Gerusalemme, un venerdì di sangue come tanti

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Gerusalemme, un venerdì di sangue come tanti



di Paola Di Lullo
 

Venerdì, giorno di riposo e di preghiera per tutti i musulmani.

A Gerusalemme Est, non è un venerdì come gli altri. O forse sì. Intorno alle 7,00 del mattino, tre palestinesi, armati di due fucili Carl Gustav e di una pistola, hanno aperto il fuoco contro contro alcuni soldati israeliani. Siamo alla Porta dei Leoni, una delle sette entrate alla città vecchia di Gerusalemme.


Due poliziotti di frontiera, Hail Stawi, 30 anni, di Maghar, e Kamil Shakib Shinan, 22 anni, di Horfish, vengono gravemente feriti. Nel pomeriggio, Micky Rosenfield, portavoce della polizia israeliana, dichiarerà che i due sono morti. Ancora ricoverato un terzo poliziotto, ferito in maniera più leggera.



Secondo le testimonianze, i tre palestinesi scappano verso la Porta della Redenzione ed entrano nell'Al Aqsa Compound, dove vengono "neutralizzati", ossia uccisi, dall'esercito israeliano. A nessuna ambulanza viene consentito, al solito, di avvicinarsi ai tre ragazzi che muoiono dissanguati, per terra.


La portavoce della polizia israeliana, Luba al-Samri, su indicazione dei servizi di sicurezza dello Shin Bet, ha successivamente identificato i tre palestinesi come arabi israeliani di Umm al-Fahm. Mohammed Ahmed Mohammed Jabareen, 29 anni, Mohammed Hamed Abd Al-Latif Jabareen, 19 anni e Mohammed Ahmed Mafdal Jabareen, 19 anni, tutti senza alcun precedente per reati contro la sicurezza.



Tre ore prima dell'attacco, due dei terroristi avrebbero pubblicato una foto su Facebook con la moschea Al-Aqsa sullo sfondo e con la scritta : "Il sorriso sarà più bello domani".


A seguito dell'attacco, le forze israeliane hanno chiuso l'Al Aqsa Compound, respingendo fedeli e visitatori. Chiuse tutte le porte di accesso, chiusa anche tutta l'area della città vecchia. Impedita la preghiera del venerdì, per la prima volta dal 2014 quando l'attivista ebreo di destra Yehuda Glick - ora membro della Knesset - fu sparato nella zona .


Per impedire l'accesso dei fedeli, le forze di sicurezza israeliane, hanno istituito delle barricate. Il Gran Muftì di Gerusalemme, Sheikh Muhammad Hussein, ha invitato i fedeli musulmani ad arrivare alle barricate ed a tenere le preghiere di venerdì. "Non c'è una forza sulla terra che possa impedirci di arrivare ad al-Aqsa e tenere le preghiere del venerdì". Il Gran Muftì è stato arrestato dalle forze israeliane durante il primo pomeriggio di venerdì mentre stava pregando tra una folla di fedeli musulmani, costretti a pregare in strada dopo la chiusura dell'Al Aqsa Compound. Dopo alcune ore di detenzione è stato rilasciato dietro una cauzione di 10.000 shekels (2.813 dollari).


La polizia ha arrestato anche le guardie del Waqf islamico, il corpo giordano incaricato della custodia dell'Al Aqsa Compound , che erano nel complesso durante l'attacco. Secondo l'Autorità Islamica Waqf, la polizia ha sequestrato anche i cellulari delle guardie.


Alla domanda come sia stato possibile per i palestinesi entrare amati all'interno del Compound, il capo della polizia ha spiegato che "tutti gli anni, ogni venerdì, decine di migliaia di fedeli entrano nel complesso e non passano attraverso un controllo di sicurezza, come avviene di solito, poiché è difficile controllare circa 180.000 persone, che attraversano diversi cancelli. Diventa così più semplice portare armi".


 

Mentre Hamas ha dichiarato che l'attacco "è una risposta naturale al terrorismo israeliano e che mostra che l'intifada continua ed il popolo è unito alla resistenza", il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha chiamato il primo ministro Benjamin Netanyahu per condannare la sparatoria e chiedere la riapertura del sito. Netanyahu ha chiarito ad Abbas che non ci sarà nessuna modifica allo status quo.

 

I media giordani, nel frattempo, hanno riferito che i funzionari governativi del regno erano in trattative con Israele nel tentativo di far riaprire l'Al Aqsa Compound.


 

Fin qui la cronaca. Chi si è recato almeno una volta a Gerusalemme, però, qualche dubbio lo ha. I controlli cominciano in strada, molto prima di arrivare ai gates. Io, internazionale cui sono stati garantiti più diritti che ai palestinesi, sono stata perquisita ed il mio zaino svuotato e controllato. Può essere possibile che ai "terroristi" palestinesi venga negato questo onore?
Non solo. La prima sparatoria è avvenuta alla Porta dei Leoni. Per raggiungere l'Al Aqsa Compound i tre palestinesi devono aver percorso 650 metri. Otto minuti circa, a piedi. Armati? Di solito, non riescono a fare nemmeno otto passi. Possibile che non abbiano pensato di disfarsi delle armi, prima di andare a mischiarsi ai fedeli? Possibile che abbiano corso il rischio, certo, certissimo, di essere perquisiti e, nel migliore dei casi, arrestati? La dichiarazione del capo della polizia di Gerusalemme fa acqua da tutte le parti. Le perquisizioni ci sono, eccome. Ed i palestinesi ne sono ben consapevoli. Tra l'altro, all'interno del Compound, come mostrato dai video, non c'è quasi nessuno. Erano tutti nella moschea, i fedeli? E questi tre ragazzi erano fuori con le loro armi in bella vista che invitavano ad ucciderli? Troppe domande senza risposte, una ricostruzione dei fatti che non convince, non me...




I link dei video : https://www.facebook.com/QudsN/videos/1646800168730211/
https://www.facebook.com/QudsN/videos/1646610588749169/


 

Fonti : Ynet News
Haaretz
Ma'an News Agency
Quds Network

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