Non chiamatela più trattativa

Non chiamatela più trattativa

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di  Gianpiero Caldarella

 

Quante pacche sulle spalle, quanti editoriali colmi di gioia, quante interviste a “candidi” uomini di Stato che al pari dei primi cristiani subirono la persecuzione da parte di crudeli pagani.

Il clima che si respira dopo la proclamazione della sentenza al processo d’appello sulla cosiddetta “Trattativa” è senza dubbio esaltante. Dopo tutte le vittorie sportive dell’Italia in questo 2021, mi sarei aspettato che anche questo risultato, strappato sul campo di un’aula giudiziaria, si traducesse in gente straripante per strada, con le bandiere in mano a gridare: “po-po-po-po-po-po-rooooooo”.

Naturalmente a che serve vincere una causa, venire assolti per “non aver commesso il fatto” o perché “il fatto non sussiste”, se non ci si prende la soddisfazione di attaccare coloro che hanno permesso questo calvario? Va bene essere garantisti, però, cazzo, una bella condanna a tutto il circo mediatico che ha permesso di sfregiare l’immagine di uomini pii e devoti come il senatore Dell’Utri ci starebbe bene. E prima ancora quella di Calogero Mannino. E dei pubblici ministeri che hanno permesso tutto questo, cosa ne facciamo? Li mettiamo a dirigere il traffico? E dei familiari delle vittime? E dei cittadini che per uno sfortunato caso hanno letto la Costituzione, conoscono la storia, -diciamo almeno sin dai tempi di Lucky Luciano-  e chiedono verità? Che facciamo, gli impediamo di parlare in nome della lotta a un complottismo ormai degenerato a malattia sociale, ad epidemia, che richiederebbe una sorta di green-pass (o trattativa-pass se volete) per tutelare l’intera società?

In fondo, il Covid qualcosa ce l’ha insegnato: non si vince da soli. Anzi, da soli non si va proprio da nessuna parte. Figuriamoci se si può fare una trattativa da soli. Eppure se lo dice lo Stato c’è da crederci: i boss e gli uomini di mafia che sono stati condannati nel processo di secondo grado sulla trattativa non hanno nemmeno sfiorato i mandanti e gli esecutori della trattativa da parte dello Stato.

Todos caballeros: generali, colonnelli, prefetti, ministri e onorevoli. Scusate tanto per il tempo che abbiamo sottratto alle vostre vite. Magari ora vi diamo anche una spazzolata al vestito. Vediamo come possiamo risarcirvi, quali poltrone si libereranno.

A che vale che la vedova Borsellino abbia dato del “punciutu” a uno di questi illustrissimi signori? Magari sarà stato punto da un’ape, poverino. Un po' come la vedova di Piersanti Mattarella che aveva riconosciuto in Fioravanti, un terrorista di destra, uno degli uomini presenti nel momento dell’eccidio del marito? Ma siamo sicuri sicuri sicuri sicuri che era lui? Va bene, ritorni fra 50 anni e ne riparliamo, magari allora era un po’ confusa.

E poi c’è la carta vincente che dimostra che la trattativa non c’è mai stata. Perché a buttarla in vacca siamo bravi tutti. Et voilà, la carta vincente si chiama Massimo Ciancimino. Basta citare lui, il supeteste, e anche uno dei processi più complicati del secolo si può trasformare in uno spumeggiante show, tipo l’isola dei mafiosi.

Quanti avvocati e segretari di partito oggi avranno brindato. Hallelujah, giustizia è fatta. Adesso si cambia registro e guai a parlare ancora di trattativa. Peccato che ogni tanto anche i più fini giuristi dimenticano che esiste un terzo grado, cioè la Cassazione e che anche nel maxi-processo di Palermo, le pene che furono ridotte in appello, furono poi confermate in cassazione.

In ogni caso non c’è problema, mica voglio fare l’uccello del malaugurio, anche se per un sì e per un no, una bustina di biochetas la terrei sempre a portata di mano. Non si sa mai nella vita.

La lezione che resta da questa bella giornata è comunque che non è giusto continuare a parlare di trattativa. Con chi avrebbero trattato i mafiosi condannati per aver trattato? Ma se non li hanno nemmeno sfiorati i nobili rappresentanti delle istituzioni che sono stati assolti?

René Magritte ci avrebbe fatto un dipinto: “Ceci n’est pas une negociation”, che tradotto in italiano vuol dire: “questa non è una trattativa”.

E dai, non chiamatela più trattativa.

Forse sarebbe il caso di iniziare a parlare di “seduta spiritica”.

Roba da esorcisti, insomma, non da tribunali.

 

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