra. Inoltre, Washington sta rendendo il processo più difficile ostacolando un potenziale accordo per consentire all'esercito arabo siriano (SAA) di sostituire i miliziani curdi al confine con la Turchia, ritardando ulteriormente qualsiasi sviluppo effettivo che possa consentire a Damasco di reclamare il territorio occupato da Ankara.

Julani potrebbe trovare, comunque, un prezioso alleato negli stessi Stati Uniti oltre a considerarlo una “risorsa” potrebbe essere una pedina da utilizzare contro la Turchia che, nel conflitto in Ucraina, da Paese NATO, sta avendo un ruolo importante come eventuale mediatore, provocando una frattura nell’Alleanza atlantica che vuol fare di tutto per prolungare il conflitto e proseguire nella folle idea di voler sconfiggere la Russia.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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