Il grande bluff delle elezioni tedesche

Il grande bluff delle elezioni tedesche

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di Raphael Raduzzi*

 

Questa settimana si è ufficialmente chiusa l’era Merkel… con la vittoria (di misura) di uno dei suoi Ministri più importanti.

Perché, diciamolo subito, sebbene di un altro partito i tedeschi hanno scelto la continuità, intravedendola paradossalmente in Scholz della SDP piuttosto che in Laschet della CDU, il partito della Cancelliera uscente.
Quest’ultimo, con un carisma che fa invidia a Crimi e con continue gaffè durante la campagna elettorale – l’ultima imbucando la scheda elettorale, ripiegata nel verso sbagliato – è riuscito a portare la CDU, il partito di centrodestra, al minimo degli ultimi 30 anni. Analizzando il voto nei vari collegi – in Germania la scheda elettorale prevede infatti due preferenze, una per il candidato uninominale ed una per il partito - si riscontra che i candidati uninominali della CDU sono andati meglio quasi ovunque rispetto allo stesso voto nazionale. La candidatura di Laschet ha affossato la CDU nazionale. Sarà quindi interessante vedere come reagirà la parte più a destra del partito, quella meno moderata, che voleva esprimere ben altri candidati per la cancelleria, da Merz, fino al leader bavarese Soder.

Di ciò si è appunto avvantaggiato Scholz, già ministro delle finanze, è forse colui che è riuscito a stare più al riparo dalle critiche degli avversari durante tutta la campagna elettorale, nonostante le gravi responsabilità negli scandali finanziari di Wirecard e Cum-Ex. E con un 25% che in altri tempi sarebbe stato tutt’altro che eclatante è ora il candidato numero uno a divenire Cancelliere.
I Gualtieri nostrani già gioiscono per un Cancelliere ‘europeista’.

Mi fanno sorridere. Scholz è sì tra i padri dell’Unione Bancaria, ma appunto, non dimentichiamoci cos’è l’Unione Bancaria: bail-in vi dice qualcosa? Una delle misure più disastrose che il nostro paese ha subito dalla UE. E ancora, per caso non l’avete sentito quando qualche settimana fa riferiva al mondo intero che tutto sommato l’attuale Patto di Stabilità e Crescita va bene così com’è? Forse no, eh.

Perché se è vero che il centrodestra esce ridimensionato è anche vero che le forze che maggiormente ‘europeiste’ dai Verdi alla Linke hanno fatto flop. I Verdi aumentano considerevolmente i seggi rispetto a 5 anni fa, ma rispetto ai sondaggi di soli 5 mesi fa, che li vedevano addirittura primo partito, si devono accontentare di un terzo posto al di sotto del 15%. E ancora, la sinistra della Linke, che negli ultimi anni si è sempre più moderata fino a che non ne ha preso le distanze la sua più carismatica leader Sahra Wagenknecht non centra neppure la soglia di sbarramento ed entrerà al Bundestag solo per aver conquistato quanche collegio uninominale a Berlino (est).

Quindi escludendo la sinistra della Linke per insignificanza numerica (e perché si sono già detti all’opposizione) e gli estremisti di Alternative fuer Deutschland (che reggono soprattutto in Sassonia) un passaggio obbligato per formare il governo sarà quello dei liberali della FDP, che rispetto alla scorsa tornata guadagnano una decina di deputati in più. E sarà interessante il ruolo che questo partito giocherà, soprattutto nei ministeri economici, dato che i liberali sono sempre stati i più fieri oppositori di maggiori deleghe alla UE e non hanno mai visto di buon occhio il NGEU (‘recovery fund’ per i non addetti). Basta leggersi una qualche intervista al loro leader, Christian Lindner, uno che ‘lascrime e sangue’ se le mangia a colazione.


Questo significa che l’ora d’aria per Mario sta forse per finire. I falchi riprenderanno a volare sopra Berlino e allora scopriremo se le (orribili) riforme dettate dal PNRR che il nostro governo sta mettendo in campo serviranno a placare il ritorno all’austerity del Patto di Stabilità e Crescita. Quello che piace a Scholz, esatto.

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