Donbass: una guerra di aggressione dimenticata
A cura di Enrico Vigna e Colon. V. Surkov
Questo cartello commemorativo popolare fatto in casa, trasuda stanchezza e frustrazione dal Donbass.
Il cartello è attaccato al tronco di un albero che cresce in uno dei cortili del distretto Kuibyshevsky di Donetsk. Quanti di questi cortili ci sono… non si possono contare. Quante persone sono rimaste a vivere in questi cortili e quante sono costrette ad andarsene, dovreste venire e vedere.
Ma è certo che milioni di cuori affettuosi e preoccupati battono incessantemente al ritmo di quelle semplici parole... e non solo nel Donbass, ma in molte parti del mondo.
Molti ci scrivono di continuare a informare e denunciare questa guerra silenziata, alcuni chiedono di pubblicare i nomi delle persone uccise nel Donbass ogni giorno, al fine di diffondere nel mondo informazioni attendibili, ufficialmente taciute. Ma a volte non si riesce neanche a finire un elenco che è già da aggiornare con nuove morti. Ormai esiste anche la paura di fare i nomi, da parte dei familiari per timore di mettere sotto attacco da parte dei neonazisti, parenti e amici del defunto; molti caduti possono essere ancora cittadini ucraini e avere i familiari dall’altra parte del fronte.
C’è poi la riservatezza legata al rigoroso divieto di divulgazione dei nomi di militari, che potrebbero essere volontari cittadini della Russia, perché il Donbass è ora la vera prima linea dell'idea russa di giustizia, onore e dovere. Ci sono molte ragioni per il silenzio, ma c'è solo un fatto: la guerra in Donbass rimane, per così dire, sotto un divieto tacito. Silenzio nelle televisioni, nelle radio del mondo. Nei canali russi tra i pochi che danno notizie, i servizi sono sempre gli stessi: bombardamenti, distruzione, dolore, vittime e paura per la vita, in tempo di pace.
In sostanza, in questi sette anni non è cambiato nulla. Perché? Tutto è chiaro e semplice, dicono, in Donbass c’è un conflitto intra-ucraino. No signori!
Non essendo dipendente di alcuna risorsa mediatica, in assenza della necessità di coordinare il contenuto delle pubblicazioni, con una particolareo definita politica editoriale, la nostra coscienza, come quella di questi residenti del cortile di Donetsk, non ci permette di tacere.
Ci sono continuamente civili uccisi nella guerra in Donbass. I loro nomi sono noti, ma spesso non comunicati. Piccola guerra = piccole vittime, grande guerra = grande eco. Ecco com'è.
Ma quanto può durare questo? Chi sa dare una risposta? È possibile calcolare le varianti di tutti i tipi di problemi della popolazione da questa infinita “non guerra” non dichiarata?
Il Donbass non è solo una questione politica politica, ma una risorsa umana vivente.
Digrignando i denti e stringendo la sua volontà in un pugno, il Donbass è SILENZIATO! Continuano a non sentirlo, a non vederlo, a non accorgersene. E allora le persone stesse, protagonisti e vittime di tutto questo, hanno deciso di non tacere: hanno messo in un posto visibile un segno di memoria per i loro vicini morti.
E quell'agghiacciante punto interrogativo su questo memoriale popolare nazionale, urla con una tale potenza che è possibile che si fonda, con un altro movimento popolare, che è diventato il "Reggimento Immortale".
Il colonnello V. Surkov al centro.