Javier Milei eletto Presidente della Repubblica Argentina: una rivoluzione solo demagogica?

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Javier Milei eletto Presidente della Repubblica Argentina: una rivoluzione solo demagogica?

 

 

di Paolo Arigotti

 

Si è chiusa domenica 19 novembre, col ballottaggio, la corsa alla Casa Rosada, sede della presidenza della Repubblica Argentina. Fino all’ultimo c’è stata incertezza circa l’esito finale del duello, che ha visto fronteggiarsi il peronista Sergio Massa, ministro dell’Economia, e Javier Milei[1], candidato ultraliberista: come noto, il confronto si è concluso appannaggio di quest’ultimo. Il 72 per cento circa degli aventi diritto recatosi alle urne, percentuale di poco inferiore a quella registrata al primo turno (nel paese esiste un parziale obbligo di voto), ha assegnato a Milei il 55,69 per cento dei suffragi, contro il 44,31 andato al rivale: il vincitore ha ottenuto complessivamente più voti di qualsiasi altro candidato presidenziale dal 1983 (parlando sempre del secondo turno), con un importante successo nelle regioni dell’interno.

Milei ha potuto contare sull’appoggio dei leader del centrodestra di “Uniti per il Cambio”, formazione arrivata terza al primo turno col 24 per cento dei voti (candidato Patricia Bullrich): tra i suoi leader figura l’ex presidente della Repubblica Mauricio Macri[2], che ha offerto il suo sostegno a Milei nonostante i molti dissensi presenti all’interno della sua stessa compagine.

Un ulteriore e importante sostegno per la vittoria di colui che si è definito “anarco capitalista” è arrivato dagli elettori più giovani, che hanno intravisto in Milei un’opportunità di cambiamento radicale, in quanto candidato che si opponeva dichiaratamente al “sistema”[3].

Sul fronte opposto, a favore di Massa si erano schierati diversi leader latino-americani, tra i quali l’ex presidente uruguaiano José "Pepe" Mujica, considerato vicino all’allora governo argentino guidato da Cristina Fernández de Kirchner.

Molti analisti ritengono che determinante sia stato il voto degli indecisi, diversi dei quali avrebbero optato per Milei per diverse ragioni, non escluso il voto di protesta. Difficile, invece, dire se Massa possa essere stato penalizzato da una sua recente uscita, in occasione di un incontro a Buenos Aires con gli imprenditori, quando aveva definito “inquietanti” le previsioni economiche riferite ai primi mesi del suo eventuale mandato. Milei, che assumerà ufficialmente l’incarico il prossimo 10 dicembre, aveva invece preferito un bagno di folla nella città di Cordoba, tra i primi dieci centri urbani per importanza.

Un altro elemento che potrebbe aver remato contro il candidato “governativo” Massa sono stati i clamori suscitati dall’annunzio di diverse indagini per corruzione e altri illeciti, a carico di politici, magistrati, leader sociali e imprenditori.

La situazione economica e sociale del paese si presenta molto critica, l’ennesimo capitolo di una storia contraddistinta da diversi default[4]. In questo momento l’Argentina vive un’autentica catastrofe economica e sociale, con un’inflazione stimata su valori superiori al 140 per cento e un debito pubblico si aggira intorno ai 419 miliardi di dollari. Del tutto comprensibile che molti elettori abbiano imputato questi dati – assieme alla crescente disoccupazione e tassi di povertà - alle precedenti Amministrazioni, compresa quella in carica, della quale Massa era espressione, preferendo un radicale cambio di rotta. La nuova Amministrazione, tra l’altro, dovrà riprendere in mano le trattative col FMI, nei confronti del quale l’Argentina ha un debito di 44 miliardi di dollari.

Consapevole del clima di grande sfiducia della popolazione nei confronti dell’attuale classe dirigente, Milei ha assunto una posizione plateale, e assieme molto folkloristica, nei confronti di quella che egli definisce la “Casta peronista”, promettendo di distruggerla “a colpi di motosega”, attrezzo da lui esibito in occasione di diverse manifestazioni elettorali.

La sua ricetta per risolvere la crisi argentina contempla privatizzazioni dell’industria di stato e dei servizi pubblici (compresi energia, trasporti e comunicazioni), oltre alla chiusura della Banca centrale e la dollarizzazione dell’economia, abbandonando il peso; inoltre, Milei ha annunziato l’intenzione di bloccare l’ingresso argentino nei BRICS, prevista a partire dal prossimo primo gennaio. Egli propone di “lavorare fianco a fianco con tutte le nazioni del mondo libero per contribuire a costruire un mondo migliore", il che potrebbe essere letto come l’intendimento di rompere i legami con la Cina (destinataria dell’8,6 per cento delle esportazioni del paese sudamericano, oltre che il secondo acquirente dei prodotti argentini nel mondo e con importanti rapporti finanziari con Buenos Aires), e assumendo come potenze di riferimento Stati Uniti e Israele; nel corso della campagna elettorale Milei ha promesso di seguire la decisione di Trump, spostando a Gerusalemme l’ambasciata presso lo stato israeliano, col quale esistono relazioni storiche, anche perché l’Argentina ospita la maggiore comunità ebraica del continente latino. Non a caso la sua elezione è stata salutata con favore da diversi media israeliani[5].

