BRICS. La svolta di San Pietroburgo

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BRICS. La svolta di San Pietroburgo

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di Leonardo Sinigaglia per l'AntiDiplomatico


Si è concluso a San Pietroburgo il 14° incontro dei rappresentanti dei paesi BRICS responsabili per le questioni di sicurezza. L’incontro, che si è svolto tra l’11 e  il 12 settembre, è stato il primo di questo tipo dopo l’espansione del gruppo, e, conseguentemente, il primo ad ospitare anche delegazioni da Iran, Etiopia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Come notato dal Global Times, questo incontro segna un importante punto nell’evoluzione dei BRICS, manifestando la necessità e la volontà di espandere la cooperazione oltre la sfera strettamente economica, soprattutto per meglio riuscire a rispondere alle sfide poste da un contesto internazionale turbolento e caratterizzato da imponenti trasformazioni.

Tra gli interventi più significativi ci sono stati sicuramente quello di Wang Yi, Ministro degli Esteri della RPC e membro dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, e quello di Ali Akbar Ahmadian, segretario del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale della Repubblica Islamica dell’Iran.

Proprio in ragione della particolare fase attraversata oggi dall’Umanità, Wang Yi ha esortato i paesi di tutto il gruppo a dotarsi di una prospettiva a lungo termine, a mostrare apertura e a collaborare più strettamente per affrontare le sfide poste alla sicurezza, per diventare un saldo punto di riferimento per la comunità internazionale e dare dei contributi significativi al mantenimento della pace. Con questa prospettiva il Ministro degli Esteri cinese ha annunciato una proposta in quattro punti, ricalcata nel senso e nella direzionalità sull’Iniziativa per la Sicurezza Globale esposta dal presidente Xi Jinping.

Il primo dei punti riguarda la messa in pratica della coesistenza pacifica, richiamandosi direttamente ai Cinque Principi della Coesistenza Pacifica lanciati nel 1954 col trattato d’amicizia sino-indiano.Secondo Wang Yi, i BRICS dovrebbero dare l'esempio praticando la coesistenza pacifica, rafforzando la solidarietà e il coordinamento e sostenendo l'indipendenza nazionale, e assumere la guida nella costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l'umanità. A questo fine viene visto come essenziale l’aderire a un approccio olistico per la sicurezza nazionale, e il promuovere sistematicamente la sicurezza politica, economica, culturale e sociale.

Il secondo punto riguarda la promozione di un vero multilateralismo, necessità impellente davanti alle sempre più manifeste contraddizioni di un ordine egemonico che si basa sull’unilateralismo e il sistematico disconoscimento delle legittime preoccupazione e dei legittimi interessi degli Stati del sud del mondo. Guidati dal vero multilateralismo, i BRICS dovrebbero sostenere il rispetto degli scopi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite, mettere in pratica la visione di una sicurezza comune, globale, cooperativa e sostenibile, sostenere il dialogo anziché lo scontro, la partnership piuttosto che l'alleanza e il win-win piuttosto che i risultati a somma zero. Utilizzando il Summit del futuro delle Nazioni Unite del 2024 come un'opportunità, i BRICS dovrebbero sostenere congiuntamente l’architettura internazionale che vede al centro le Nazioni Unite, sostenendo al contempo un ruolo più importante per queste negli affari di sicurezza internazionale. L'eccezionalismo e i doppi standard dovrebbero essere respinti e qualsiasi parola o azione che mini l'autorità delle Nazioni Unite o neghi la forza vincolante delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dovrebbe essere fermamente contrastata.

