di Federico Giusti
Il governo Meloni getta la maschera e ancora una volta sulle pensioni, in attesa del dibattuto parlamentare ormai da settimane stanno cercando di far quadrare i conti e sono, per la ennesima volta, le pensioni il banco di prova per attestare la tenuta del Bilancio.
Un emendamento appena presentato aggiunge l'ennesimo intervento sulla età pensionabile, infatti, dal 2032 in poi, chi vorrà andare in pensione con lieve anticipo (ossia quanti avranno l'anzianità di servizio, i versamenti per capirci ma non ancora l'età anagrafica) dovranno aspettare qualche mese. Per l'esattezza si lavora sulle solite finestre, raggiunto il requisito per la pensione dovrai aspettare la prima finestra di uscita utile che slitta di un mese che poi diventeranno 2 nel 2034 aggiungendo ulteriori tre mesi nel 2035. Fatti due conti tra 10 anni, rispetto ad oggi, l'uscita dal lavoro verrebbe posticipata di 9 mesi.
Un emendamento non è detto che passi ma se a presentarlo è la maggioranza dopo settimane di discussione ci sono buone probabilità che rappresenti la mediazione sulla quale convergere per la tenuta della Legge di Bilancio.
Questo emendamento poi aggiunge un' ulteriore novità difficile da digerire: ricordate il riscatto della laurea che a molti è costato decine di migliaia di euro con versamenti diluiti nel corso degli anni? Parliamo di soldi finiti nelle casse statali per recuperare, a fini previdenziali, gli anni universitari, si pagano tanti soldi per accrescere gli anni contributivi, uscire un anno o due prima dal mondo del lavoro o raggiungere un futuro assegno previdenziale meno povero.
L'emendamento prevede che parte di questi anni non varrà per raggiungere il requisito della pensione anticipata attraverso un meccanismo, beffardo, che taglia da qui al 2025 30 mesi.
A chi non fosse chiara l'operazione , basti ricordare che il riscatto della laurea era stato caldeggiato per anni nonostante i costi elevati, presentato come occasione per uscire prima dal mondo del lavoro previo sacrificio economico. Con questo emendamento invece scopriamo che tra 10 anni, per la pensione, serviranno quasi 44 anni di contributi e l'oneroso riscatto della laurea non sarà preso in esame per uscire prima, appena raggiunti i requisiti previdenziali, dal mondo del lavoro
Fatti due conti la pensione verrà ritardata in un decennio di 33 mesi, ossia 30 mesi di quelli riscattati non più validi ai fini dell'anticipo dell'età previdenziale (ce ne lasceranno alcuni, bontà loro) più i 3 mesi per la prima finestra.
Siamo davanti all'ennesima misura retroattiva in materia previdenziale, lo avevamo annunciato settimane or sono e per questo venimmo accusati di voler mettere il carro davanti ai buoi
Questa Legge di Bilancio, per far quadrare i conti, confermare la tassa piatta agli autonomi e procedere con gli sgravi fiscali alle imprese si accanisce contro chi ha già effettuato i versamenti previdenziali, cambia le regole e vanifica gli sforzi economici di tanti.
Ma c'è di peggio, il cittadino che non ha pagato le tasse viene "premiato" con la rottamazione delle cartelle esattoriali o la dilatazione dei pagamenti in comode rate, chi invece aveva provato , pagando, a mettere in sicurezza la sua futura pensione si trova oggi beffato e capisce di avere donato soldi allo Stato senza poter utilizzare questo sforzo per anticipare l'uscita dal lavoro. L'età pensionabile si innalza tra aspettativa di vita, l'applicazione delle finestre che posticipano l'uscita, il tutto per raggranellare meno di 1,5 miliardi che, per altro, un controllo effettivo sulla evasione fiscale con misure atte all'immediato recupero delle somme dovute garantirebbe cifre assai maggiori
Per il lavoratore credulone che applaudiva Meloni e Salvini quando tuonavano dai banchi della opposizione contro la Fornero è un amaro risveglio, scoprire che invece di cambiare la legge previdenziale aumentano gli anni da lavorare sarà motivo valido per cambiare idea su questo Esecutivo? Comprenderanno che gli interessi tutelati dalle destre non sono certo quelli dei salariati?
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Fulvio Grimaldi, da Figlio della Lupa a rivoluzionario del ’68 a decano degli inviati di guerra in attività, ci racconta il secolo più controverso dei tempi moderni e forse di tutti i tempi. È la testimonianza di un osservatore, professionista dell’informazione, inviato di tutte le guerre, che siano conflitti con le armi, rivoluzioni colorate o meno, o lotte di classe. È lo sguardo di un attivista della ragione che distingue tra vero e falso, realtà e propaganda, tra quelli che ci fanno e quelli che ci sono. Uno sguardo dal fronte, appunto, inesorabilmente dalla parte dei “dannati della Terra”.
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