La guerra del Draghistan

10429
La guerra del Draghistan

 

di Gandolfo Dominici[1]

 

Nella neolingua dell’orwelliana colonia atlantista del sultanato del Draghistan la guerra si chiama pace e per ottenerla basta spegnere i termosifoni e l'aria condizionata.

Infatti, il sultano del Draghistan è passato dal suo già mirabile “non ti vaccini, muori e fai morire” all'altrettanto laconico e tranchant “Preferite la pace o l’aria condizionata?”. Qualcosa che suona come “accendi l’aria condizionati e uccidi un bambino ucraino”.

Poco importa che anche un bambino di due anni possa notare la mancanza di nesso logico tra l'aria condizionata (quindi le implicite sanzioni finalizzate al  non comprare il gas russo) e una trattativa per ottenere la pace con la Russia.

Logica vorrebbe che per ottenere quella che nella paleo-lingua italiana si definiva “pace” sarebbe opportuno creare un clima di distensione per favorire il dialogo che difficilmente si può ottenere con sanzioni o, peggio ancora, inviando armi ad una delle due fazioni in conflitto.

Ma - evidentemente - i padroni di oltre oceano non vogliono questo, e il sultano della colonia del Draghistan - insieme al coro degli altri suoi omologhi europei - obbedisce incurante delle disastrose conseguenze economiche, sociali e (sperando che mai avvenga) militari.

Sempre nella scuola di Orwell, e come nel caso della precedente emergenza (o per meglio dire “stato di eccezione”) Covid, allo Stato ed alla stampa occorre generare paura e odio per un nemico cosicché, per combatterlo, bisognerà obbedire. Così, mentre nel caso del Covid il nemico erano (e per inerzia lo sono ancora) i “no-vax”,  ora il nemico è un paese “avversario” che è tale per volontà di chi comanda.

D’altro canto “Putin è peggio di una animale” secondo il diplomaticissimo e preparatissimo capo della diplomazia del Draghistan - fine stratega che il mondo ci invidia - Luigi di Maio.

Contro questo terribile mostro che, secondo la narrazione della propaganda globalista, un giorno - alzandosi dal letto - per noia ha deciso di invadere la confinante Ucraina, bisogna quindi inviare armi per abbatterlo.

Ovviamente, nulla conta la Costituzione della fu Repubblica Italiana che all’art. 11 sancisce che: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

E ovviamente guai a chi, come il Prof. Orsini, si interroga sul perché si sia arrivati a questo conflitto. Guai a dire che la causa può essere stata il progressivo ’accerchiamento' operato dalla Nato, la persecuzione dei russofoni in Ucraina  da parte di battaglioni neo-nazisti  (ora dipinti dalla propaganda occidentale come pacifici filosofi Kantiani) inneggianti al collaborazionista nazista Bandera (che figura pure sui francobolli), o che la “rivoluzione arancione” sia stata finanziata dal “filantropo” Soros e dai suoi compari[2]  (complotto!). La propaganda del Draghistan è semplice, è “for dummies” (trad. per idioti): “un dittatore cattivo chiamato Putin ha invaso un Paese libero, felice e democratico per uccidere donne e bambini!”; un po’ come per il condizionatore e la pace.

Il nuovo maccartismo atlantista del Draghistan segue i dettami americani e si alimenta di paura e odio. La paura del Covid viene ora gradualmente rimpiazzata dalla paura per la Russia. L’odio per i vari capri espiatori del “covidismo”: i podisti, la movida, i dissidenti, i no-vax, sta mutando in odio per la cultura russa e per i russi esclusi pure dalla cultura e dallo sport del regime globalista.

D’altro canto, si ricorderà come ai tempi del blocco comunista si dicesse che i Cinesi mangiassero i bambini; un po’ come oggi si narra che i soldati Russi facciano tiro a bersaglio sugli ospedali pediatrici come quello di Mariupol con un solo paziente, una blogger e un’attrice (che poi ha raccontato la messa in scena ed è stata accusata di essere una propagandista filo-russa).

Per carità non si vuole qui negare che l’orrore della guerra possa mietere vittime innocenti. La guerra fa schifo!

Ma, a prescindere dal linguaggio orwelliano della neolingua, le “petalose” bombe di “pace” su Belgrado fanno altrettanto schifo delle bombe su Kiev della cosiddetta “operazione militare speciale”! Sono guerre tutte e due!

