Eurointelligence: in Germania avanza la Dexit

Eurointelligence: in Germania avanza la Dexit

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Voci dall'estero

Sul prestigioso sito Eurointelligence, diretto da Wolfgang Munchau, già editorialista del Financial Times, troviamo alcune considerazioni sull'onda antieuropea che cresce in Germania.  In primo luogo il partito dell'AfD che assume una posizione netta per l'uscita dalla UE,  e che rischia di diventare un ostacolo agli equilibri della prossima coalizione di governo. In secondo luogo, gli ultimi sondaggi che segnalano come nella opinione pubblica tedesca il calo di fiducia verso la UE mostri un carattere duraturo e persistente, tale da apparire irreversibile e da richiamare  alla mente il déja-vu della Brexit. 

 

L'AfD per la Dexit,  13 Aprile 2021

Stanno accadendo un sacco di cose in Germania in questo momento, e ciascuna  potrebbe fare storia a sé. Una di queste è la decisione dell'AfD di sostenere la Dexit. Non è difficile indovinare cosa significhi questa parola. Il partito è nato con un'agenda di uscita dall'euro. Adesso vuole uscire dall'UE.

 Questa decisione è stata il risultato di una rivolta all'interno del partito. Uno dei suoi leader, Jörg Meuthen, che è anche un eurodeputato, avrebbe voluto una formulazione meno netta. Ma i radicali del partito sono riusciti a inserire l'intero pacchetto Dexit nel programma elettorale ufficiale. Come c’era da aspettarsi, il partito ha anche ribadito la sua posizione anti-immigrazione, così come la sua opposizione di principio al lockdown. Anche questo abbastanza scontato. Ma la Dexit è interessante per una serie di ragioni.

 

In Germania, ovviamente, un partito che favorisce la Dexit non vincerà le elezioni. Né l'AfD parteciperà a un governo. Ma crediamo che il numero di tedeschi che vogliono che il paese lasci l'UE sia maggiore dell'attuale base elettorale dell'AfD.

 

Se guardiamo  alle dinamiche della politica tedesca in questo momento, CDU / CSU sono irrimediabilmente divisi. Il FDP trarrà vantaggio da questo, ma il FDP non pesca a destra dello spettro politico.

 

L'AfD ha attraversato un brutto momento, ma ora  è dato all'11-12%, vicino al risultato del 2017. Se riuscissero a ottenere altri due o tre punti percentuali, ciò potrebbe avere una forte influenza sull'aritmetica della coalizione di governo. Infatti tutti gli altri partiti hanno dichiarato che in nessun caso entreranno in una coalizione con l'AfD, e ciò significa che più grande diventa l'AfD, maggiore sarà lo scoglio per la prossima coalizione. Anche due o tre punti percentuali sono quindi un grosso problema.

 

Abbiamo notato un paio di compiaciuti giornalisti politici tedeschi concludere che la Dexit sarà una proposta perdente. E abbiamo avuto un deja-vu. È così che è iniziata la Brexit. I sostenitori del Remain erano tranquilli e soddisfatti, e quando si sono resi conto che c’era una battaglia, hanno mantenuto le loro vecchie argomentazioni sui vantaggi del mercato unico. Non è affatto sicuro che i sostenitori tedeschi dell'UE saprebbero condurre meglio una campagna a favore dell'adesione all'UE, se mai si arrivasse a questo.

 

Consideriamo anche altri parallelismi con il Regno Unito. Negli ultimi anni c'è stata molta retorica antieuropea nel dibattito tedesco sull’Europa. La BCE è ancora impopolare. E per il disastro sugli ordini dei vaccini i tedeschi incolpano l'UE, non il loro governo incompetente. Il sostegno all'UE è in caduta, anche se non in misura tale da avere una maggioranza per l’uscita. Tuttavia ci sono abbastanza sostenitori della Dexit per garantire il successo di un singolo partito. Una delle lezioni della Brexit è di non sottovalutare le conseguenze politiche di un discorso antieuropeo.

 

Il carattere persistente dell'euroscetticismo, 21 Aprile 2021

Ci dispiace per i sondaggisti che detestano il risultato del loro sondaggio e quindi cercano di costruirci sopra uno spin. Il rispettabile istituto tedesco Allensbach ce l’ha messa tutta questa mattina per sottolineare che il suo ultimo sondaggio sull’atteggiamento nei confronti della UE conferma il sostegno della Germania all'integrazione europea. Ma se si guardano i numeri, non la si mette necessariamente allo stesso modo.

Per cominciare, i tedeschi hanno perso la fiducia nella Commissione europea. Solo il 21% dei tedeschi afferma di avere molta o un certo grado di fiducia nella Commissione, un dato in calo rispetto al 30% del 2019, e in contrasto con il 50% che mostra fiducia verso il governo tedesco.

 

L'8% afferma che la Germania ha tratto beneficio dagli acquisti di vaccini dell'UE, mentre il 46% lo nega. Ma ciò che colpisce davvero è l’euroscetticismo strisciante. Il 39% vuole il ritorno delle competenze dall'UE agli Stati membri. Solo il 12% desidera maggiori competenze per l'UE. Il 63% pensa che l'UE sia eccessivamente burocratica e il 58% ritiene che la Germania dovrà pagare per i paesi sovraindebitati della zona euro. Allensbach sottolinea che la maggior parte degli indicatori è rimasta invariata rispetto agli ultimi anni. Ma è interessante che il sostegno all'UE non sia migliorato dopo la crisi della zona euro, come ci sarebbe stato da aspettarsi. Sembra un effetto isteresi. Il sostegno alla UE diminuisce ad ogni crisi, e rimane bloccato al livello più basso.

 

Crediamo dunque che la campagna pro Dexit dell’AfD sia più pericolosa di quanto sembri. La divisione interna all'AfD potrebbe creare difficoltà, ma il partito ha il potenziale per attirare i voti di protesta dagli elettori scontenti della CDU, specialmente all'est. Ed è l'unico partito disposto a pescare nel serbatoio del sentimento anti-UE. I numeri di Allensbach non suggeriscono che i tedeschi siano in maggioranza a favore dell'uscita dall'UE. Ma ci dicono che l'euroscetticismo è ampio e persistente.

 

Teniamo a mente che è così che è iniziata la Brexit.

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