I silenzi di Draghi letti con la lente di Sciascia
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In molti si chiedono cosa pensi Draghi, quali siano le sue idee, i suoi obiettivi. L'ossessione su questo personaggio che con i suoi silenzi cerca di esprimere "un sintomatico mistero" mi ha ricordato un passo di un'intervista a Leonardo Sciascia:
"Ci si arrovella tanto sul pensiero di certi uomini politici. Credo che ad un certo punto dovremmo fare la semplicistica operazione di dire che non pensano".
Per carità, io lo so che Draghi è un fuori classe. Conosco i tratti salienti della sua biografia in cui cui ha agito da protagonista. E ricordo anche i giorni in cui è riuscito a tenere testa e a battere, stracciandolo, il temutissimo Schaeuble.
Non credo però che tutto questo indichi che abbia un pensiero. Draghi è l'interprete, indubbiamente geniale e pragmatico, di uno spartito ideologico che non ha composto lui. Di fatto lui non pensa, ma è il pensiero capitalistico che pensa lui, che agisce attraverso di lui. Draghi è l'espressione dell'ideologia di mercato nella sua forma più insidiosa.
Proprio per questo deve tenersi lontano dai giornalisti, dal dibattito, dalla discussione in cui dovrebbe manifestare se stesso, misurarsi con chi ha di fronte ed esprimere il proprio pensiero. Ma non l'avete visto al Senato dieci giorni fa quando non riusciva nemmeno a leggere il testo da lui stesso scritto?
Abbiamo fatto un grave errore ad accettare che diventasse presidente del Consiglio. Pagheremo cara - peggio che dopo Monti - la sua salita al governo.