O si e' contro la Nato o si e' sua complice
di Giorgio Cremaschi*
La NATO marcia verso la terza guerra mondiale, per fermarla ci vogliono punti fermi, eccone alcuni.
1) L’aumento di spesa militare deciso a L’Aia è il più grande riarmo dalla fine della seconda guerra mondiale. Lasciamo per un momento perdere la questione del 5% sul PIL, su cui si è accentrata la discussione, e anche la mistificazione, guerrafondaia; guardiamo ai numeri assoluti.
Oggi gli Stati Uniti ed i loro alleati occidentali spendono in armi e guerra quasi 1400 miliardi di dollari all’anno, circa il doppio di ciò che investe TUTTO il resto del mondo, dai “nemici” Russia e Cina ai paesi “neutrali”. I nuovi obiettivi del vertice NATO vogliono dire da 1000 a 1200 miliardi di spesa armata in più, per un totale di oltre 2600 miliardi di dollari all’anno nel 2035. Migliaia di miliardi di nuova spesa in armi, se contiamo tutto il prossimo decennio. Una cifra pazzesca frutto di una volontà che non può non mettere in conto la guerra.
Mai nella storia si era deciso un simile riarmo senza giungere ad un conflitto aperto. La stupida citazione latina di Giorgia Meloni, si vis pace para bellum, è servilmente copiata da Ursula von der Leyen. Che già aveva detto che se l’Europa vuole la pace, deve prepararsi alla guerra e al riarmo di guerra. Nazionalisti ed europeisti sono uniti nell’avventurismo bellicista . La corsa alle armi della NATO provocherà una rincorsa competitiva in tutto il mondo, fino al collasso dell’economia o fino alla terza guerra mondiale.
2) Tra Trump ed i governi europei c’è stato un accordo di reciproca convenienza, oltre le smancerie servili di quel maggiordomo degli Stati Uniti che è il segretario NATO Rutte.
La UE ha già deciso il suo riarmo da 800 miliardi, il presidente degli USA vuole che l’Europa acquisti molte più armi dal suo paese, che ha un bilancio pubblico fallimentare. Tutto il resto è teatrino e propaganda. Quella degli europei che hanno fatto finta di credere che gli USA non volessero più applicare l’articolo 5 del trattato NATO contro un comune nemico. Quella di Trump, che ha festeggiato una sua vittoria su alleati europei che avevano già deciso di riarmarsi.
Nessun governo al vertice NATO ha criticato la guerra, fallita, all’Iran, né tantomeno messo in discussione l’alleanza militare con Israele, cioè il sostegno al genocidio a Gaza. Né c’è stata nessuna discussione su se e come concludere la guerra alla Russia. Sono stati tutti d’accordo sul peggio, e chi contrappone difesa comune europea al super riarmo NATO, o non sa di cosa parla o è in malafede.
3) Il gesto di autonomia del governo socialista spagnolo di Sanchez, che tanto entusiasma il centrosinistra italiano e che ha dichiarato di non accettare l’obiettivo del 5%, va misurato e valutato concretamente. Intanto la Spagna, che aveva il bilancio militare più basso tra i grandi paesi europei, sta spendendo rapidamente molto di più. Solo quanto annunciato da Sanchez in conferenza stampa vuol dire 10 miliardi di spesa per armi in più all’anno. Anche gli spagnoli dovranno rinunciare a scuole ed ospedali per missili e carri armati. In più Sanchez ha solennemente confermato la piena condivisione di tutte le decisioni della NATO e la convinta partecipazione del suo paese “alla difesa delle frontiere orientali e meridionali dell’alleanza”. Il premier spagnolo ci ha abituato a dichiarazioni roboanti, come il blocco delle armi ad Israele annunciato e non attuato, alle quali non seguono fatti. In questo il suo comportamento è simile e speculare a quello di Trump. Prima di applaudire vediamo cosa succederà davvero.
4) In ogni caso per i paesi dell’Unione Europa agli storici vincoli dell’austerità di bilancio, si aggiungono ora quelli degli obblighi militari. Il 5% di spesa NATO sul PIL si somma al tetto del 3% sul deficit pubblico.
In nessuna sede europea questi vincoli sono stati messi in discussione: è stata concessa la facoltà di superare il deficit solo per comprare armi, mentre è rimasto il divieto di farlo per la spesa sociale e civile. Austerità e riarmo uniti assieme sono una politica criminale e io non credo che essa sia solo frutto di incompetenza e servilismo verso gli USA. Questo si può certo imputare ai fascisti quasi ripuliti del governo italiano, non a tutti i governi europei. Evidentemente le élites europee, ben interpretate dalle parole di Mario Draghi, vogliono sacrificare lo stato sociale all’economia di guerra. Con il doppio obiettivo di affermare una potenza militar-industriale e di abituare già oggi i propri popoli ai sacrifici di una futura guerra.
5) O si è contro tutto questo o si è complici di tutto questo. Non ci sono vie di mezzo, fanno danno le piccole astuzie e gli ossimori linguistici che coprono opportunismi reali. Se si è contro la guerra bisogna essere contro ogni riarmo. E se si è contro il riarmo, bisogna essere contro la NATO e la UE che ne è socia.
Ciò che serve oggi in Italia ed in Europa è una mobilitazione senza precedenti per uscire dalla NATO e metterla in crisi. I portuali di Genova e i lavoratori dell’aeroporto di Brescia che hanno fermato i trasporti di armi indicano la via. Non basta l’opposizione, è necessaria la rottura.