Andrew Korybko - Guerra in Ucraina e l'interessante dibattito interno negli Stati Uniti

Andrew Korybko - Guerra in Ucraina e l'interessante dibattito interno negli Stati Uniti

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di Andrew Korybko - https://korybko.substack.com

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

 

Dall’inizio dell’anno la guerra per procura tra NATO e Russia in Ucraina si sta avviando verso uno stallo, dopo che il crescente vantaggio di Mosca nella “gara logistica”/”guerra di logoramento” ha garantito che non sarà sconfitta. Tuttavia, è improbabile che la NATO venga sconfitta, dal momento che probabilmente interverrà direttamente – nel suo complesso o attraverso una missione guidata dalla Polonia che richiami l’alleanza tramite l’articolo 5 – per congelare la linea di contatto nel caso in cui la Russia riesca a sfondare e minacci di attraversare l’Ucraina.

Lo spettacolare fallimento della controffensiva e il successivo gioco dello scaricabarile tra Stati Uniti e Ucraina suggeriscono fortemente che entro la fine dell’anno riprenderanno i colloqui con la Russia per congelare il conflitto. Prima che ciò accada, questi alleati stanno freneticamente cercando di convincere i rispettivi popoli che l’altro è responsabile di questa disfatta, formulando al contempo un’attraente visione del futuro postbellico. Il primo è servito per il loro feroce scaricabarile, mentre il secondo verrà ora discusso.

Il candidato repubblicano alla presidenza Vivek Ramaswamy, che ora è terzo dopo aver vinto il dibattito della scorsa settimana e che in precedenza aveva attirato un’enorme attenzione da parte dei media per la sua schiettezza su questioni delicate, ha appena pubblicato la sua “Viable Realism & Revival Doctrine” per The American Conservative. Di rilievo per questo articolo è il suo piano per porre fine alla guerra per procura tra NATO e Russia. I politici liberal-globalisti e i loro alleati mediatici hanno reagito con furia e non è difficile capire perché.

Ramaswamy descrive il conflitto come una “guerra senza vincitori” che ha inutilmente impoverito le scorte occidentali a vantaggio della Cina. Nell’ottica di un più efficace contenimento della Repubblica Popolare nell’Asia-Pacifico, Ramaswamy suggerisce quindi di fare uscire al più presto gli Stati Uniti dalla loro guerra per procura con la Russia. A tal fine, propone di riconoscere le nuove realtà dell’Europa orientale, di porre fine all’espansione della NATO, di rifiutare l’ingresso dell’Ucraina nell’alleanza, di revocare le sanzioni e di far sì che l’Europa si faccia carico della propria sicurezza.

L’obiettivo esplicito è quello di “convincere Putin a scaricare Xi”, e per questo dice che la contropartita è “l’uscita della Russia dall’alleanza militare con la Cina”. Ramaswamy è convinto che il suo piano, se messo in pratica, “eleverà la Russia a controllore strategico dei disegni della Cina in Asia orientale”, ma il problema è che non esiste alcuna “alleanza militare” tra questi due Paesi. Inoltre, non è realistico pensare che gli Stati Uniti “convinceranno Putin a scaricare Xi”, dal momento che sono buoni amici e i loro Paesi sono partner strategici.

Detto questo, il piano ha i suoi meriti. Da parte russa, garantisce gli interessi oggettivi di sicurezza nazionale del Paese e gli dà la possibilità di fare affidamento sull’UE per evitare preventivamente una dipendenza economica potenzialmente sproporzionata dalla Cina al momento della revoca delle sanzioni. Sul fronte interno, il piano di Ramaswamy si rivolge alla fazione pragmatica dei politici, la cui influenza è in crescita, come dimostrato dal successo della loro politica nei confronti dell’India, illustrata qui.

Il momento non poteva essere migliore. Gli Stati Uniti sono alla ricerca di un modo per “salvare la faccia” per riprendere i colloqui di pace, come è stato spiegato in precedenza, e la crescente influenza dei politici pragmatici potrebbe portarli a superare le obiezioni dei liberal-globalisti, anche se i loro rivali potrebbero ancora cercare di sabotare questa iniziativa. L’enorme attenzione mediatica che Ramaswamy ha già generato, per non parlare di quella che sta ricevendo in seguito alla sua proposta, potrebbe rimodellare il discorso nazionale sulla fine della guerra per procura.

Gli americani si stanno stancando di questo conflitto, ma finora nessuno aveva ancora articolato una visione attraente del futuro postbellico. A prescindere dal futuro politico di Ramaswamy, il suo piano serve ad accendere una conversazione più ampia a tutti i livelli sul pragmatismo del compromesso con la Russia per liberare gli Stati Uniti e contenere più efficacemente la Cina nell’Asia-Pacifico. Questo può a sua volta facilitare la ripresa dei colloqui con la Russia, soprattutto se incoraggia politici americani più responsabili e pragmatici.

Il feroce scaricabarile tra Stati Uniti e Ucraina sul fallimento della controffensiva porta a quello inevitabile su chi sia il responsabile della sconfitta in questa guerra per procura, e tutto ciò precede la formulazione da parte dell’America di un’attraente visione del futuro post-bellico per la popolazione e i politici. La prima dinamica si intensifica continuamente e fa notizia di giorno in giorno, mentre la seconda si sta svolgendo anch’essa, ma per lo più in silenzio, ed è a questa dinamica che contribuisce il piano di Ramaswamy.

Accettando l’impossibilità che la Russia abbandoni la cooperazione reciprocamente vantaggiosa con la Cina e riconoscendo che anche la revoca delle sanzioni probabilmente non avverrà, il resto delle sue proposte potrebbe costituire i parametri di un potenziale accordo russo-americano per porre fine alla loro guerra per procura in Ucraina. L’ex Repubblica sovietica non entrerebbe nella NATO, né l’alleanza si espanderebbe ulteriormente e l’Occidente riconoscerebbe de facto le nuove realtà sul terreno in Europa orientale, mentre l’UE si farebbe carico della sua sicurezza.

In questo scenario, la Russia dovrebbe ovviamente accettare anche alcuni compromessi regionali, come il rapporto privilegiato dell’Ucraina con la NATO dopo il conflitto e le solide garanzie di sicurezza che l’asse anglo-americano probabilmente fornirà, ma siò potrebbe essere accettabile se i altri interessi saranno soddisfatti. Se c’è qualche movimento in questa direzione, allora non dovrebbe essere malignamente interpretato come un complotto della Russia per facilitare il contenimento della Cina da parte degli Stati Uniti, ma visto per quello che è veramente: La Russia mette i suoi interessi al primo posto.

Andrew Korybko

Andrew Korybko

 

Analista politico e giornalista. Membro del consiglio di esperti dell'Istituto di studi strategici e previsioni presso l'Università dell'amicizia tra i popoli della Russia. È specializzato in questioni inerenti la Russia e geopolitica, in particolare la strategia degli Stati Uniti in Eurasia. Le sue altre aree di interesse includono tattiche di regime change, rivoluzioni colorate e guerre non convenzionali.

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