Il 15 marzo alla larga dai "NO PAX"

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Il 15 marzo alla larga dai "NO PAX"


di Giorgio Cremaschi* - Fatto Quotidiano, 5 marzo 2025


La manifestazione del 15 marzo a Roma, convocata dal quotidiano della Famiglia Elkann Agnelli, la Repubblica, mi provoca un rifiuto che precipita nel disgusto.

Il rifiuto totale è per la guerra, l’economia di guerra e per coloro che oggi ne proclamano la necessità per combattere la Russia. E la cosa insopportabile è che fanno tutto questo nel nome del superamento dei nazionalismi.

Costoro non si accorgono neppure che hanno semplicemente sostituito lo spirito patriottardo nazionalista con lo spirito patriottardo europeista. Mettete “Europa” al posto di “Italia” e tutto il resto del loro linguaggio attuale può essere preso pari pari dai comizi di D’Annunzio e dei mascalzoni che nel 1915 inneggiavano alla guerra.

Dobbiamo reagire al disonore, dobbiamo proclamare la superiorità della nostra civiltà, dobbiamo armarci contro il barbaro aggressore. E le fazioni devono sparire tutte davanti al comune destino. Spariscano dunque le bandiere di parte tranne quella della Patria. Così ieri si imponeva solo la bandiera bianco rossa e verde, oggi la Repubblica chiede di andare in piazza il 15 marzo solo con quella blu. Cambiano le bandiere, non la cialtroneria di chi le sventola.

La realtà è che un gruppo di governanti europei, che non sono tutta l’Europa e neppure tutta la UE, uniti nella NATO con Canada e Turchia, si sono trovati a Londra per protestare contro Trump.

Perché il presidente USA ha un programma di governo reazionario ultraliberista e razzista?

Certo che no, questi governanti sono offesi perché Trump vorrebbe mettersi d’accordo con la Russia alle loro spalle.

Oggi Trump è considerato dai liberaldemocratici europei un nemico che ha rotto il fronte della libertà, ma se decidesse di cambiare idea e facesse più guerra alla Russia, cosa tuttora possibile, allora tornerebbe ad essere il campione dell’Occidente.

Vogliono una pace giusta e il rispetto del popolo ucraino? Ma non facciano ridere. Quello che vogliono è un posto al tavolo buono, da cui si sentono improvvisamente esclusi, ingiusta ricompensa dopo decenni di servile fedeltà a tutte le più sporche imprese degli USA e del loro primo protetto, Israele. Che proprio in questi giorni decide di colpire la popolazione di Gaza con l’arma genocida del blocco del cibo, dell’acqua, dell’energia, delle medicine; senza che i manifestanti per la libertà dei popoli con la bandiera blu dicano un bif.

Ursula von der Leyen chiede 800 miliardi, la stessa cifra rivendicata qualche mese fa da Draghi, per nuove spese militari e vuole pure una banca europea dedicata al riarmo.

Saranno tutti soldi sottratti a sanità, scuola, servizi sociali, tutti soldi in meno per la civiltà europea nel nome della guerra di civiltà.

Il riarmo è la sola priorità di questo “europeismo” e questa non è solo una scelta regressiva, è anche una velleità furbastra e opportunista, perché in realtà non è neanche vero che questi governanti europei siano disposti da soli a far guerra alla Russia o alla Cina. Essi intendono, o almeno così credono e fanno credere, in questo modo far pressione sugli USA perché guerra e affari continuino come è sempre stato. E come invece non è più.

Sotto la bandiera blu scendono in piazza assieme le ipocrisie e le menzogne liberal-democratiche.

Quelle di chi proclama la guerra, ma vuole che la facciano gli altri, quelle di chi esalta la democrazia, ma è disposto a tutto se la democrazia non va come vorrebbe, quelle di chi vuole il riarmo, ma dà la colpa di esso al nemico; e infine quelle di chi a parole respinge armi e guerra, ma scende in piazza a fianco dei guerrafondai liberali. Finti pacifisti e azionisti di Leonardo sotto la stessa bandiera.

Ecco, qui mi sale il disgusto, perché a questa manifestazione guerrafondaia dell’estremismo di centro parteciperanno anche politici e sindacalisti che si proclamano di sinistra e che magari il giorno dopo riprenderanno a rivendicare pace e lavoro.

Saranno lì per per puro opportunismo, perché non possono dire no al giornale della famiglia Elkann Agnelli, soprattutto quando sventola la bandiera blu. E saranno lì perché i loro principi sono flessibili come il lavoro precario che dichiarano di voler combattere.

Questa manifestazione lascerà il mondo inalterato, ma sicuramente procurerà danni alla fragile democrazia italiana, aumentando la confusione e il trasformismo che la stanno distruggendo. Sarà una manifestazione che rafforzerà la destra in tutte le sue versioni, da quella esplicitamente guerrafondaia a quella che finge di opporsi al riarmo.

Alla larga dalla piazza dei NO PAX, mobilitiamoci e facciamo altro.

Il 15 marzo Roma in un’altra piazza contro la guerra e il riarmo.

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