Tra le prime reazioni al risultato elettorale argentino, quelle dei governi di vari paesi del Sud America. Se il presidente colombiano Gustavo Petro definisce “triste” questa ennesima vittoria del neoliberismo, Luiz Inácio Lula da Silva – tornato quest’anno alla guida del Brasile (il maggior acquirente dell’export argentino) – ha detto di rispettare l’esito del voto, ma senza mai menzionare Milei. Di relazioni ispirate al rispetto e alla collaborazione parla Luis Arce, presidente della Bolivia, posizione condivisa anche da fonti del ministero degli Esteri messicano. Si sono felicitati per la vittoria di Milei vari leader politici e/o uomini d’affari che un certo orientamento ascrive al mondo del “populismo” (i cui contorni non ci sono ancora del tutto chiari): tra gli altri l'ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro, Donald Trump, il leader di Vox Santiago Abascal ed Elon Musk. Piena disponibilità alla collaborazione è stata espressa dal segretario di Stato statunitense Antony Blinken.

Chiaramente non mancano i detrattori, a cominciare da quella significativa parte dell’elettorato che non ha voluto accordare fiducia a Milei. Preoccupati per la sua linea ultraliberista sono soprattutto i circa 4 argentini su 10 che vivono in condizioni di povertà e che dipendono dal welfare pubblico per le prime necessità e i beni di largo consumo, come elettricità, trasporti e carburante per le autovetture. Si tratta di quelle parti dello stato sociale sulle quali pende la minaccia dei tagli di Milei, favorevole anche alla liberalizzazione della vendita di droghe, organi umani e armi da fuoco.

Critiche e riserve arrivano anche dal mondo accademico, come quelle di Carlos Gervasoni, che insegna Scienze politiche presso l'Università Torcuato Di Tella di Buenos Aires, il quale ricorda che Milei sarà "debole nel Congresso [e] sicuramente non sarà in grado di attuare molte delle sue idee", in assenza di una maggioranza politica a lui favorevole[6].

Myriam Bregman, avversaria di Milei alle presidenziali, dove correva col Frente de Izquierda, ha espresso su X (ex Twitter) il suo pensiero riguardo il vincitore delle elezioni, il quale: “usando la demagogia ha vinto il voto popolare, contrapponendosi ad un governo dove i ricchi si sono arricchiti a discapito di lavoratori e lavoratrici” e ha ricordato pure lei che il neopresidente si troverà a operare “senza governatori locali né maggioranza parlamentare con ampi settori sociali contrari alle sue proposte. Saremo in piazza di fronte ad ogni attacco, perché la ‘libertà’ di cui parla è la libertà di sfruttare senza limiti”. Parlando di un’avversaria femminile giova ricordare che tra i movimenti sociali avversati da Milei figurano quelli femministi, nonostante egli abbia avuto sempre al suo fianco, come sua prima sostenitrice, la sorella Karina (soprannominata “la jefa”, la capa). E una donna sarà sua vice: Victoria Villaruel, un avvocato noto per essere figlia di un militare e per aver difeso molti personaggi coinvolti con la dittatura al potere tra il ’76 e l’83.

In effetti, nella logica di quella che in Italia fu battezzata (con riferimento alle amministrazioni comunali) “anatra zoppa” con un Congresso nel quale Milei non disporrà che di pochi seggi - 38 deputati su 257 alla Camera, appena 7 su 72 al Senato (a maggioranza peronista); e stesso discorso vale per i governatori delle province, nessuno dei quali è del suo partito - è evidente che il neopresidente dovrà trovare dei compromessi per far approvare i suoi progetti, a cominciare forse proprio da quei peronisti contro i quali si è scagliato durante la campagna elettorale. Nel frattempo, circolano i primi nomi del nuovo gabinetto, anche se mancherebbero all’appello alcune caselle importanti, come Economia o Sicurezza.

Per la verità non sembra che queste obiezioni preoccupino più di tanto Milei, che ha già avvertito che non tollererà conflittualità riguardo al nuovo corso economico, che seguirà il proprio percorso in tempi molto rapidi ("La situazione è drammatica, non c'è spazio per la gradualità, per le mezze misure" le sue prime dichiarazioni)[7].