Tuttavia pare chiaro, a chi abbia un minimo di capacità logica, che se la Russia - pur possedendo un arsenale in grado di radere al suolo l’intera Ucraina in pochi giorni, stia attaccando in modo convenzionale e con bombardamenti soltanto mirati è proprio perché cerca di limitare le vittime tra i civili. Ma la logica non va mai d’accordo con la propaganda!

Mariupol, Bucha, etc. sono propagandate come Bergamo per il Covid. Del verbo atlantista del Draghistan non è consentito dubitare! Credere, obbedire e (mandare gli ucraini a) combattere! Armatevi e partite! Vi daremo le armi, così potrete fare più vittime e dare quindi la colpa al supercattivo Putin.

Ovviamente guai a chi non segue i comandamenti della propaganda di governo, il neo-maccartismo lo punirà con l’esclusione lavorativa e sociale cosi come per i “criminali no-vax”.

Chi, ad esempio, vede incongruenze temporali e una palese illogicità nei cadaveri lasciati per strada nel sobborgo di Bucha, viene accusato di essere un russo-filo strumento della propaganda putinista.

L’elenco delle messe in scena degne del Truman Show in questo primo mese e mezzo di conflitto è troppo lungo per essere qui elencato e aumenta ogni giorno. 

Tra le tante messe in scena (o fakenews surreali che dir si voglia), alcune sono tragicomiche come l’anziana che abbatte un drone russo con le lattine di pomodoro, o la nonnina ucraina avvelenatrice che uccide otto soldati russi con una torta avvelenata e -  ovviamente - le messe in scena nostrane con il conduttore Giletti che si dichiara in diretta dalle “trincee” di Odessa con sullo sfondo i murales della stazione di Barra a Napoli, o la CNN, che spaccia la canadese e paciosa Edmonton per zona di guerra in Ucraina, solo per citarne alcune.

Quindi, la disinformazione è per l’Occidente tutto ciò che non sia stato avallato dal “Ministero della Verità” attraverso le sue liste del politicamente, scientificamente e moralmente corretto secondo quanto sancito dalle elite al potere.

Ma poco importa la verità, d’altronde in guerra la prima vittima é proprio la verità!

La russofobia, come il maccartismo, non conosce l’ostacolo della verità.

Come il giornalista statunitense Peter Khiss scriveva ai tempi del maccartismo: “il pubblico dei lettori deve capire che è difficile, se non impossibile, ignorare le accuse del senatore McCarthy solo perché si sono dimostrate di solito esagerate e false. È al lettore che spetta trovare il rimedio[3]. Insomma se un ristorante serve cibo avvelenato sta all’avventore rifiutarlo!

Bisogna però anche dire che su una cosa l’Occidente è più bravo e forte della Russia: la propaganda.

L’Occidente ha acquisito mezzi e tecniche di manipolazione evidentemente superiori a quelle russe. Il conflitto in Ucraina non sarebbe mai scoppiato se la propaganda russa avesse avuto capacità anche solo paragonabili a quella occidentale. In Ucraina si parla anche russo, eppure sono stati gli occidentali a creare il personaggio politico Zelenskyy con una serie televisiva dal titolo: “Il servitore del popolo” in cui impersonava il ruolo politico che avrebbe poi assunto.

Mentre la manipolazione dell’informazione occidentale censura, ridicolizza, ostracizza e banna sui social media, la propaganda russa li chiude perché non riesce a controllarli. In questo la Russia è molto arretrata rispetto all’occidente è rimasta su vecchi schemi.

Ma a prescindere dalla propaganda, il grido di guerra del Draghistan è oggi: “Per sconfiggere il nemico Putin bisogna sanzionare la Russia!

Le sanzioni alla Russia seguono la stessa pseudo-logica perversa delle restrizioni: non sappiamo cosa fare, allora ci auto-infliggiamo un bel salasso per  “spezzare le reni” (come ha detto il brillante ministro degli esteri) al terribile mostro dittatore Vladimir Il Terribile, anche a costo di finire noi in terapia intensiva!

 

Neanche l’alfabeto si salva! Bandita la lettera “Z”!

In Germania esporre la lettera Z diventa un reato! La compagnia di assicurazione svizzera Zurich la elimina da suo logo (in barba alla storica neutralità della Svizzera).  Gli araldi del regime definiscono la Zeta “la nuova svastica” e membri del Parlamento lituano hanno proposto di aggiungere la lettera Z ai simboli nazisti. Infatti, la lettera Z (che non esiste in cirillico) è utilizzata come simbolo di riconoscimento dei mezzi militari russi in Ucraina. In realtà si tratta di un riconoscimento tradizionale russo chiamato nastro di San Giorgio (quello che uccide il Drago).

