Il loop dell'Afghanistan: infanzie devastate, indottrinamento e violenza

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Il loop dell'Afghanistan: infanzie devastate, indottrinamento e violenza

 

[Questo saggio è diviso in due parti]

PARTE I

Da quando gli Stati Uniti e il loro governo vassallo hanno consegnato il potere ai Taleban, l'Afghanistan è rimasto intrappolato in un incubo paralizzante dal quale, a quanto pare, non si sveglierà nel prossimo futuro.

Per Al Mayadeen English   

[questo saggio è stato tradotto dal tedesco e dall'inglese in italiano da Nora Hoppe]

Da quando gli Stati Uniti e il loro governo vassallo hanno consegnato il potere ai Taleban, l'Afghanistan è rimasto intrappolato in un incubo paralizzante dal quale, a quanto pare, non si sveglierà nel prossimo futuro.

Il 29 febbraio 2020, gli Stati Uniti e i Taleban hanno firmato a Doha un accordo in base al quale si sarebbe dovuto formare un governo di transizione con la partecipazione dei Taleban per condurre il Paese verso la pace e la sicurezza e porre fine all'occupazione statunitense e della NATO in modo graduale e ordinato. Tuttavia, al di là delle dichiarazioni ufficiali presentate al pubblico, recentemente sono circolate speculazioni sui social, in vari programmi televisivi afghani al di fuori dell'Afghanistan e in discussioni e interviste tra giornalisti, accademici, storici, esperti politici e attivisti politici, secondo cui ci sarebbero state altre collusioni tra i Taleban e gli Stati Uniti da un lato e tra Turchia, Qatar, Pakistan e Stati Uniti dall'altro.

Si riferiscono al fatto che, dopo la presa di potere, la Turchia e il Qatar hanno ripetutamente cercato di convincere i Taleban a lasciare a loro la sicurezza e la gestione dell'aeroporto di Kabul, ma i Taleban hanno sempre rifiutato la loro offerta. Ora, secondo le ultime notizie, gli "Emirati Arabi Uniti" hanno vinto la gara d'appalto per l'aeroporto di Kabul e ne assumeranno l'amministrazione e la sicurezza. Per estensione, ciò significa anche che gli agenti del Mossad potranno ora volare a Kabul e poi infiltrarsi in Iran senza ostacoli. (Il lungo confine tra Iran e Afghanistan è difficile da controllare e solo a caro prezzo per l'Iran).

Inoltre, la velocità a rotta di collo con cui gli Stati Uniti sono partiti dall'Afghanistan e la conseguente classica fuga del "presidente" e del suo governo da quegli "insorti vittoriosi" (che, inizialmente, non avevano alcuna intenzione di entrare nella capitale), suggeriscono che l'azione consensuale era stata presa molto prima dell'incontro di Doha. Quindi, il governo afghano guidato da Ashraf Ghani era assente e non rappresentato ai negoziati di Doha, e aveva concordato "accordi segreti" in anticipo per poi stare semplicemente al gioco? Ci sono molti indizi che fanno pensare che questo sia stato il caso.

Secondo diversi testimoni, unità della cosiddetta "rete Haqqâni" (il ramo radicale politico-etnico-religioso dei Taleban, alias la fazione Ghelzayi), con la partecipazione attiva del "palazzo presidenziale", sono state posizionate in luoghi strategici e non rivelati di Kabul mesi prima della conquista della capitale. L'altro ramo dei Taleban, la fazione Dorrani (i Taleban "moderati") guidata dal Mullah Baradar, che ha condotto i negoziati a Doha, è sembrata sorpresa dalla rapida caduta di Kabul. Ciò fa sorgere il sospetto che forse solo una parte dei Taleban, ovvero la rete Haqqâni, abbia raggiunto un accordo segreto con gli Stati Uniti, Ghani e i suoi uomini altrove, prima o dopo i colloqui di Doha. Lo scopo e l'obiettivo di tale scenario sarebbe stato senza dubbio quello di far sprofondare il Paese in un'instabilità e in un caos ancora più profondi, al fine di preparare il terreno per futuri piani di ulteriore destabilizzazione (come la potenziale incorporazione di DAESH).

Al-Qaeda, Hezb-al-Tahrir, gli islamisti dell'Asia centrale e gli uiguri sono già presenti e rappresentati tra i Taleban e sono tutti basati nel nord dell'Afghanistan. Gli eventi di inizio gennaio 2022 in Kazakistan confermano l'esistenza di questo scenario. Inoltre, il 7 maggio, sette missili sono stati lanciati in Tagikistan dalla provincia di Badakhshan, al confine con il Tagikistan, e un mese fa l'Uzbekistan è stato bersaglio di missili provenienti dall'Afghanistan. I gruppi islamici di opposizione negli Stati dell'Asia centrale, incoraggiati dalla "vittoria" talebana, stanno iniziando ad agire contro i loro governi, come dimostrano i recenti disordini nella provincia sud-occidentale di Badakhshan in Tagikistan.

I Taleban rilasciano ripetutamente dichiarazioni contraddittorie sulla loro posizione e sui loro obiettivi. Da un lato, affermano di combattere DAESH con determinazione e che in Afghanistan non esistono cellule di DAESH degne di nota. Dall'altro, attribuiscono a DAESH tutti gli attacchi terroristici, che quasi quotidianamente sono diretti soprattutto contro gli Hazara sciiti. In ogni caso, si dice che la rete Haqqâni abbia stretti legami con DAESH e che, ideologicamente, siano poco distinguibili l'una dall'altra. Mentre i Taleban dorrani si rivolgono al loro leader Mullah Heibatollah Âkhomdzada con "Amir al-Mo'menin", gli Haqqâni chiamano il loro fondatore e capo "Serajoddin Haqqâni Khalifa" (il Califfo). Il titolo di Amir indica il leader di un Paese o di un popolo, mentre Khalifa è un titolo dato al leader di tutti i musulmani nel mondo. (Anche Al-Baghdadi, il leader di DAESH, si è definito Khalifa).

