George Floyd - Iyad Hallaq. USA-Israele, stesse pratiche, ma in Palestina si muore senza clamore

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George Floyd - Iyad Hallaq. USA-Israele, stesse pratiche, ma in Palestina si muore senza clamore

Di Paola Di Lullo
 
Mentre gli occhi del mondo, dalla società civile, agli artisti, ai difensori dei diritti umani, ai media, distrattisi un attimo dal COVID, sono giustamente rivolti e puntati su Indianapolis, Minnesota, USA,  in Palestina si muore senza clamore.

Se l'indegno omicidio, ad opera di un poliziotto, di George Floyd, ripreso da un video amatoriale, ha scatenato proteste in tutta l'America, nessuno si è indignato per Iyad Hallaq, ucciso quattro giorni dopo dalla polizia di frontiera israeliana.

Se gli USA sono a ferro e fuoco, soprattutto dopo gli scandalosi risultati della prima autopsia, secondo cui "l'uomo non è morto né per asfissia né per strangolamento,  ma per gli effetti combinati dall'essere bloccato dalla polizia con le sue patologie precedenti  (ipertensione arteriosa e problemi coronarici) più qualche potenziale sostanza intossicante presente nel suo corpo", Iyad non riceverà alcuna autopsia, il suo cadavere non è stato restituito alla famiglia, è in custodia israeliana, trasferito all'Istituto forense di Abu Kabir a Tel Aviv, che detiene corpi di palestinesi uccisi in presunti attacchi contro israeliani. L'istituto è notoriamente noto come il luogo in cui sono stati raccolti organi e parti del corpo palestinesi.
Se l'agente di polizia Derek Chauvin, è stato arrestato e indagato per omicidio colposo, nessun poliziotto israeliano andrà a processo per aver freddato Iyad Hallaq. La polizia israeliana  ha aperto un'indagine e due agenti di polizia di frontiera sono stati interrogati sulla sparatoria, dopo di che uno degli ufficiali è stato rilasciato in condizioni restrittive e l'altro è agli arresti domiciliari. Dureranno assai poco, Israele ci ha abituati anche a questo. Basta ricordare il caso del soldato Elor Azaria che il 26 marzo 2016 aveva freddato a Khalil il palestinese Abdul Fatah al-Sharif. Omicidio volontario, dicevano i video che avevano ripreso il palestinese già ferito a terra, disarmato ed inoffensivo, quando Azaria lo aveva freddato. Omicidio colposo, decideva la corte israeliana, condannandolo a 18 mesi, di cui solo 9 scontati in carcere (https://www.aa.com.tr/en/middle-east/israel-soldier-who-killed-palestinian-freed-from-prison/1138535).

Se tutte le persone di coscienza di questo mondo, da quattro giorni sono George Floyd e sono nere, nessuno, tranne pochi, è Iyad Hallaq ed è palestinese.
Perché questa disparità di trattamento? Perché mentre un omicidio commesso da un poliziotto della democrazia delle democrazie, che ancora si fregia di esportare il proprio modello in tutto il mondo ( con che risultati basta guardare Iraq, Afghanistan e Libia, per citare i casi più recenti), viene mandato in onda dai tg e ripreso da tutti i giornali mainstream,  quello di un poliziotto commesso dall'unica democrazia del Medio Oriente non ha la stessa copertura mediatica?

Sia ben chiaro, è con soddisfazione enorme che constato la denuncia dell'apartheid ancora esistente contro i neri statunitensi. Ma è con rammarico che constato come ancora una volta, la morte di un palestinese non faccia "notizia". Sui social sono circolate molte foto che hanno comparato l'atteggiamento di Derek Chauvin a quello, quasi quotidiano, dei militari, esercito o polizia di frontiera, contro i palestinesi. Immobilizzati, faccia a terra, ginocchio premuto sul collo. Eppure, la stessa scena, ripresa negli USA genera indignazione, ripresa in Palestina, indifferenza.

Fin qui le analogie.

Ma chi era Iyad Allaq e perché gli hanno sparato contro sette colpi, otto secondo alcuni, quasi un intero caricatore? Era davvero una minaccia per la polizia di frontiera?
Ieri mattina, come tutti i giorni, Iyad, 32 anni, autistico, si stava recando a piedi da Wadi Joz, il suo quartiere, alla scuola per disabili al-Bakriyyah, che frequentava  nella città vecchia di Gerusalemme. Non voleva rinunciare ad andarci, Iyad, perché quella scuola rappresentava il suo unico contatto con il mondo esterno e con la realtà in cui viveva. A parte la scuola, viveva con i suoi genitori, per lo più chiuso nella sua camera.