Oltre a boicottare la lettera Z, per fermare Vladimir il terribile la vicepresidente dell’Unione Europea Margarethe Vestager ha avuto un colpo di genio per risolvere la crisi energetica: "Fatevi meno docce, così farete un dispetto a Putin". Insomma un’Europa di sozzoni per fare dispetto al terribile dittatore russo!

Il tutto avviene in nome dell’atlantismo. Nella colonia draghistana si è passati da “ce lo chiede l’Europa” a “ce lo chiede l’America”.

Il fine è sempre creare una dipendenza. I globalisti DEM già da anni non gradivano la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia, NorthStream2 doveva essere bloccato, e così è stato poco prima dello scoppio del conflitto in Ucraina. D’altro canto non scordiamoci la fine che fu riservata a Enrico Mattei, nel lontano 1962, per la sua “colpa” di essere vicino ad ottenere la piena indipendenza energetica dell’Italia.

Importeremo il gas americano, inquina di più, costa di più, però è un gas “democratico”!

Un’altra terribile arma dei geni della guerra europei e draghistani è il sequestro dei beni agli “oligarchi”  russi  (notare qui come in neolingua draghistana i miliardari russi sono detti “oligarchi” mentre i loro corrispondenti occidentali sono “filantropi”). Anche qui il “diritto ondulatorio” tipico del Draghistan non si smentisce, sequestrare i beni ai russi perché la Russia ha invaso un paese equivale a rigor di (il)logica a sequestrare i beni ai siciliani perché in Sicilia c’è la Mafia.

Tra l’altro come ha notato lo stesso sultano del Draghistan al momento dei sequestri, i beni degli oligarchi (eccezion fatta per qualche villa o yacht) erano già andati altrove da tempo così che il ventilato ammutinamento degli oligarchi contro Vladimir il Terribile non c’è stato (forse perché sono stati gli stessi oligarchi a spingere Putin in questo conflitto per liberarsi del giogo occidentale? Chissà!)

I sequestri dei beni ai russi e le sanzioni seguono la stessa logica perversa delle sospensioni dei no-vax dal lavoro, ma sono meno efficaci se l’obiettivo è colpire la Russia. Il rublo che doveva crollare si è ripreso; il consenso per il governo di Putin che doveva essere colpito sembrerebbe invece essere cresciuto; si sono create nuove alleanze con la Cina e persino con l’India (tradizionalmente non proprio vicina alla Cina) e le chiusure di multinazionali occidentali in Russia hanno danneggiato soltanto le multinazionali stesse. Si è scoperto infatti che i russi possono sopravvivere senza i-phone, che se chiudono i McDonald questi riaprono con un nuovo logo e a prezzi inferiori e che le blogger russe possono anche dare fuoco alle loro borse di Chanel, mentre scopriremo a breve che senza energia le fabbriche europee che producono questi beni saranno costrette a chiudere i battenti.

L’occidente basato sull’economia finanziaria dovrà fare in conti con l’economia reale; se si hanno le materie prime si possono costruire le fabbriche, ma se si hanno le fabbriche e i capitali senza le materie prime le fabbriche chiudono; economia reale contro economia finanziaria.

Ci si domanda se non sarebbe stato più saggio per l’Europa un atteggiamento più neutrale in questo conflitto. Ma la risposta è che essere “neutralista” non è considerato “politically correct” .

In Draghistan la neutralità è eresia  o peggio cospirazione con il “nemico”. “Whatever it takes” per obbedire alle lobby globaliste e mantenere l’ordine mondiale prestabilito, è questo il motto del regime in auge nell’ “Occidente post-democratico”.

La guerra è purtroppo considerata il fondamento dello sviluppo della società, soprattutto di quella americana che non a caso non ne fa mai mancare.  Come notava Umberto Eco in “Costruire il nemico” (2008): “La guerra permette a una comunità di riconoscersi come "nazione"; senza il contraltare della guerra un governo non potrebbe neppure stabilire la sfera della propria legittimità; solo la guerra assicura l'equilibrio tra le classi e permette di collocare e sfruttare gli elementi antisociali. La pace produce instabilità e delinquenza giovanile; la guerra incanala nel modo più giusto tutte le forze turbolente dando loro uno "status".

