Venezuela, lo scudo antiaereo di Maduro: 5.000 missili per fermare l'assedio USA

Dagli Igla-S ai sistemi S-300, così Caracas costruisce la difesa dei cieli contro le minacce imperialiste

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Venezuela, lo scudo antiaereo di Maduro: 5.000 missili per fermare l'assedio USA

In un drammatico aggiornamento dello scenario geopolitico caraibico, il Venezuela bolivariano di Nicolás Maduro sta rispondendo con fermezza e preparazione all’escalation militare statunitense nelle acque internazionali adiacenti alle sue coste. L’annuncio del Presidente, durante un atto pubblico al Liceo Militare Ezequiel Zamora, del dispiegamento operativo di oltre 5.000 sistemi missilistici antiaerei portatili Igla-S di fabbricazione russa, non è una mera dichiarazione di forza, ma la logica estensione di una dottrina difensiva nata dalla necessità di sopravvivere all’aggressione permanente. Questo arsenale, posizionato in punti strategici per la difesa del territorio nazionale, ha una missione precisa secondo Caracas: garantire la pace, la stabilità e la tranquillità del popolo venezuelano, minacciata dalle operazioni militari di Washington, condotte sotto il pretesto, mai dimostrato, di combattere il narcotraffico.

Quella degli Igla-S è la punta di diamante di un sistema di difesa aero-spaziale integrato e profondamente intelligente, paragonabile a una serie di scudi sovrapposti che proteggono la sovranità dei cieli venezuelani. Questo imponente apparato non è nato da un desiderio di aggressione o di forza, ma come risposta coerente e tecnica alle continue minacce imperialiste che mirano a impadronirsi delle immense risorse naturali della nazione e a sovvertire la sua indipendenza. La forza di questo scudo risiede nella sua architettura a più livelli, dove ogni componente specializzato moltiplica l’efficacia degli altri, creando una rete di sicurezza quasi impenetrabile, come spiega nel dettaglio un approfondimento del portale La Tabla.

A vigilare sulle altitudini più elevate e sulle minacce più pericolose è il sistema S-300VM, il guardiano di lungo raggio. Questo sistema funge da ombrello difensivo principale, in grado di individuare e neutralizzare bombardieri strategici e missili balistici a centinaia di chilometri di distanza, costringendo qualsiasi velivolo ostile a mantenere una distanza di sicurezza che di fatto annulla gran parte della sua minaccia. A completare questa difesa profonda, i caccia intercettori Su-30MK2 pattugliano i confini aerei, offrendo una capacità di risposta mobile e proattiva, pronta a confrontarsi con qualsiasi intruso ancor prima che si avvicini allo spazio aereo nazionale.

Qualora una minaccia riesca a sfuggire a questo primo sbarramento, si imbatte nel muro difensivo del sistema Buk-M2E, un difensore versatile e letale specializzato nell’abbattere velivoli da combattimento agili, missili da crociera ed elicotteri. La sua mobilità e resistenza alle contromisure elettroniche lo rendono un ostacolo formidabile per le tattiche aeree più sofisticate. Infine, a protezione delle ultime linee e dei bersagli più sensibili, operano i sistemi S-125 Pechora-2M, i guardiani a corto raggio. Questi sono l’ultimo e letale baluardo contro tutto ciò che vola radente al suolo, tentando di eludere i radar: aerei d’attacco, droni o missili da crociera in avvicinamento finale.

La genialità di questo sistema non sta nei singoli componenti, ma nella loro integrazione organica. Una fitta rete di radar e sensori alimenta un unico quadro situazionale in tempo reale, permettendo una intercettazione scalare e coordinata. L’avvicinamento di un bombardiere viene gestito dal sistema S-300; i missili da crociera che eventualmente lancia diventano bersaglio dei Buk; e qualsiasi residuo che prosegua a volo radente viene annientato dai Pechora. È una macchina difensiva quasi perfetta, concepita per alzare al massimo il costo di qualsiasi avventurismo militare.

In questo contesto, le parole di Hugo Chavez risuonano più che mai attuali, definendo il carattere profondo di una rivoluzione che si vede costretta a fortificarsi per preservare la sua pace: "È una rivoluzione pacifica, ma armata".

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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