I Taleban hanno anche schierato unità di "squadre suicide Badri" al confine afghano con altri Paesi dell'Asia centrale. Anche se i Taleban continuano a insistere che il loro territorio non costituisce una minaccia per i vicini, lo stesso dispiegamento di queste unità e la presenza di gruppi terroristici tagiki, turkmeni, uzbeki e uiguri nel nord dell'Afghanistan costituiscono una spada di Damocle che pende sull'intera regione.

Dopo aver conquistato l'intero Afghanistan, i Taleban avevano annunciato un'amnistia generale per tutti i membri dello Stato rovesciato. Ma non passa giorno senza che un soldato, un ufficiale, un poliziotto, un giudice, un procuratore o chiunque altro abbia lavorato per le forze di occupazione o per il precedente governo venga arrestato, rapito, picchiato e umiliato o ucciso da qualche parte in Afghanistan. Le persone scompaiono senza lasciare traccia, i loro corpi vengono ritrovati qualche giorno dopo con ferite da proiettile e da tortura oppure non vengono ritrovati affatto. I responsabili sono sempre registrati come "sconosciuti". E la dichiarazione ufficiale dei Taleban è sempre la risposta standard: "Si sta indagando sul caso e i responsabili saranno puniti secondo la Sharia". Internet è pieno di foto, video e rapporti su questi casi. E non si tiene nemmeno conto dei numerosi rapimenti, omicidi e altre trasgressioni minori e maggiori che rientrano nell'ambito della "criminalità ordinaria". Questo è uno stato di cose gradito a chiunque abbia un conto in sospeso con qualcuno: la vendetta è diventata all'ordine del giorno.

Così com'è, i Taleban sono privi di professionalità, maestria, know-how e conoscenza e comprensione della complessità della vita, del mondo e dei suoi abitanti. Hanno trascorso l'infanzia e la pubertà nelle cosiddette "scuole Qorân", rigide e di stampo militare, dove sono stati indottrinati e sottoposti al lavaggio del cervello fino all'ultima cellula cerebrale e a punizioni corporali regolari. In seguito, venivano sguinzagliati sull'umanità come giovani uomini con il compito di mettere in pratica ciò che avevano imparato e interiorizzato. Queste scuole sono state istituite in Pakistan dopo l'inizio della guerra in Afghanistan negli anni '70 (in aggiunta alle scuole tradizionali Deobandi Qorân già esistenti), specificamente per i bambini rifugiati afghani - tutte sostenute dalla CIA e dall'MI6, progettate e finanziate dall'Arabia Saudita, gestite da e in Pakistan. Durante questo periodo, l'aggressiva ideologia deobandi che aveva fondato queste scuole è stata integrata dal wahhabismo dei sauditi. Si stima che il numero di queste scuole in Pakistan sia di circa 170.000 unità.

Oggi è diventato di moda, e spesso un esempio di un mirato sfoggio di una "morale superiore" tra politici, attivisti per i diritti umani e giornalisti, condannare i Taleban soprattutto perché non permettono alle ragazze di frequentare la scuola. Allora, cosa succederebbe se i Taleban si rassegnassero e permettessero che ciò avvenga domani? Cosa vivrebbero queste ragazze e questi ragazzi nelle scuole talebane? Cosa verrebbe loro insegnato?

Per prima cosa, attualmente c'è una grande scarsità di insegnanti, di materiale didattico e di programmi di insegnamento. La maggior parte dei ragazzi che frequentano la scuola è senza insegnante. (Le insegnanti femmine sono in ogni caso vietate nelle scuole maschili). E cosa fanno i ragazzi a scuola senza un insegnante? Si limitano ad ammazzare il tempo.

In secondo luogo, i Taleban intendono islamizzare, o meglio talebanizzare, il sistema scolastico. Ciò significa che gli studenti nelle scuole possono aspettarsi più o meno gli stessi materiali e le stesse condizioni delle scuole in cui gli stessi Taleban sono stati educati. Se il regime talebano sopravvive e si afferma a livello internazionale, i prossimi alunni delle scuole afghane formeranno semplicemente la prossima generazione di Taleban. È auspicabile? Non sarebbe meglio rimanere analfabeti e non istruiti piuttosto che diventare Taleb istruiti, al pari di alcuni degli attuali leader e alti quadri Taleban? Una scuola talebana non è una scuola nel "senso moderno e civilizzato". È un terreno di coltura.

Tariq Marzbaan

Tariq Marzbaan

 

Nato a Kabul nel 1959, dove ha vissuto fino al 1982 quando si è rifugiato con parte della sua famiglia a Peshawar in Pakistan, poi in Germania dove ha ottenuto la cittadinanza anni dopo. Attualmente risiede nell'Asia sudorientale. Ha conseguito un master in letteratura persiana e filologia tedesca, oltre a continui studi indipendenti sulla geopolitica, la storia e il colonialismo. Ha lavorato come fumettista politico, artista, ricercatore e traduttore di notizie, montatore cinematografico, sceneggiatore. Ha prodotto e diretto il suo film documentario-saggio sull'esilio "The Storm Bird", che è stato presentato nei festival internazionali. Editorialista per Al Mayadeen English.

"Il Waste Land è la terra del non-spazio e del non-tempo, la visione di un luogo di nessuno, che con la sua oscurità infrange ogni speranza, in cui gli abitanti si dibattono in un clima di disperazione e soffocamento."

- Angelo De Sio, nella sua analisi de 'La terra desolata', poema di T.S. Eliot

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