Napoli: il primo scudetto dell'era multipolare
di Fabrizio Verde e Francesco Guadagni
Finalmente in seguito al pareggio conquistato sul campo di Udine il Napoli ha raggiunto l'aritmetica certezza di aver vinto il campionato italiano di calcio trentatré anni dopo l'ultima impresa. Il tanto agognato scudetto è tornato a Napoli. Questa volta senza la presenza in campo del Dio del calcio, Diego Armando Maradona.
Immediata è scoppiata la festa. Ma non solo a Udine e ovviamente a Napoli, dove si è realizzato una sorta di Capodanno di maggio. La festa è stata globale. Tanti napoletani, spesso costretti a vivere lontano dalla propria città, in varie parti del mondo hanno celebrato l'impresa sportiva della squadra partenopea.
Insomma, possiamo affermare che mai come in questa occasione il campionato di calcio rappresenta al meglio il cambiamento dei tempi. Quello conquistato dal Napoli possiamo tranquillamente definirlo il primo scudetto dell'era multipolare.
La vittoria della squadra partenopea ha fatto il giro del mondo. Finanche le edizioni locali di piccoli quotidiani, come abbiamo constatato in paesi come il Venezuela, ha dato ampio risalto a questa notizia. Evidenziando come a Napoli sia scoppiata una festa indescrivibile e come questa vittoria abbia incontrato il favore del pubblico globale.
Per alcuni le considerazioni che vanno oltre la stretta cronaca sportiva sono delle considerazioni infondate. Ma non è così, il calcio è da tempo immemore, quasi sin dai suoi albori strettamente legato a politica e geopolitica. A tal proposito basta volgere lo sguardo verso la Spagna e guardare alla storia di club blasonati come Real Madrid e Barcellona. Per fare un esempio lampante.
Oppure vedere i vari processi storici dove il calcio o altri sport di squadra hanno dato un apporto fondamentale nei processi di costruzione delle nazioni o hanno influenzato la geopolitica. In altre parole, l'uso dello sport e delle questioni correlate come nuova fonte di potere per raggiungere obiettivi nelle relazioni locali, nazionali, regionali e globali viene definito geopolitica dello sport, e si tratta di un concetto ormai ben noto, ampiamente discusso e accettato anche a livello accademico.
Dunque, la totalmente inaspettata vittoria del Napoli rappresenta un clamoroso successo per il calcio cosiddetto identitario e per una città che si rispecchia profondamente nella propria squadra di calcio, quasi fondendosi con essa, in un processo ravvisabile in pochissime altre realtà nel mondo.
Opera di Micco Spadaro La Rivolta di Masaniello 1648-1652. Museo Nazionale di San Martino, Napoli.
Di una squadra che in questi tempi di omologazione capitalistica del calcio globale è riuscita a compiere un'impresa sportiva con pochi mezzi a disposizione rispetto alle corazzate del ricco nord Italia e compiendo una rivoluzione tecnica con i giocatori chiave provenienti da paesi come Georgia, Nigeria, Corea del Sud. Luoghi differenti rispetto alla tradizione calcistica. Riuscendo a raggiungere il livello mediatico dei grandi squadroni blasonati a livello internazionale. Anche grazie al fatto che il più grande giocatore della storia del calcio, Diego Armando Maradona, ha scritto proprio con la squadra del Napoli le sue pagine più belle di una tormentata carriera.
Insomma, la vittoria degli azzurri è arrivata nonostante la società abbia deciso di andare controcorrente rispetto a quella regola non scritta da rispettare per raggiungere la vittoria finale. Così come parimenti la città di Napoli in un'epoca di omologazione globale è riuscita a mantenere salda la propria identità stratificata da millenni di storia, la cultura greca delle origini.
Lo storico Alessandro Barbero in un'intervista ha affermato: “Napoli è una città dove la storia gronda dai tetti e cammina per le strade abbracciando uno spazio temporale che va dall’antichità più remota a epoche recenti. E questo contribuisce a rendere Napoli speciale”.
Come speciale è questa straordinaria vittoria arrivata nel bel mezzo di un'epoca di straordinari stravolgimenti nel cosiddetto ordine mondiale.
Il Napoli con la sua vittoria ha contribuito alla democratizzazione di uno sport per troppo tempo monopolizzato dalle ricche squadre del nord Italia. Compagini il cui dominio basato sullo strapotere economico è paragonabile al declinante dominio globale dell'ordine occidentale guidato dai decadenti Stati Uniti d'America. Adesso messo in discussione dall'emergere di una nuova realtà multipolare guidata dalle potenze eurasiatiche e del sud globale. Cina, Russia, il Brasile di Lula.
In questo momento di euforia e gioia globale consentiteci questa affermazione: quello del Napoli è il primo scudetto dell'era multipolare. Uno scudetto 'maradoniano', nel senso politico del termine. Maradona ha agito come una fonte di potere alternativo per il suo paese ed è stato in grado di influenzare le relazioni di potere nel progettare e rappresentare le strategie del suo paese, così come della regione sudamericana impegnandosi in prima persona insieme ai presidenti socialisti e progressisti della regione come Fidel Castro e Hugo Chavez per recuperare la sovranità e lottare contro l'imperialismo statunitense che ha devastato l'America Latina. Anche a Napoli con le sue posizioni politiche fuori dal campo e le magie sul terreno di gioco ha contribuito a risollevare una città piegata.
Maradona ha rappresentato per Napoli qualcosa di molto importante: è stato il riscatto, il vanto della città. Quello che ha fatto lui a Napoli lo hanno fatto solo i Borbone e Masaniello.
(Pino Daniele)
Finché i veri napoletani ci saranno, ci saranno, quando non ci saranno più, saranno altri. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all’ultimo napoletano, cioè irripetibili, irriducibili ed incorruttibili.
(Pier Paolo Pasolini)
Napoli è l’altra Europa. Che la ragione cartesiana non può penetrare.
(Curzio Malaparte)