Bollettino della Bicocca. Dal Maccartismo al Draghistanismo

Bollettino della Bicocca. Dal Maccartismo al Draghistanismo

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Anno II dell’Era Vaccinista

 

A difendere la Sacra Volontà del Governissimo dei Migliori ci pensa ancora una volta il glorioso Ateneo Longobardo! Ecco che proprio mentre il nostro sultano del Draghistan pronunziava le fatali parole di sfida alle barbariche orde slave, qualcuno tentava proditoriamente di obnubilare le menti dei giovani possessori QR-code con letture di un prolisso scribacchino della Moscovia. La perfida natura degli scritti di quest'ultimo si evince chiaramente dal fatto che mai in vita sua ha preso le distanze dal terribile Zar di tutta la Russia Vladimiro Putin, mostrando come il suddetto Teodoro Dostoevskij non fosse null'altro che un propagandista dell'intollerante imperialismo russo.

I professionisti custodi della verità scientifica e dell'informazione che vigilano senza requie presso la loro sede della Bicocca hanno prontamente individuato e neutralizzato la minaccia, costringendo alla resa l'improvvido italico scrittore Nori responsabile di tale affronto. Messo al corrente di cotanta inscalfibile determinazione e perizia dell’Istituzione Universitaria, siamo certi che l’infido Zar sarà atterrito e inevitabilmente ordinerà alle sue orde cingolate di ritirarsi senz’indugio di là del Don, proponendo al valoroso popolo ucraino l'annessione di Volgograd e Pietroburgo come riparazione dei danni di guerra!

Ma l’Università di Milano Bicocca non è nuova a tali atteggiamenti. Ricordiamo come ha messo (a suo dire) alla berlina con un tweet il prof. Broccolo per avere osato mettere in discussione l’utilità della terza e quarta dose sui giovani. Eresia che la novella inquisizione accademica degli “accademici petulanti” (Cfr. Giordano Bruno) non poteva certamente lasciare impunita.

E che dire degli artisti russi esclusi dal Teatro della Scala sempre in quel di Milano perché rei di non avere “abiurato” pubblicamente e condannato il loro governo. Nemmeno gli Asburgo osarono tanto con il dissidente Giuseppe Verdi.

Ciò richiama ad un altro periodo storico di deriva democratica avvenuto nei “democraticissimi” (e guai a negarlo a pena di bombardamento per la pace) Stati Uniti d’America: il “maccartismo”.

Per chi non ricordasse o non conoscesse  di cosa si tratta un breve riassunto potrà aprire le porte a certe Analogie. Il maccartismo fu un atteggiamento politico nato negli USA degli anni ’50 e contraddistinto dalla ghettizzazione di persone ritenute sovversive (ai tempi perché filo-comuniste e come oggi filo-russe). Deve il suo nome al senatore Joseph McCarthy che diresse la commissione per la repressione delle attività antiamericane operando attacchi personali, nella maggior parte dei casi infondati, nei confronti di intellettuali, uomini di spettacolo e di cultura e dipendenti dello stato. La causa di tale fenomeno fu la fobia per le "influenze comuniste" sulle istituzioni statunitensi causati da alcune sconfitte geopolitiche come il consolidarsi dell'egemonia sovietica sull'Europa orientale, il successo della rivoluzione comunista cinese e la Guerra di Corea (1950-1953). Il fenomeno generò una vera e propria caccia alle streghe, per richiamare le evidenti analogie.

Comunque la si pensi sul triste e malaugurato conflitto tra Russia e Ucraina sembra che oggi nella democraticissima Europa e nell’ancora più “democratica” Italia non sia possibile avere una opinione diversa da quella “ortodossa e politically correct” del governo e dei media mainstream. Probabilmente un passo indietro rispetto anche al secolo scorso in cui prima del primo conflitto mondiale vi fu una aperta discussione pubblica e parlamentare tra interventisti e neutralisti.

Oggi il neutralismo è eresia, non è “politicamente corretto” e ci troviamo dinnanzi ad un novello maccartismo.

 

Gandolfo Dominici

David Corversi

Associazione CoScienze Critiche - https://www.coscienzecritiche.it/

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