La spaccatura dell'Occidente

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La spaccatura dell'Occidente

Occidente spaccato. 

Stamane c'è stato un vertice a tre tra Xi Jin Ping, Manuel Macron e Olaf Scholz sul conflitto tra Russia e Ucraina.

A parte il fatto delle dichiarazioni di merito (dove comunque nella sostanza i cinesi sostengono la Russia) ciò che conta è l'elemento simbolico di un vertice che sostanzia la nascita di un asse Parigi-Berlino-Pechino per la risoluzione di questo conflitto che è di gran lunga l'evento storico più rilevante della storia europea dalla caduta del Muro di Berlino.

Come sempre per capire l'aria che tira bisogna vedere gli assenti più che i presenti. Mancano gli USA e manca la Gran Bretagna. Ripeto, manca Washington e manca Londra, ma c'è Pechino. Un fatto abnorme che sancisce plasticamente la volontà di Parigi e Berlino di rendere irrilevante la posizione del mondo anglosassone negli affari europei. In altri termini, Parigi e Berlino non ci stanno a vedere l'Europa distrutta (economicamente o fisicamente non cambia molto) nella guerra per Kiev così come vorrebbero gli anglosassoni (rileggere il mio articolo scritto il giorno dell'apertura delle ostilità dove parlavo di omicidio perfetto dell'Europa da parte di Biden). 

Come rispondono gli anglosassoni?

A stretto giro di posta, Washington fa sapere che oggi vieterà l'import di petrolio, gas liquefatto e carbone di provenienza russa. Una bomba nucleare simbolica(anche se dal punto di vista pratico irrilevante economicamente per gli USA che sono esportatori netti di energia). Ora che succede? Gli inglesi si accoderanno (già l'hanno detto) a Washington).

Lo stesso faranno australiani e canadesi. Insomma, l'anglosfera unita e compatta nella volontà di alzare il livello dello scontro. Da capire chi in Europa potrebbe seguirli. Parere personale: gli olandesi lo farebbero volentieri ma non possono perchè troppo integrati economicamente con i tedeschi.

Belgi con la Francia e troppo ci guadagnano dall'EU per volerne la morte. E allora chi? Semplice, i polacchi, gli slovacchi, i rumeni, e i baltici. Questi sono l'anello debole che da sempre prende soldi (a vagonate) dalla UE ma prendono ordini da Washington. Se cedono quelli dell'Est il destino europeo è segnato (nella mia visione): consunzione economica fino all'asfissia nella migliore delle ipotesi. 

I russi? Sono alla finestra e aspettano di capire. Secondo me se capiscono che i paesi europei non vogliono il loro gas e il loro petrolio saranno loro a bloccare tutto. 

E l'Italia? I pusillanimi che ci governano, fanno scena muta. Trenta anni che scodinzolano dietro a francesi e tedeschi e per una volta che fanno una cosa sacrosanta per salvare un  continente da morte certa questi che fanno? Non li seguono. E certo, perchè c'è l'altro padrone che non si può scontentare, Washington. Quindi aspettano di capire qual è il carrozzone vincente. I soliti arlecchini. Questa volta si giocano gli ultimi scampoli di benessere di un intero popolo, e forse anche altro. Ma non  gli frega nulla, l'importante è salvare il loro augusto culo gli altri s'arrangino. Roma, 8 Settembre 1943, oggi.

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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