Finisce definitivamente l’era degli USA esportatori netti di petrolio?

Finisce definitivamente l’era degli USA esportatori netti di petrolio?

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di Vito Petrocelli*


La U.S. Energy Information Administration (EIA) prevede che la produzione statunitense di petrolio e gas da scisto sarà in crescita fino alla fine del 2024. Ci sono in realtà alcuni segnali preoccupanti che indicano che la produzione potrebbe già rallentare nei prossimi mesi. Se così fosse, si avrebbe un effetto combinato con la tendenza in atto che vede molti grandi istituti bancari che segnalano un deficit di offerta nel corso dell'anno, cosa che causerà un'impennata dei prezzi.

I due aspetti principali della produzione americana da scisto, ossia la diminuzione dei pozzi perforati ma non completati (DUC) e il numero complessivo di impianti di perforazione sono in calo, con l'82% dei pozzi perforati nel 2022 che era destinato a sostituire la produzione precedente ormai esaurita.

Alcuni analisti segnalano che un drastico calo della produzione di petrolio USA da scisto aggiungerà un significativo rialzo ai prezzi del mercato.

La rivista specializzata Oilprice avverte che il trend di aumento della produzione da pozzi di scisto non sarebbe proseguito in assenza di chiari segnali sulla variazione dei prezzi tali da provocare un forte aumento delle trivellazioni. Segnali simili a quelli che il mercato ha ricevuto con l'inizio del conflitto in Ucraina, che hanno prodotto l’avvio di 153 nuovi impianti di perforazione negli Stati Uniti da gennaio a giugno del 2022. Mentre il mercato si adattava allo stop del petrolio e del gas russo e le preoccupazioni per la solidità dell'economia mettevano in dubbio la domanda, i prezzi hanno iniziato ad abbassarsi per tutto il resto dell'anno.

Ora che ci avviciniamo alla metà del 2023, i prezzi del WTI si sono mantenuti per lo più in un intervallo di 70-80 dollari, proseguendo nella tendenza che si è affermata alla fine del quarto trimestre del 2022. Non c'è nulla nei prossimi mesi che possa interrompere questo modello, ma se guardiamo un po' più lontano, nei prossimi sei-otto mesi, possiamo ipotizzare un calo della produzione interna statunitense.

I bassi prezzi del petrolio dal 2019 al dicembre 2021 hanno determinato un calo dei DUC da circa 4.000 a 1.446, ossia un calo di più del 75%. Durante questo periodo le compagnie petrolifere, alla disperata ricerca di entrate e con la necessità di controllare i costi grazie a prezzi del petrolio inferiori a 70 dollari al barile, si sono rivolte ai DUC per mantenere la produzione. Dopo il gennaio 2022, l'aumento dei prezzi del petrolio e del gas ha determinato un rapido aumento delle trivellazioni. Dal gennaio 2023, sia i DUC che le trivellazioni sono diminuiti e la produzione da scisto si è sostanzialmente stabilizzata intorno ai 9,3 milioni di barili di petrolio al giorno (BOPD), secondo il rapporto mensile EIA sulla produttività delle trivellazioni.

La produzione giornaliera da scisto si sta avvicinando a un punto tale che potrebbe presto iniziare un rapido declino probabilmente impossibile da invertire, a meno di un enorme aumento del tasso di perforazione di nuovi pozzi che non può essere sostenuto nel mercato attuale.

In queste condizioni gli USA difficilmente resterebbero esportatori netti, con ovvie conseguenze anche per il mercato europeo.

 

FONTE: https://oilprice.com/Energy/Crude-Oil/US-Shale-Production-Is-Set-For-A-Rapid-Decline.html



*Presidente dell'Istituto Italia-Brics. Già Presidente della Commissione affari esteri del Senato

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