La parobola dei Matteo. Due liberisti con obiettivi diversi

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La parobola dei Matteo. Due liberisti con obiettivi diversi

di Danilo Della Valle

Era l’estate del 2019 quando il Matteo Padano sotto gli effetti del suo mojito, inebriato dal successo europeo e dai sondaggi, in preda  a un raptus di egocentrismo decise di far cadere il governo più inviso a Confindustria, con l’illusione di poter “massimizzare”, e incrementare, il 36% delle europee in ipotetiche nuove elezioni.

A poco più di un anno, con un nuovo governo Conte, un’altra maggioranza, e con una pandemia in corso, l’altro Matteo, il Mr Bean di Rignano, decide di imitare il collega Leghista e mette in crisi il governo. Stavolta niente ubriacature da consensi elettorali, visto che Italia Viva oggi farebbe brutta figura anche alle elezioni condominiali e Renzi, l’ex uomo del 40%, lo sa bene. È  un tentativo, per ora andato a male, di ottenere qualcosa in più da questo governo. Sul piatto, dicono, ci sarebbero “delega ai Servizi Segreti, ripartizione soldi del Recovery Plan e ricorso al Mes”. E qualcuno azzarda anche l’ipotetica presidenza della Nato per Renzi in cambio della testa di Giuseppi ai nuovi inquilini della Casa Bianca (ipotesi a mio avviso da fantapolitica).

Probabile, anzi sicure, le prime ipotesi. D’altronde la delega ai servizi segreti fa gola come farebbe gola avere le maggiormente  le mani in pasta nella gestione dei soldi del Recovery Fund (su cui si dovrebbe aprire un discorso a parte) e perché no, fare un regalo ai sostenitori dell’austerità facendo ingoiare anche il Mes.

E ancora più probabilmente la speranza è di ricompattare il fronte “padronale” che dopo aver riportato la Lega al suo posto, a fare la voce di Confindustria, ora ha bisogno di prendere più potere ancora all’interno del Governo (non che non ne abbia al momento, ma non come e quanto ne vorrebbe) talvolta ancora frenato dai sussulti d’orgoglio del Movimento 5 Stelle.

Ed infatti, subito corre in soccorso il Presidente Bonomi di Confindustria che, ad orologeria, in questi giorni ha dichiarato: "Abbiamo buoni rapporti con singoli ministri, ma nel complesso questo e' stato un governo molto chiuso su se stesso. Non ci ha mai dato risposte: zero sul piano Italia 2030 che portammo agli Stati generali, zero sul piano 2030-2050 che abbiamo presentato all'assemblea generale.
Mi auguro che ci sia un governo disponibile ad ascoltare chi ha dimostrato capacita' di far crescere il Paese. Se vogliamo la decrescita felice, è un'altra storia - sottolinea il presidente di Confindustria . Siamo molto critici sul Recovery Plan. Si e' arrivati ad approvarlo senza dibattito ne' confronto. Non ci hanno mai interpellati. Quanto alla sostanza, ho cercato di leggerlo piu' volte ma non ci ho trovato una visione. Non c'e' il senso di quale Paese vogliamo costruire”.

Insomma, Bonomi attacca parte del governo rea di avere una visione diversa da quella liberista che da anni porta avanti Confindustria che vorrebbe essere il governo ombra del Paese.

E in questo i due Matteo si agitano con gli stessi obiettivi ma diverse modalità: il Matteo in verde chiede elezioni subito, che con questa legge elettorale ci riporterebbero al bipolarismo “padronale” consegnando non solo il Paese a Lega e Fratelli d’Italia ma depotenziando ulteriormente il M5s che si collocherebbe con il Pd  perdendo voti e forza contrattuale.

Il Matteo di Rignano invece eviterebbe le elezioni per evitare di scomparire del tutto dalla mappa dell’arco parlamentare ma preferirebbe avere la testa di Conte e magari di piazzare al suo posto qualche “competente” esterno, prendendosi il merito dell’azione con l’obiettivo di depotenziare qualunque voce, anche poco convinta, fuori dal coro. Magari facendo contenti anche gli “alleati d’oltreoceano”…

Mala tempora currunt… a meno che lo stratega di Rignano non si sia fatto del male da solo. I giuda sono sempre pronti a tradire, anche nel suo partito...nato da un tradimento.

“Povera patria schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore si credono potenti e gli va bene quello che fanno e tutto gli appartiene. tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni questo Paese è devastato dal dolore”.

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