Regali armati sotto il nostro albero di Natale

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Regali armati sotto il nostro albero di Natale

 

di Federico Giusti

Nei prossimi giorni entreremo nel vivo della discussione sulla Legge di Bilancio, una discussione blindata a colpi di maggioranza senza alcun confronto sul Riarmo, sulle spese militari, sulla manovra fiscale e su quella del lavoro.

Per tenere buoni i sindacati del comparto sicurezza, e in vista del grande Riarmo, potrebbero congelare i tre mesi in più di lavoro prima della pensione, escludere dall'aumento gli usuranti e i militari ma non tutti gli altri per aggiungere poi qualche misura economica come incremento del welfare per gli uomini in divisa e il pacchetto degli straordinari che ammonta a milioni di euro (forse senza copertura?)

 Intanto il governo accelera sul riarmo e lo fa con le solite modalità, trasmettendo vari decreti ministeriali alle commissioni, spacchettando la spesa complessiva perchè sfugga all'umana quantificazione, molte spese afferenti alla difesa le ritroveremo su tanti capitoli di bilancio. Parliamo di acquisti di armi, non di impegni umanitari, per l’osservatorio Milex sarebbero superiori a 4,3 miliardi di euro se consideriamo la intera legislatura gli impegni finanziari complessivi sono di circa 234 miliardi di euro

Una enormità se confrontata con le risorse stanziate con il classico contagocce per la sanità, per la manutenzione del territorio per le assunzioni nella PA.

Primi dati programmatici del MEF: in tre anni 23 miliardi in più per le spese militari - MIL€X Osservatorio sulle spese militari italiane

  L'opinione pubblica viene informata a piccole dosi, ad esempio non si racconta che solo tra un anno toccheremo con mano l'aumento della spesa militare quantificata attorno ai 32 miliardi.

Allora decreto su decreto, per ricostruire la spesa militare saranno necessarie migliaia di pagine di documentazione per ricostruire una immagine veritiera, ci potremo imbattere nel supporto manutentivo di sistemi di arma da ammodernare fino alle spese vive o ad altre definizioni dietro alle quali si celano investimenti in campo militare.

Cambieranno i linguaggi e i riferimenti tecnici proprio per rendere suggestivo ed esaustivo l'intervento del Governo, basti pensare che alcuni interventi riguardano navi di 10 anni considerate già vecchie e superate.

I programmi di ammodernamento riguardano tutte le forze armate, poi ci sono i capitoli di investimenti nelle tecnologie di nuova generazione, l'acquisto dei droni e dei missili dagli Usa perché il riarmo auspicato da Trump, anzi imposto, offrirà grande impulso alla produzione di sistemi di arma da parte delle multinazionali statunitensi.

 E come già avvenuto nel recente passato, le spese militari potrebbero essere superiori alla quantificazione resa nel Documento programmatico pluriennale della Difesa adducendo magari la motivazione del rincaro dei prodotti generato dall'aumento dei costi energetici (anche questi acquistati, a caro prezzo, dagli Usa).

 Urge ricordare ai nostri smemorati giornalisti che alcuni capitoli di spesa afferiscono a ministeri diversi da quello della difesa pur contribuendo direttamente alla spesa militare. E non desti meraviglia che tra le misure a sostegno dell'economia nazionale siano annoverate anche le iniziative a sostegno di tecnologie duali.

 Nella audizione in Commissione difesa, al Parlamento italiano, il manager della principale azienda militare tedesca ha ricordato che il futuro delle aziende del vecchio continente sta proprio nel costruire delle alleanze, delle associazioni temporanee di impresa, gli investitori pubblici e privati puntano sulla cooperazione europea per recuperare quelle tecnologie oggi provenienti da altri paesi, Israele e soprattutto Usa in primis. Ercolani, è il nome del manager, punta il dito direttamente sulle falle del sistema attuale, sui tempi burocratici troppo lunghi, sulla necessità di velocizzare le alleanze e le conseguenti pratiche industriali. E non a caso si parla di ampliare le deroghe alle normative vigenti ogni qual volta si parla di nuove basi militari, di interessi nel settore bellico.

La politica da tempo è asservita e affascinata da certi sistemi di potere, del resto in molti paesi nei consigli di amministrazione delle industrie strategiche troviamo esponenti politici, ormai esiste una porta scorrevole a dividere gli incarichi manageriali e quelli a capo di importanti dicasteri. Il modello statunitense si è affermato anche da noi.  Non a caso Ercolani parla apertamente di simbiosi  (che) serve a facilitare alcune decisioni. Serve un nuovo modello di Stato-industria-apparato militare che facciano parte dello stesso meccanismo

https://www.analisidifesa.it/2025/12/le-criticita-della-difesa-laudizione-di-ercolani-rheinmetall-italia-alla-commissione-difesa-della-camera/

Nel frattempo, il Governo prosegue nella sua corsa verso l'approvazione della Legge di Bilancio e non solo blinda il testo da portare in Parlamento ma impedisce il dibattito sui singoli punti, ad oggi ad esempio non è dato conoscere i contenuti del decreto sugli aiuti militari a Kiev per il prossimo anno che la Meloni pare abbia concordato direttamente con Bruxelles e Trump. Insomma, se queste sono le premesse di motivi per cui preoccuparsi ve ne sono fin troppi.

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