TIM, la sudditanza del governo Meloni contro gli interessi del popolo italiano

3323
TIM, la sudditanza del governo Meloni contro gli interessi del popolo italiano


di Francesco Erspamer


Per chi non lo sapesse, una volta la TIM era la SIP, operatore telefonico controllato dallo Stato. Allora il settore delle telecomunicazioni era considerato di vitale importanza per la sovranità e sicurezza nazionale: che è la ragione per cui fu frettolosamente privatizzato durante il golpe globale americano immediatamente seguito alla crisi e dissoluzione dell’Unione Sovietica. Principali responsabili (non dimenticatelo mai) furono i radicali più o meno chic, apripista del neoliberismo liberal e libertario; anche se ad approfittarne e guadagnarci furono poi i due poli pseudo-politici altrettanto frettolosamente costituiti a imitazione del modello statunitense: a fingersi destra, i liberisti berlusconiani (inclusi quelli che in precedenza si erano detti e magari erano stati conservatori o addirittura fascisti), a fingersi sinistra, una coalizione di liberisti veltroniani (quelli che si erano definiti socialisti o addirittura comunisti) e di liberisti prodiani (quelli che si erano definiti cattolici). Così nel 1994 nacque Telecom Italia e tre anni dopo l’immarcescibile Prodi la privatizzò (il popolo della finta sinistra era troppo occupato a fare girotondi con Nanni Moretti per preoccuparsi di questo o altri dettagli come l’ingresso nell’euro).

Qualche giorno fa l’ultimo passo: il consiglio di amministrazione della TIM ha autorizzato la vendita della rete fissa (ossia le infrastrutture che a suo tempo furono costruite dallo Stato e a spese dei contribuenti, come le autostrade) a un colosso finanziario americano, la KKR, specializzata in acquisizioni di imprese, spesso gigantesche, con soldi presi a prestito: pura speculazione finanziaria, che se va bene arricchisce oscenamente gli speculatori e se va male danneggia lo Stato e la gente ordinaria (nel latinorum anglofono dei media, nuovi Azzecca-garbugli al servizio dei potenti, si chiama «leveraged buyout», così non capite cosa significa e vi entusiasmate se Draghi diventa presidente del consiglio, perché è uno che di soldi ci capisce). Per saperne di più leggete l’articolo di una rivista non proprio comunista, «Forbes», raggiungibile con la connessione che ho copiato sotto, nel primo commento.

Niente di nuovo, peraltro: è il mondo che democraticamente vi siete scelto e che sostenete quotidianamente acquistando e facendo tutto quello che prescrive la pubblicità delle banche e delle altre multinazionali, anche se da voi stessi considerato superfluo, inutile o dannoso.

La ragione per cui ne parlo è che a sostenere questa operazione palesemente svantaggiosa per l’Italia e, direi, per l’Europa, dunque contraria agli interessi nazionali, sono Giorgia Meloni e il suo governo, eletti a furor di popolo per salvare la nazione e i suoi valori. Ora, che Meloni fosse una neoliberista e non una nazionalista a me è sempre parso evidente: qualcuno si sarà fatto ingannare dalla sua finta opposizione al governo Draghi (che non aveva bisogno del suo appoggio e quindi poteva farle giocare la parte dell’opposizione) ma io non avevo dimenticato la sua partecipazione al IV governo Berlusconi, quello che sfasciò la pubblica istruzione con il decreto Gelmini e destabilizzò la Libia a tutto vantaggio di Francia e Stati Uniti. Il comportamento di Meloni sulla TIM come sull’Ucraina o su Gaza, mi pare dunque perfettamente coerente.

Invece di deprimermi, ciò mi pare motivo di speranza. A patto di saperne approfittare. Non so perché Meloni abbia avuto tanto successo: una concomitanza di fattori, immagino, che si sono aggiunti alla mediocrità dei suoi avversari. Ma so che ha ritenuto necessario presentarsi come una sovranista, come una cattolica, come una conservatrice e addirittura come una fascista, non come la filoamericana e globalista che è (come invece ha fatto, apertamente, la Lega, oltre ovviamente al Pd di Renzi, Letta, Draghi e Schlein). Come mai? Perché sa bene, Meloni, che ci sono molti italiani che sono sensibili a quel tipo di retorica, e alcuni che ci credono davvero.

Dove ripongo la mia speranza, allora? Proprio in questo popolo che confusamente resiste alla normalizzazione globalista e che si sente sconfitto, escluso, marginalizzato. Una maggioranza non solo silenziosa come quella che mezzo secolo fa si lasciò dominare, no, non dai comunisti, piuttosto dai liberali atlantisti e dai sessantottini; dicevo, una maggioranza (o ampia minoranza), oggi, non solo silenziosa ma frustrata, rassegnata, depressa: composta di ex conservatori, ex cattolici, ex comunisti, ex moralisti, ex tradizionalisti, ex provinciali, ex umanisti, i tanti che ancora danno valore ai valori ma che non hanno il coraggio di difenderli apertamente, che cominciano a diffidare delle novità fini a sé stesse ma non sanno come rifiutarle. Se il liberismo trionfante ancora li deve corteggiare e ingannare forse vuol dire che sono parecchi, a destra come a sinistra, e che anche se divisi, deboli, passivi, la loro rabbia repressa fa paura.

Ecco, si tratta di raggiungerli, aggregarli, organizzarci, prepararci: in modo che quando arriverà la prossima crisi, più catastrofica delle precedenti (e verrà, state sicuri), si possa reagire con lucidità e determinazione, approfittando dell’occasione per spazzare via la dittatura mediatica e finanziaria del neocapitalismo insieme ai suoi burattini.

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

"I nuovi mostri" - Virginia Raggi "I nuovi mostri" - Virginia Raggi

"I nuovi mostri" - Virginia Raggi

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale" di Fabio Massimo Paernti La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

La mini NATO del Pacifico e la "prossima grande crisi internazionale"

Come una Ursula qualunque... Come una Ursula qualunque...

Come una Ursula qualunque...

Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina di Loretta Napoleoni Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina

Loretta Napoleoni - Perché falliscono i negoziati per l'Ucraina

Dark Winds, il noir Navajo che ribalta lo sguardo sul West di Raffaella Milandri Dark Winds, il noir Navajo che ribalta lo sguardo sul West

Dark Winds, il noir Navajo che ribalta lo sguardo sul West

Halloween e il fascismo di Francesco Erspamer  Halloween e il fascismo

Halloween e il fascismo

Anche Caracciolo "filo russo"? di Paolo Desogus Anche Caracciolo "filo russo"?

Anche Caracciolo "filo russo"?

La Dottrina Monroe nell'era della pirateria di Geraldina Colotti La Dottrina Monroe nell'era della pirateria

La Dottrina Monroe nell'era della pirateria

Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo di Alessandro Mariani Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo

Le Kessler, l’astensionismo e i cuochi di bordo

Tecnodistopia di Giuseppe Giannini Tecnodistopia

Tecnodistopia

Dal commercio al check-in... una storia già vista di Antonio Di Siena Dal commercio al check-in... una storia già vista

Dal commercio al check-in... una storia già vista

DELENDA EST di Gilberto Trombetta DELENDA EST

DELENDA EST

Paradossi della società italiana di Michele Blanco Paradossi della società italiana

Paradossi della società italiana

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Legge Fornero: la truffa del governo Meloni di Giorgio Cremaschi Legge Fornero: la truffa del governo Meloni

Legge Fornero: la truffa del governo Meloni

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti