Come Milei ha aperto le porte al saccheggio dell'Argentina

Con il "provvidenziale" aiuto americano si risolve, per ora, la crisi del Peso argentino. Una crisi valutaria ingiustificata sulla base dei fondamentali del paese che però consegna la politica del paese nelle mani dei "salvatori" di Washington. Una situazione che per molti versi ricorda quanto accadde in Italia durante il governo Amato del 1992.

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Come Milei ha aperto le porte al saccheggio dell'Argentina

 

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico
 

Mentre tutti gli osservatori delle vicende di politica internazionale analizzano ciò che sta avvenendo negli infuocati quadranti del Medio Oriente, dell'Europa e ora dei Caraibi passa sotto traccia ciò che sta avvenendo nella parte più meridionale del continente sudamericano, nell'Argentina, retta dal presidente ultraliberista e pasdaran filo yankee, Milei.

A causa di un crollo del valore del peso argentino che si sta verificando a partire da questa primavera, il tesoro USA ha deciso di sostenere la divisa argentina acquistandone una quantità equivalente a 20 miliardi di dollari. Una mossa che sostiene il corso del peso nel Forex.

Va aggiunto che appena ad Aprile di quest'anno il Fondo Monetario Internazionale ha erogato un finanziamento di 20 miliardi di dollari a Buenos Aires, sempre con la finalità di sostenerne la moneta.

Ma per quale motivo le monete si svalutano e conseguentemente sono causa di fiammate inflattive dovute al fatto che le importazioni sono effettuate con una moneta svalutata rispetto a quella che è lo standard dei commerci internazionali, ovvero sia, il dollaro americano?

Le monete generalmente si svalutano proprio a causa proprio di un disordine nei conti nazionali, ovvero di squilibri prolungati nei commerci con l'estero (e dunque un passivo nella bilancia commerciale) che generano a loro volta un passivo nel saldo delle partite correnti e in definitiva una posizione finanziaria netta passiva.  Ma è realmente questa la situazione argentina?

Nonostante il proliferare di giornalisti investigativi nessuno sembra essersi preso la briga di andare a controllare su fonti qualificate (a partire dalle istituzioni internazionali quali la Banca Mondiale e l'FMI) quali siano le condizioni dei conti nazionali del paese sudamericano. Questo forse a causa del pregiudizio legato a questo paese, che nell'immaginario collettivo, lo vede perennemente in grave crisi economica e bisognoso di aiuto.

Eppure se andiamo a verificare sul sito della Banca Mondiale lo storico del Saldo delle Partite Correnti scopriamo che nel 2024 è in attivo per oltre 5 miliardi di dollari e, nel corso degli ultimi dieci anni, è stato mediamente in equilibrio.

Conseguentemente anche la posizione finanziaria netta (o “net international investment position” in gergo anglosassone) risulta in attivo, sebbene nell'ultimo anno questo attivo sia calato fino a meno di 40 miliardi di dollari. Probabilmente proprio a causa delle risorse provenienti dagli Stati Uniti e dal FMI che, ovviamente, vanno contabilizzate tra le liabilities. Ma il fatto rimane, l'Argentina è al momento un “creditore netto verso il resto del mondo” in virtù del suo NIIP positivo. E dunque rimane l'arcano: se i fondamentali del paese sono in equilibrio per quale motivo la divisa argentina, il Peso, si è svalutata in maniera così pesante?

Quando i fondamentali di un paese sono sostanzialmente in equilibrio,  il crollo della moneta è spiegabile sono con potenti manovre speculative (che possono essere ottenute anche a basso costo con strumenti finanziari adeguati quali i futures) che hanno ovviamente scopi reconditi. In questo caso neanche tanto reconditi a mio avviso. 

In sostanza, l'equilibrio dei conti nazionali argentini certificato peraltro dalle istituzioni finanziarie internazionali come l'FMI e la Banca Mondiale, lascia sospettare che ci sia dietro una manovra speculativa tendente a creare artificialmente disordine finanziario innescato proprio dalla violenta svalutazione delle monete che, naturalmente, manda in passivo la bilancia commerciale e erode il saldo positivo delle partite correnti. A quel punto, con lo tzunami finanziario artificialmente creato ecco che arriva la salvezza al passo di carica di qualche settimo cavalleggeri particolarmente interessato: in questo caso il Fondo Monetario Internazionale (direttamente controllato dagli USA) e l'esecutivo americano in prima persona, addirittura.

Lo scopo di questa salvezza, che non è null'altro, che una messa in scena ha una sola finalità: quella di creare dei creditori che possano diventare i domini della politica argentina condizionandone le scelte di politica estera, interna e ovviamente anche nelle politiche economiche. Chi siano i domini è facile da intuire; gli Stati Uniti d'America, che condizioneranno la politica argentina dei prossimi anni.  E' chiaro, e va detto apertamente, gli USA non avrebbero mai potuto architettare un piano di questo genere senza l'accordo sottobanco dell'esecutivo argentino, non a caso guidato dal filo americano, anarcocapitalista e  trumpiano Javier Milei.

Una strategia, per molti versi simile a quella degli inizi degli anni 90 in Italia. L'Italia che aveva i fondamentali sostanzialmente in equilibrio vide attaccare dalla finanza internazionale a partire da George Soros, la Lira, che si svalutò violentemente generando una sorta di emergenza nazionale che diede il via alla stagione delle privatizzazioni (a buon mercato per gli amici) e dei tagli draconiani ai diritti sociali e al welfare. Peraltro, da notare, il governo Amato all'epoca mandò in default l'EFIM, la finanziaria dell'industria manifatturiera di Stato. Una scelta scellerata che oltre a consentire laute libagioni agli amici che si spartirono la polpa delle tante aziende, consentì un'ulteriore violentissimo attacco alla Lira da parte degli investitori internazionali, questa volta giustificato dal default di una holding statale che vedeva di fatto lo Stato italiano responsabile dell'insolvenza. Una mossa politica quella del governo Amato scellerata qualora fosse stata fatta in buona fede e traditrice qualora fosse stata fatta in malafede perchè consentì agli assedianti di scavalcare le mura della città assediata, l'Italia.

Come si può capire un file rouge lega l'Italia di allora all'Argentina di Milei: la volontà da parte dei governanti di trovare un dominus che imponga scelte politiche per gli anni a venire e che faccia ingoiare al popolino la pillola amara. Peccato che, allora in Italia e ora in Argentina, quella pillola non sarebbe stata necessaria se si fosse governato con oculatezza e non con il chiaro intento di incaprettare il proprio popolo.

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