"Quell'epoca è finita". Il messaggio della Cina al G7
La Cina critica la manovra del G7 per contrastare Pechino, ricordando che è finita l'era in cui pochi Paesi decidevano per il mondo.
"I giorni in cui le decisioni globali erano dettate da un piccolo gruppo di paesi sono alle spalle", ha ribadito oggi un portavoce dell'ambasciata cinese nel Regno Unito, citato dall'agenzia di stampa britannica Reuters.
Il diplomatico di Pechino ha chiarito la posizione del colosso asiatico, sottolineando che "paesi grandi o piccoli, forti o deboli, poveri o ricchi, sono uguali e che gli affari mondiali devono essere gestiti attraverso le consultazioni di tutti i paesi".
Le osservazioni del funzionario cinese arrivano dopo che il Gruppo dei Sette (G7) - Regno Unito, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Stati Uniti - ha adottato una posizione unitaria per contrastare la Cina.
In che modo il G7 cerca di contrastare la Cina?
I leader dei paesi membri del G7, riuniti a Carbis Bay (Regno Unito), hanno concordato di lanciare il loro cosiddetto superprogetto "Build back better for the world" per "rispondere alle enormi esigenze di infrastrutture nei paesi a reddito basso e medio”, secondo la visione della Casa Bianca.
I paesi del G7 hanno aderito a questa iniziativa come alternativa al progetto di sviluppo economico cinese “One Belt, One Road”. L'obiettivo è superare la proposta cinese, si legge nel comunicato della Casa Bianca.
Cosa sta perseguendo il megaprogetto “One Belt, One Road”?
L'idea della cintura economica della Via della Seta e della rotta marittima che punta a collegare Asia ed Europa, è stata presentata nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping. Il progetto prevede la ricostruzione dell'antica Via della Seta e la creazione di una rotta marittima parallela. Sarebbe composto da 60 paesi, il 75% delle riserve energetiche mondiali conosciute, il 70% della popolazione mondiale e genererebbe il 50% del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale.
Gli Stati Uniti, che, tra gli altri Paesi occidentali, sono strenui critici del piano cinese, hanno esercitato pressioni su vari Stati affinché non aderissero al progetto cinese, considerando la Nuova Via della Seta come una grande sfida ai loro interessi da parte di uno dei loro principali rivali: il gigante asiatico.
Il G7 può rappresentare il mondo?
Il G7 di Carnis Bay in Cornovaglia è stato presentato come il vertice del ritorno sulla scena mondiale degli Stati Uniti, che sarebbero tornati protagonisti e ambiscono a determinare le sorti del mondo in base ai valori del libero mercato e della ‘democrazia’, liberale e nella declinazione esclusivamente formale in voga nel mondo occidentale. Per questo motivo il consesso ha provato a definire il G7 come l’alleanza delle democrazie in contrasto alle autocrazie emergenti.
Ma a parte la discutibile definizione di democrazia che vige nei sistemi liberali, vi è un altro grosso problema da segnalare. Come ben fa notare Pechino. Il G7 vorrebbe determinare le sorti del mondo, ma Cina e Russia sono fuori, e mentre il G7 un tempo rappresentava il 70% del Pil mondiale adesso solo il 40%, e appena il 10% della popolazione globale. Decisamente poco per arrogarsi il diritto di voler gestire le sorti del mondo intero.
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