Col terzo punto viene sostenuto che i paesi BRICS dovrebbero farsi in prima persona promotori di soluzioni politiche negoziate alle crisi internazionali. Ciò dovrebbe vedere azioni coordinate e comuni, accompagnate dal sostegno all’idea della fondamentale indivisibilità della sicurezza, con il riconoscimento e il rispetto delle reciproche legittime preoccupazioni, la ricerca di un terreno comune e la trasformazione delle ostilità in amicizia. Questo punto chiama in causa soprattutto la guerra in Ucraina e Donbass, causata, secondo la lettura cinese, dal rifiuto da parte degli Stati Uniti di riconoscere come legittime le preoccupazioni russe e di avviare un dialogo onesto finalizzato al raggiungimento di un accordo accettabile per entrambe le parti. In merito, Cina e Brasile hanno congiuntamente emesso un comunicato in sei punti, che ha ricevuto ampie reazioni positive. Wang Yi ha esortato i paesi partner dei BRICS a sostenere e partecipare a questa iniziativa per amplificare le voci razionali, equilibrate e costruttive all'interno della comunità internazionale e costruire una più grande intesa per una soluzione politica della crisi. Similmente, in merito alla questione palestinese il ministro degli esteri cinesi ha richiamato l’attenzione sull’immediata necessità di un cessate il fuoco e su quella del riconoscimento di uno Stato palestinese.

Il quarto punto indica ai BRICS la necessità di essere difensori dell'equità e della giustizia, promuovendo un mondo multipolare equo e ordinato e una ristrutturazione della globalizzazione economica su basi universalmente vantaggiose e inclusive. I BRICS in quest’ottica dovrebbero farsi promotori di una riforma del sistema di governance globale che, sul principio di ampia consultazione, lo renda  più giusto ed equo, migliorando efficacemente la rappresentanza e la voce del Sud del mondo per garantire pari diritti, pari opportunità e pari regole per ogni paese.

Ali Akbar Ahmadian, a proposito dell'attuale sistema di governance globale e delle istituzioni internazionali, nota correttamente come molte di queste siano state “prese in ostaggio” da Washington e dai suoi alleati, impedendo così che queste possano adempiere al compito di avvicinare i diversi paesi della comunità internazionale e di creare relazioni vantaggiose per ogni parte. Questa situazione ha particolarmente colpito l’ambito della sicurezza secondo il segretario iraniano, in quanto ha impedito che si riuscisse a costruire una pace stabile e duratura nel mondo , contribuendo a tal fine anche attraverso tattiche di “guerra ibrida”, come la diffusione del terrorismo e le sanzioni economiche. Notando come il mondo si stia avviando verso il multipolarismo e la cooperazione, Ahmadian ha messo in evidenza il ruolo che i BRICS e organizzazioni similari, come la SCO, possano avere nella lotta per la sicurezza economica, ossia la lotta contro gli assalti finanziari speculativi e l’utilizzo strumentale di sanzioni unilaterali. Le sanzioni statunitensi hanno indubbiamente perso efficacia nell’ultimo periodo rispetto anche a solo due decenni fa, ma il regime egemonico statunitense riesce, nonostante la sua decadenza, a imporre ancora una serie di ricatti economici tali per cui numerosi paesi sono costretti ad “aggirare” le sanzioni, o a compromettere il proprio sviluppo essendo costretti dalla forza di Washington ad abbandonare, o a ridurre, relazioni commerciali vantaggiose.

Nonostante la costante apologia retorica della “libertà di commercio”, gli Stati Uniti si impegnano quotidianamente per intervenire sul mercato internazionale attraverso minacce, ricatti, assalti speculativi e sanzioni unilaterali. Come nel caso delle recente “guerra commerciale” con la Repubblica Popolare Cinese, gli Stati Uniti agiscono mossi dichiaratamente dall’intento di impedire lo sviluppo di quelli che ritengono essere propri avversari strategici.

L’incapacità del regime di Washington di ravvisare la fondamentale trasformazione che sta attraversando il mondo condanna le classi dirigenti occidentali alla miopia. Mentre i paesi dei BRICS, come testimoniano gli interventi cinese e iraniano, si pongono concretamente il compito di edificare un mondo nuovo nel rispetto della pari dignità di ogni popolo e dei comuni interessi di sviluppo, gli Stati Uniti  e i loro paesi satellite si arroccano su posizioni ormai diventate indifendibili, ampiamente squalificati dalla stragrande maggioranza dellìUmanità

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