Era a piedi, Iyad, come ogni giorno. E, come ogni giorno, deve aver incontrato ufficiali dell'esercito e/o poliziotti. Ma ieri, secondo quanto riportato dal capo della polizia Micky Rosenfeld, all'altezza della Porta dei Leoni, gli ufficiali "hanno individuato un uomo con in mano un oggetto sospetto che sembrava una pistola. Lo hanno invitato a fermarsi e hanno iniziato a inseguirlo a piedi, durante gli inseguimenti gli agenti hanno anche aperto il fuoco contro il sospetto". Perché Iyad non si è fermato all'alt della polizia? Semplice, non ha capito. Si è invece spaventato, vedendosi accerchiato, ed ha cominciato a correre. Dopotutto, era a pochi metri dalla scuola. Si è addirittura nascosto in un cassonetto della spazzatura quando i poliziotti hanno cominciato a sparare.

Lo hanno "neutralizzato", come amano ripetere. Dove neutralizzare non sta per rendere inoffensivo, ma morto. Lo hanno lasciato sanguinare a terra, vietando l'ingresso delle ambulanze, e poi hanno chiuso tutta la zona. "Nessuna pistola è stata trovata nell'area", ha dichiarato ancora Micky Rosenfeld. Sul luogo dell'esecuzione, dico io.
Per non farsi mancare nulla, la polizia ha fatto anche  irruzione nella casa di Hallaq  e l'ha perquisita, senza trovare nulla. I membri della sua famiglia sono stati interrogati, perché si continui a far confusione tra colpevole ed innocente.

Non si danno pace i genitori, il padre Khairi, scioccato e incredulo, la madre in lacrime, sconvolta e incapace di riprendere fiato, è un fiume in piena. Iyad era un "bambino nel corpo di un uomo", incapace di fare del male a chiunque. Perché non hanno cercato l'arma, prima di ucciderlo? Perché non hanno provato ad arrestarlo? "È stato assassinato a sangue freddo, non portava altro che il suo telefono cellulare e il suo portafoglio",  "Non portava armi, voleva andare a scuola perché si sentiva annoiato a casa, ma a scuola poteva essere più attivo e interagire con gli altri ... ".

"In questo momento, dopo che è stato ucciso in questo modo, il mio unico desiderio è che possiamo tenere la cerimonia funebre nella moschea di Al-Aqsa, prima che sia sepolto nel suolo di Gerusalemme. Era una persona innocente, non odiava nessuno, e ciò che gli hanno fatto è un crimine non solo contro di lui, ma anche contro ogni persona con bisogni speciali. Hanno ucciso il mio unico figlio, che era un bambino nel corpo di un uomo. Hanno ucciso il mio unico figlio, hanno ucciso il mio unico figlio ... "

Se sei palestinese, sei colpevole anche senza prove. Se sei palestinese, a volte subisci un mai equo processo, altre vieni freddato per strada.

Se sei palestinese, della tua morte non importa a nessuno. Perciò, se puoi, muori in silenzio, senza scomodare le coscienze sopite e corrotte di chi sa ma tace.
 
 
FONTI :The Times of Israel
             Middle East Monitor
             Haaretz
             Al Jazeera
             Imemc
 
NOTA : Secondo il gruppo Jewish Voice for Peace (JVP), la brutalità della polizia americana nei confronti di George Floyd è una conseguenza delle "migliori pratiche" e della competenza nelle tecniche antiterrorismo insegnate ai funzionari delle forze dell'ordine statunitensi durante il loro addestramento in Israele. Migliaia di funzionari sono stati inviati dagli Stati Uniti in Israele per l'addestramento e altre migliaia hanno partecipato a conferenze e seminari con personale israeliano. JVP lo ha documentato nel suo rapporto Deadly Exchange (https://jewishvoiceforpeace.org/wp-content/uploads/2018/09/Deadly-Exchange-Report-Code-939480235.pdf ) che evidenzia le "pericolose conseguenze dell'addestramento delle forze dell'ordine americane in Israele".
Questi programmi di scambio "mortali" sono stati potenziati a seguito dell'attacco terroristico dell'11 settembre. Dozzine di stati degli USA, così come l'FBI e la CIA, inviano ora reclute e alti funzionari in Israele per apprendere le tecniche paramilitari dallo Shin Bet,l'agenzia di sicurezza interna Shin Bet di Israele. I programmi di scambio delle forze dell'ordine statunitensi con Israele sono ora standard e talvolta si sono svolti da personale israeliano in America.
JVP sostiene che molte delle misure draconiane adottate dalle forze dell'ordine statunitensi, comprese le forze di polizia, sono state perfezionate attraverso tali programmi di scambio. Il razzismo intrinseco della società israeliana, in cui ogni palestinese è visto come una potenziale minaccia per i cittadini ebrei israeliani, è replicato dalle forze dell'ordine bianche nelle loro opinioni su neri americani, musulmani e altri gruppi minoritari. In una tale mentalità, vengono trasformati da cittadini con diritti civili e di altro tipo in minacce dalle quali gli americani bianchi devono essere protetti ad ogni costo.
 
 
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