Nora Hoppe, tributo a Lina Wertmüller. "Bisogna insistere!"

Nora Hoppe, tributo a Lina Wertmüller. "Bisogna insistere!"

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Questa mattina , a Roma, in Campidoglio, dove sarà allestita una Camera ardente ci sarà l'ultimo saluto ad leggenda del cinema italiano, Lina Wertmüller, scomparsa giovedì scorso a 93 anni. La ricordiamo attraverso la testimonianza viva, autentica di Nora Hoppe, una nostra, più che collaboratrice, compagna di viaggio, che ha lavorato con lei in alcuni suoi film. Lina raccontata da Nora non è solo genio cinematografico, ma il suo aspetto umano, il suo modo di coltivare i rapporti umani, la sua scuola di vita con il suo "Bisogna insistere. È una testimonianza originale, non formale, che emoziona profondamente e lontanissima dalla retorica del "coccodrillo" già pre-cofenzionato dai media.

di Nora Hoppe*

Quando Federico Fellini arrivò nel suo edificio di produzione deserto a Cinecittà dopo pranzo un giorno del 1980, la sua segretaria gli disse che una ragazza lo stava aspettando con un messaggio di Lina. Si voltò verso di me con uno sguardo feroce e disse: "Ah". Poi mi prese in braccio come si fa con un bambino e mi portò su per una lunga rampa di scale.

Arrivando nel suo ufficio mi posò prontamente davanti alla sua scrivania, prese posto dietro di essa, mi guardò e disse: "Sì." Gli porsi una rosa rossa di plastica rubata che era ormai storta dal viaggio sulle scale e cominciai a recitare goffamente una poesia che Lina mi aveva chiesto di consegnargli testualmente una poesia che purtroppo non avevo memorizzato bene (andava più o meno così: "Questa rosa è falsa, ma l'amore è vero, e così la rosa diventa vera quando te la do io"...). Lui mi fissò con stupore e poi scoppiò a ridere. E chiese: "Allora, lavori con la Lina?". Alla mia risposta affermativa, scosse la testa con un sorriso misterioso e mormorò: "Poverina, poverina...". Poi si alzò dalla scrivania e rovistò in una pila di fogli. "Ora devo trovare una risposta adeguata per la nostra cara Lina". Frugando nella pila di fogli, che comprendeva i suoi schizzi privati, scelse il più salace: un uomo che scorreggia una nuvola da un paio di enormi natiche nude. Su questo foglio, si mise a scrivere una dedica per lei e mi chiese di consegnargliela.

Nora, come comparsa nel film "Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova, si sospettano moventi politici" (1978):

Lui non sapeva che la rosa di plastica era una che ho dovuto rubare dal suo magazzino di oggetti di scena, perché Lina mi aveva assegnato il compito imperativo di trovare un fiore da qualche parte nelle vicinanze - il più presto possibile - perché aveva bisogno di mandargli un saluto urgente e un messaggio per comunicare che anche lei era negli studi a filmare il suo film accanto a lui. Ma era una miserabile, fredda e umida giornata di febbraio, e non c'era un fiore da nessuna parte nei dintorni - nemmeno un dente di leone randagio. I negozi di fiori erano tutti in città, lontani, non avevo mezzi di trasporto, e comunque era un giorno di festa. Inciampando sul terreno desolato del vasto complesso di studi cinematografici, in cerca di un miracolo, sentivo il motto leggendario di Lina che mi risuonava più volte nelle orecchie. Un motto che lei mi ripeteva continuamente: "Bisogna insistere! Bisogna insistere!"

Nora, come comparsa nel film "Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova, si sospettano moventi politici" (1978):

Dopo un po' mi imbattei in un grande magazzino la cui porta era leggermente socchiusa. Non vedendo nessuno, mi infilai dentro e vagai nell'oscurità tra corridoi di oggetti di scena polverosi. In un angolo intravidi improvvisamente una corona funebre fatta di fiori artificiali. Ne staccai una rosa di plastica e tornai di corsa sul set di Lina. Lei stropicciò il naso, ma poi subito evocai la poesia che dovevo recitare e me en andai via. (Ho saputo più tardi che il magazzino incustodito apparteneva alla casa di produzione di Fellini).

Oggi una tale corrispondenza tra due artisti sarebbe impensabile - non solo perché i cineasti contemporanei probabilmente si manderebbero messaggi l'un l'altro sui loro i-Phones - ma i sottointesi nei messaggi sfacciati di Lina e Fellini non potrebbero nemmeno essere concepiti nella nostra epoca politicamente corretta, superficiale e pacchiana.

I sentimenti espressi erano di un altro tenore, un profondo affetto e una tenerezza implicita l'uno per l'altro. Condividevano un legame che non aveva bisogno di essere articolato in modo convenzionale. I loro veri messaggi reciproci venivano compresi "dietro le quinte"... proprio come nei loro film.

Nei miei quattro anni di lavoro con Lina (1978-1982) e durante le mie visite con lei, in seguito, non l'ho mai vista una volta stanca, depressa, scoraggiata, morosa o amareggiata. Aveva uno spirito perennemente ardente e un'energia effervescente unica che non sembrava mai esaurirsi. Gli ostacoli erano benvenuti da lei perché li vedeva come sfide che la costringevano ad usare il suo ingegno per superarli. Bisogna insistere! Infatti, come mi disse, gli ostacoli erano indispensabili per il suo lavoro. Accendevano la sua immaginazione, la rendevano più intraprendente e contribuivano a plasmare il suo stile unico nel corso degli anni. Uno stile sempre struggente di passione, che celebrava la vita.

I film di Lina, corposi e a multistrati, sono stati spesso fraintesi dai liberali. Specialmente il suo potente film "Pasqualino Settebellezze", nel quale il suo simpatico protagonista farà di tutto per sopravvivere, anche se questo significava fare del lavoro sporco per i nazisti per salvarsi la pelle. Ma, come ha spiegato Lina: "Presentare il male come l'opera dei cattivi è semplicemente per assicurare il resto di noi che siamo senza colpa. Non sono i 'cattivi' che rendono la società quello che è. Siamo noi. Dobbiamo mantenere chiaro che la società siamo noi, è il risultato delle nostre scelte".

Un'affermazione avvincente tanto più rilevante per il nostro mondo di oggi, visto il totalitarismo che sta gradualmente tentando di impadronirsi del nostro pianeta!

Con la morte di Lina Wertmüller si è spenta una fiamma ardente nel nostro mondo, ma ci ha lasciato una luce con le sue opere cinematografiche e anche con il suo motto per superare gli ostacoli e i momenti difficili, che faremmo bene a osservare nella nostra lotta di resistenza contro il totalitarismo, l'imperialismo e il colonialismo:  "Bisogna insistere!"

*Nata a New York City; cresciuta in Suriname; ha vissuto e lavorato a Londra, Roma, Monaco, Parigi, Rotterdam, San Pietroburgo, Berlino. Ora vive nel sud-est asiatico. Ha lavorato in vari settori della produzione cinematografica, è stata assistente di Lina Wertmüller (1979-1982). Lavora da anni come regista, traduttrice, ricercatrice e scrittrice. Ha scritto e diretto i film: "?????????? ????"  (1994, girato a San Pietroburgo con la troupe di Alexander Sokurov), "The Crossing" (1999, girato a Bruxelles), "La fine del mare" (2005, girato a Trieste).

 

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