Come dicevamo nella ricetta di Milei ci sono liberalizzazioni, privatizzazioni e taglio a ministeri e dazi all’importazione, ma soprattutto, per contrastare l’inflazione galoppante, la dollarizzazione dell’economia argentina, vale a dire la sostituzione del peso con la valuta statunitense quale unica moneta avente corso legale (va ricordato che esperimenti simili, e fallimentari, furono tentati anni fa in Ecuador e nella stessa Argentina).

Vorremmo ora soffermarci su quest’ultima misura, che potrebbe comportare una serie di rischi[8], tra i quali la perdita dell’indipendenza sulla politica monetaria (come la manovra su tassi d’interesse e cambio), più o meno quello che è successo a molti stati europei con l’ingresso nell’eurozona: in altre parole, operare una simile scelta significherebbe perdere un’arma potentissima per rispondere a una serie di criticità e squilibri economici. Inoltre, non avere la propria moneta implicherebbe il non poter fare ricorso alla svalutazione, altro strumento prezioso per agevolare e rendere più competitive le relazioni commerciali con le altre nazioni, per non parlare del pericolo che un tasso di cambio fisso troppo elevato – a fronte di spinte deflazionistiche – possa avere ripercussioni negative sulle dinamiche dei prezzi interni. Ulteriori effetti negativi, senza entrare nel merito dei vari tecnicismi, si potrebbero registrare nell’accesso al credito e nella nascita di nuove diseguaglianze sociali. Il tutto, senza voler dire che puntare sul dollaro nel momento nel quale l’economia mondiale sembra aver iniziato un percorso – ancora lungo e tortuoso – in tutt’altra direzione esporrebbe il paese a ulteriori incognite. In tal senso, la stessa decisione di bloccare l’ingresso nei BRICS (ammesso che fosse adottata) potrebbe comportare, alla lunga, la perdita di grosse opportunità.

In ultima analisi, se una situazione economica e sociale ai limiti del collasso e un’importante istanza di cambiamento possono aver favorito la vittoria di Milei – fortemente critico, tra l’altro, sull’origine antropica del cambiamento climatico, sui movimenti LGBT, sull’aborto e sul connazionale Papa Bergoglio – la sua permanenza di quattro anni alla Casa Rosada non sarà una strada in discesa e, come spesso avviene in politica, molti saranno i compromessi che, al di là dell’eccentricità pubblica del personaggio, saranno richiesti e inevitabili. Alcuni indizi in questo senso potrebbero intravedersi in alcuni passaggi del discorso della vittoria, pronunziato da Milei nella tarda serata di domenica 19 novembre, e nel ringraziamento a Macri per l’appoggio al secondo turno[9].

Noi che viviamo in un paese dove a suo tempo una certa componente politica ha acquisito grandi consensi promettendo cambiamenti epocali, non sempre seguiti dai fatti, potremmo facilmente concordare con Luciano De Crescenzo, quando diceva che “La vita potrebbe essere divisa in tre fasi: Rivoluzione, Riflessione e Televisione. Si comincia con il voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali.”

In effetti, molti slogan e frasi a effetto si sposano bene col clima della campagna elettorale e/o possono rivelarsi utili per attrarre l’attenzione di un elettorato stanco e sfiduciato. Tra le tante attribuite a Milei, ne ricorderemo solo alcune: “Nuestro verdadero enemigo es el Estado, que es el pedófilo en el jardín de infantes. Los impuestos son un acto violento, son un robo. Para mí los contrabandistas son héroes. Uno de mis grandes héroes es Al capone” (Il nostro vero nemico è lo Stato, un pedofilo in un giardino d’infanzia. Le imposte sono un atto violento, un furto. I contrabbandieri sono eroi, uno dei più grandi fu Al Capone)[10].

Il problema, però, è che chiusa la competizione elettorale, la politica, quella vera, è attesa alla prova dei fatti, e si tratta di un qualcosa di molto diverso (e molto più serio) rispetto a quel che può essere gridato su media, social o nelle piazze.

Nei prossimi mesi vedremo se un certo “film” già visto in Italia (e nel Brasile di Bolsonaro) si ripeterà anche altrove; anche perché, di fronte alla disillusione, molti di coloro che sono stati sostenitori si possono rapidamente trasformare in avversari.

 

 

 

FONTI

 

apnews.com/article/argentina-election-president-milei-massa-a4811c5229d35551f8dbf7056d87aae6

www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-20-novembre-elezioni-argentina-milei-israele-gaza-hamas-cina-australia-africa-caraibi/134412

www.reuters.com/world/americas/argentina-readies-vote-likely-presidential-election-thriller-2023-11-19/

www.nytimes.com/2023/11/19/world/americas/argentina-election-javier-milei.html

www.lanacion.com.ar/politica/javier-milei-nuevo-presidente-gano-por-12-puntos-y-exigio-al-gobierno-que-se-haga-cargo-hasta-el-nid19112023/

lanuovabq.it/it/argentina-duello-allultimo-voto-milei-sfida-il-peronismo

www.limesonline.com/argentina-javier-milei-politica-internazionale/133661

www.lindipendente.online/2023/11/20/largentina-ha-scelto-il-suo-nuovo-presidente-chi-e-realmente-javier-milei/

www.aljazeera.com/news/2023/11/20/argentina-elects-outsider-javier-milei-on-platform-of-radical-reform

www.theguardian.com/world/2023/nov/20/argentina-presidential-election-far-right-libertarian-javier-milei-wins-after-rival-concedes

www.aljazeera.com/news/2023/11/18/young-argentinians-want-change-many-see-javier-milei-as-their-best-option

www.milanofinanza.it/news/argentina-milei-nuovo-presidente-mai-cosi-tanti-voti-dal-1983-trump-si-congratula-con-il-politico-no-202311200729346813

www.pagina12.com.ar/617124-para-mauricio-macri-javier-milei-no-seria-un-peligro-porque-

www.huffingtonpost.it/esteri/2023/11/20/news/trump_bolsonaro_musk_chi_esulta_per_il_trionfo_di_javier_milei_in_argentina-14204042/

www.corriere.it/esteri/23_novembre_19/elezioni-argentina-ballottaggio-presidenziali-db202d90-871f-11ee-8c3d-6f700147e3a9.shtml

www.ansa.it/sito/notizie/mondo/americalatina/2023/11/20/argentina-lultraliberista-milei-e-il-nuovo-presidente_f003a989-937b-46a8-b611-454a0b9a8e87.html

www.agi.it/estero/news/2023-11-20/elezioni-argentina-vince-milei-presidente-24053211/

ilmanifesto.it/javier-milei-e-il-nuovo-presidente-dellargentina

www.repubblica.it/esteri/2023/11/20/news/argentina_milei_sorella_karina_vicepresidente_villaruel-420842326/

www.clarin.com/politica/javier-milei-arraso-balotaje-11-puntos-presidente-electo-acelera-transicion_0_gobFvb1Oa1.html

elpais.com/argentina/2023-11-20/el-ultraderechista-milei-arrasa-en-las-elecciones-y-argentina-da-un-salto-a-lo-desconocido.html

www.clarin.com/politica/javier-milei-mitad-gabinete-faltan-cargos-importantes_0_wvxuw4jASR.html

www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/20/javier-milei-e-il-nuovo-presidente-dellargentina-lultra-liberista-di-destra-batte-massa-al-ballottaggio-inizia-la-ristrutturazione/7358832/

www.lantidiplomatico.it/dettnews-cosa_accadrebbe_in_argentina_con_la_dollarizzazione_proposta_da_milei/5871_51667/

www.lanacion.com.ar/politica/entramos-en-una-geografia-desconocida-nid20112023/

www.lanacion.com.ar/politica/primeras-definiciones-los-mensajes-cifrados-del-discurso-del-nuevo-presidente-nid20112023/#/

www.globalizacion.ca/argentina-democracia-o-totalitarismo-de-mercado/

 

 

[1] Podcast Storie di Geopolitica: Javier Milei il futuro Trump dell’Argentina -  link open.spotify.com/episode/0TcYGHMKmliNSwJvB2CT7w

[2] www.pagina12.com.ar/617124-para-mauricio-macri-javier-milei-no-seria-un-peligro-porque-

[3] www.aljazeera.com/news/2023/11/18/young-argentinians-want-change-many-see-javier-milei-as-their-best-option

[4] Canale Nova Lectio: Perché l'ARGENTINA è sempre in bancarotta? – link www.youtube.com/watch?v=WANIJTTBPXg

[5] www.jpost.com/international/article-774107; www.haaretz.com/world-news/2023-11-20/ty-article/argentina-elects-shock-therapy-libertarian-javier-milei-as-president/0000018b-e9f9-d6b8-a5ab-edfbb0f20000

[6] www.agi.it/estero/news/2023-11-20/elezioni-argentina-vince-milei-presidente-24053211/

[7] ilmanifesto.it/javier-milei-e-il-nuovo-presidente-dellargentina

[8] www.lantidiplomatico.it/dettnews-cosa_accadrebbe_in_argentina_con_la_dollarizzazione_proposta_da_milei/5871_51667/

[9] www.lanacion.com.ar/politica/primeras-definiciones-los-mensajes-cifrados-del-discurso-del-nuevo-presidente-nid20112023/#/

[10] www.globalizacion.ca/argentina-democracia-o-totalitarismo-de-mercado/

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