Leggendo  “1984” di Orwell, da ritenersi -  ormai - un manuale di scienze politiche, si evidenzia l’importanza della costruzione del nemico: “L'Odio era cominciato. Come al solito, la faccia di Emmanuel Goldstein, il Nemico del Popolo, era apparsa sullo schermo. S'udì qualche fischio, qua e là, fra i presenti. La donnetta dai capelli color sabbia diede in una sorta di gemito in cui erano mescolati paura e disgusto. Goldstein era il rinnegato, l'apostata che, una volta, molto tempo prima […] era stato il supremo traditore, il primo che avesse osato profanare la purezza del Partito. Tutti i delitti che erano stati commessi in seguito contro il Partito, tutti i tradimenti, gli atti di sabotaggio, le eresie, le deviazioni, ecc. erano sorti direttamente dal suo insegnamento. […] La bruna dietro a Winston aveva cominciato a strillare: "Porco! Porco! Porco!" e, tutt'a un tratto, afferrò un pesante dizionario di neolingua e lo scaraventò sullo schermo.[…] La cosa più terribile dei Due Minuti d'Odio non consisteva tanto nel fatto che bisognava prendervi parte, ma, al contrario, proprio nel fatto che non si poteva trovar modo di evitare di unirsi al coro delle esecrazioni… Una fastidiosa estasi mista di paura e di istinti vendicativi, un folle desiderio d'uccidere, di torturare, di rompere facce a colpi di martello percorreva l'intero gruppo degli astanti come una sorta di corrente elettrica, tramutando ognuno, anche contro la sua stessa volontà, in un paranoico urlante e sghignazzante.

Per difendere le “nostre libertà” e la “democrazia” ogni azione e ogni mistificazione è lecita!

Avere un nemico serve per definire l’identità di un sistema di valori di un sistema geopolitico.

Ma quali sarebbero oggi i valori dell’Occidente?

La “libertà” che secondo il Presidente della Repubblica “non si può invocare”?

La “democrazia” dei governi non eletti e del pensiero unico “politically correct”?

L’inclusione sociale e la società aperta come per gli insegnanti, prima sospesi senza stipendio e ora  mobbizzati e rinchiusi come in punizione negli stanzini perché non hanno obbedito alle disposizioni sanitarie del Draghistan?

Così come la guerra viene denominata pace, il liberalismo è totalitarismo. Tutto è trasformato nel suo opposto.

Il “patto sociale” su cui si era retto l’Occidente durante la (prima) guerra fredda è stato violato, tradito dalle restrizioni e dalle discriminazioni draconiane imposte con il pretesto del Covid.

Forse per questo motivo, a differenza della propaganda Covid, la propaganda di guerra anti russa del Draghistan sembra oggi perdere colpi. Numerosi sondaggi mostrano che la maggioranza degli italiani non è d’accordo con le sanzioni (auto-inflitte) e con l’invio di armi[4].

Questo diffuso scetticismo ai comandamenti della propaganda ci fa sperare in una presa di coscienza e magari che forse un giorno ci porterà a un governo eletto, e non nominato, che ripristini ciò che un tempo fu l’Italia e la sua Costituzione. Anche se oggi dire “speranza” può sembrare a molti non di buon augurio, questa è comunque sempre l’ultima a morire, sperando che non muoia per una guerra che noi non vogliamo.

 

 

[1] Professore Associato di Business Systems e Marketing – Università di Palermo – esperto di Cibernetica Sociale – Editor in Chief della rivista scientifica Kybernetes – CV: https://gandolfodominici.it/

[2] https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-03/se-soros-e-finanza-scelgono-governo-dell-ucraina-084934.shtml

[3] http://www.acoma.it/sites/default/files/pdf-articoli/20cartosio.pdf p. 85

[4] Si veda ad esempio il sondaggio di AffariItaliani: https://www.affaritaliani.it/sondaggi/vota.html?pollId=4413

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La strategia del riccio di Trump di Giuseppe Masala La strategia del riccio di Trump

La strategia del riccio di Trump

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita   Una finestra aperta Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo di Francesco Erspamer  Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Siria. Israele, jihadisti e noi... di Paolo Desogus Siria. Israele, jihadisti e noi...

Siria. Israele, jihadisti e noi...

Caracas contro il fascismo e per la Palestina di Geraldina Colotti Caracas contro il fascismo e per la Palestina

Caracas contro il fascismo e per la Palestina

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio di Marinella Mondaini Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Professioni e privilegi di Giuseppe Giannini Professioni e privilegi

Professioni e privilegi

72 ore di bipensiero oltre Orwell di Antonio Di Siena 72 ore di bipensiero oltre Orwell

72 ore di bipensiero oltre Orwell

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA di Gilberto Trombetta IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione di Michelangelo Severgnini La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Tempi duri per i poveri di Michele Blanco Tempi duri per i poveri

Tempi duri per i poveri

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis di Giorgio Cremaschi Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti