L'Italia dei bassi salari e del lavoro sommerso

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L'Italia dei bassi salari e del lavoro sommerso

 

di Federico Giusti

Sono ormai decine di migliaia i giovani, e meno giovani, che hanno abbandonato l'Italia per cercare altrove un lavoro ben retribuito e una vita dignitosa, tra loro non ci sono solo i classici cervelli in fuga rifiutati dal sistema universitario ma anche lavoratori senza troppe specializzazioni e con pochissimi titoli. L'Italia non è un paese attrattivo se non per il turismo e quindi non rappresenta la meta ambita per chi voglia stabilizzare  e migliorare la propria condizione di vita.

Ascensore sociale fermo da lustri, bassi salari, welfare a dir poco inadeguato, sono queste le cause del declino italico, senza dimenticare la scarsa crescita dell'economia.

L’Italia registra la peggiore performance salariale nell’ultimo decennio anche se la erosione del potere di acquisto è iniziata già 30 anni or sono, sia sufficiente ricordare che poco più di un anno e mezzo fa le buste paga reali risultavano ancora inferiori del 7 per cento rispetto ai livelli antecedenti al covid, la stagnazione salariale e la crisi sanitaria hanno corso parallelamente

Dall'inizio secolo ad oggi sono trascorsi 25 anni ed eccezion fatta per una piccola parentesi il nostro paese ha sempre perso ogni confronto con i paesi occidentali sia se parliamo di crescita economica che di tenuta dei salari e delle pensioni; quando, in alcuni paesi  gli stipendi aumentavano vistosamente, in Italia la crescita degli stessi era a dir poco irrisoria, anni e anni nei quali ad ogni rinnovo contrattuale subentrava perdita del potere di acquisto.

I partiti hanno fatto a gara nello scaricare sugli avversari le responsabilità di questa crisi, siamo arrivati al paradosso di criminalizzare perfino il contenimento del tempo determinato utilizzando in questa battaglia regressiva parte dei sindacati rappresentativi  eppure sempre nell'ultimo trentennio le scelte operate non hanno mai rimesso in discussione i meccanismi contrattuali vigenti, quelli per i quali il calcolo del costo della vita è sempre al ribasso. Non basta la critica ai sindacati miopi che sottoscrivono intese perdenti, quando si va a rinnovare un contratto esistono meccanismi di calcolo del costo della vita così iniqui da farci perdere, subito potere di acquisto

L'Italia  poi ha visto crollare la quota di ricchezza indirizzata verso i salari, se preferiamo potremmo parlare di quota dei salari rispetto al PIL  giusto a ricordare che in Italia la rendita, la speculazione in borsa, i dividendi tra gli azionisti beneficiano di vantaggi indubbi rispetto agli altri paesi della Ue.

Bassi salari, pensioni da fame, lavoro nero, fuga all'estero, part time incolpevole, sono il problema irrisolto, eppure le manovre di Bilancio non hanno mai preso sul serio i dati economici, le indagini statistiche estrapolandone sono parte dei risultati, qui parzialissimi dati corrispondenti ai propri desiderata. Nell'ultimo anno registriamo la crescita degli occupati ma fin troppi sono i contratti part time e quelli a tempo determinato, questo non si racconta nelle narrazioni del Governo.

I dati Istat parlano di dati record del tasso di occupazione con la crescita degli occupati in tutte le classi d’età eccezion fatta nella fascia di età che va dai 25 ai 35 e in particolare sono gli over 50 a beneficiare di questa ripresina.

Se andiamo a vedere come questi dati sono riportati troveremo chi esalta acriticamente l'operato del Governo raccontando di una economia florida e di una occupazione in grande spolvero, altri parleranno invece di crisi occupazionale in una fascia di età rilevante dimenticando al contempo gli altri dati, poi ci saranno i critici osservatori a sostenere che la crescita occupazionale riguarda solo le fasce di età già formate e specializzate denunciando la scarsa propensione della azienda italica a formare la propria manodopera investendo in tecnologie.

Una lettura esaustiva non dovrebbe temere alcun confronto provando a ricostruire la realtà in termini esaustivi per comprendere i reali andamenti dell'occupazione e dell'economia. Da parte nostra ripetiamo spesso e volentieri alcuni concetti relativi alla erosione del potere di acquisto mettendoli in relazione alle dinamiche salariali presenti e future.

Le unità di lavoro irregolari sono sopra 3 milioni e 130 mila unità, stando al Rapporto della Fondazione di Vittorio, il nero è in crescita rispetto a prima della pandemia e allo stesso anno 2022, poi troveremo settori nei quali il nero risulta presente più che in altri ma alla fine ci imbatteremo  sempre in tre aree dove il fenomeno prospera: l'agricoltura, il commercio e le costruzioni

E il nero non è un problema da affrontare con l'etica e la morale perchè le aziende che utilizzano il lavoro irregolare potranno ridurre il costo della forza lavoro offrendo servizi e prezzi migliori rispetto a chi invece rispetta le normative. E proprio il nero concorre allla riduzione dei salari e all'accrescimento della precarietà sotto forma di  contratti instabili .

Se poi il nero si afferma nei settori a bassa qualificazione le conseguenze saranno devastanti per la forza lavoro meno specializzata e con minori tutele, perdere una fonte di reddito per quanto irregolare sia getta sul lastrico interi nuclei familiari per i quali la ricollocazione sul mercato del lavoro diventa ardua, abbassare poi il costo del lavoro o cercare la competitività sulla contrazione salariale costo significa alla lunga non investire in nuove tecnologie e processi formativi e acuire la distanza da economie con prestazioni decisamente migliori delle nostre.

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