Scuole di nativi indiani, le responsabilità della Chiesa e il negazionismo dilagante

Perché i ritrovamenti delle scuole residenziali indiane – e la responsabilità della Chiesa – vengono negati, e quelli di bambini occidentali no? Forse perché c’è la potenziale aggravante dell’odio razziale verso i Nativi Americani?

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Scuole di nativi indiani, le responsabilità della Chiesa e il negazionismo dilagante

 

 

di Raffaella Milandri  

 

I bambini nativi americani valgono meno dei bambini occidentali? La Chiesa cattolica va difesa quando è chiamata in causa per gli orrori delle scuole residenziali indiane, e accusata solo se colpevole di atrocità nei confronti dei bambini occidentali? È questa la domanda che vi pongo poiché, in seguito al mio precedente articolo in questa rubrica, “Trovati i resti di 38 bambini nativi in Sud Dakota sul terreno di una scuola residenziale indiana”, alcuni si sono sentiti in “dovere” di puntare l’indice sulla “innocenza” della Chiesa. Chi conosce il mio lavoro sa che ho sempre cercato conclusioni obiettive e una analisi ponderata nelle mie divulgazioni, a tal punto che ho inviato una copia del  mio libro “Le scuole residenziali indiane. Le tombe senza nome e le scuse di Papa Francesco” al Papa stesso. Non mi piace scagliarmi per partito preso. Ho sempre detto che quanto avvenuto nelle scuole residenziali indiane ha visto la corresponsabilità della Chiesa,  ma ho sottolineato che, senza le leggi imposte ai Nativi da parte del Governo degli Stati Uniti e di quello del Canada, il sistema delle scuole residenziali non sarebbe esistito. Ora, queste reazioni agitate di chi sottolinea la “non colpevolezza” della Chiesa cattolica, che ha gestito la maggior parte di queste scuole, rischia di costituire una sorta di vittimizzazione secondaria dei Nativi, in cui la vittima non viene difesa ma subisce ulteriori ingiustizie. Come nei casi famosi di stupro e femminicidio. Eppure, lo stesso Papa si è recato in Canada, nel 2022, per un pellegrinaggio penitenziale durante il quale chiedere scusa alle popolazioni native.



Le critiche e le rappresentazioni collettive

Come per ogni notizia ampiamente diffusa sui media, le scoperte iniziate nel 2021 a Kamloops, in Canada, di resti di bambini nativi nei pressi di ex scuole residenziali indiane, in maggior parte cattoliche, sono state soggette a critiche e a opinioni di negazionisti, nonché alla accusa di fake news. Cercheremo di analizzare le informazioni a nostra disposizione, non dimenticando che sono in corso ricerche e che la situazione delle “tombe senza nome” è in evoluzione.

Partiamo dalla “non-notizia”: le tombe, i resti dei bambini delle residential school, di fatto, a oggi non sono stati riesumati in senso materiale, bensì per la maggior parte individuati con il GPR. Ma, nel 2021, i maggiori media internazionali non hanno posto dubbi: hanno parlato di tombe senza nome, di corpi ritrovati. Ho fatto molte ricerche per verificare l’inizio e l’andamento degli scavi: ci sono fatti, come i casi precedenti di riesumazioni di corpi di bambini in collegi indiani, e fondamentali dati storici e report del Governo degli Stati Uniti e di quello del Canada, che assurgono a documentazioni accertate. Non serve che io ripeta qui gli abusi fisici, mentali e sessuali subiti da questi bambini, basta rileggere alcuni articoli dedicati nella rubrica “Nativi”, al link         https://www.lantidiplomatico.it/news-nativi/53237/ 

Lo storico Marc Bloch ha ampiamente trattato il tema della manipolazione delle informazioni, affermando: “L'incomprensione del presente nasce fatalmente dall'ignoranza del passato”.  Bloch ci ha fornito, nei suoi mirabili studi, una “giustificazione” degli errori di comunicazione e di interpretazione dei media:

«Una falsa notizia nasce sempre da rappresentazioni collettive che preesistono alla sua nascita; essa solo apparentemente è fortuita o, più precisamente, tutto ciò che in essa vi è di fortuito è l’incidente iniziale, assolutamente insignificante, che fa scattare il lavoro dell’immaginazione; ma questa messa in moto ha luogo soltanto perché le immaginazioni sono già preparate e in silenzioso fermento».

In realtà, i motivi per questa “manipolazione” e “salto alle conclusioni” delle notizie sulle scoperte delle ex residential school in Canada e negli Stati Uniti sono complessi: economici e politici, sensazionalistici, ma condizionati anche dal noto declino della popolarità della Chiesa cattolica degli ultimi anni. Citiamo, ad esempio, un recente report di abusi in Irlanda, del gennaio 2021 quindi di poco precedente ai fatti di Kamloops e successivi:

«Migliaia di neonati sono morti nelle case di accoglienza irlandesi per madri nubili e i loro figli gestite dalla Chiesa cattolica tra gli anni Venti e gli anni Novanta, secondo quanto emerso martedì da un'inchiesta, un tasso di mortalità “spaventoso” che riflette condizioni di vita brutali» (Reuters, 12 gennaio 2021, Factbox: Reports into abuses in the Irish Catholic Church, link: https://www.reuters.com/article/us-ireland-church-abuses-factbox-idUSKBN29H1JJ )

Ecco un interessante parallelo (tratto da “Le scuole residenziali indiane. Le tombe senza nome e le scuse di Papa Francesco”) fra i ritrovamenti del 2021 in Canada e un caso del 2018 in Scozia, del professor Stephen J. McKinney dell’University of Glasgow, che commenta le metodologie di insegnamento cattoliche.

«La notizia della scoperta di tombe senza nome di 215 bambini indigeni nel 2021 nel sito della Kamloops Indian Residential School in British Columbia, e in seguito nei siti di altre ex scuole residenziali, ha messo ancora una volta in evidenza le tragiche conseguenze delle ingiustizie delle scuole residenziali (Thorne & Moss, 2022). Kamloops era gestita dalla Chiesa cattolica. Il numero esatto di bambini morti potrebbe non essere mai conosciuto a causa della pratica di una cattiva tenuta dei registri (Supernant, 2022). Esistono paralleli in altre parti del mondo. In Scozia, le possibili tombe non segnate di 400 bambini si trovano nel cimitero della chiesa parrocchiale di St. Mary a Lanark (Gamble, 2018). I bambini erano stati residenti presso la Smyllum Park School gestita dalle Daughters of Charity (Figlie della Carità) come orfanotrofio e scuola per i bambini poveri (1864-1981) e sono stati sepolti nella “Smyllum plot” nel cimitero della chiesa di St. Smyllum. Mentre i bambini sembravano essere morti per cause naturali, e il costo economico può spiegare la mancanza di lapidi, ciò si inserisce nel contesto delle gravi prove di abusi emotivi, fisici e sessuali nei confronti dei bambini nella scuola che sono state portate alla luce dallo Scottish Child Abuse Inquiry Case Study no. 1 (Scottish Child Abuse Inquiry, 2018). Le tombe non segnate in Canada e in Scozia sono indicatori agghiaccianti del fatto che i bambini non sarebbero stati ricordati e avrebbero fatto parte della storia dimenticata. La storia recuperata delle scuole in Canada dimostra quanto l'assistenza ai bambini fosse lontana dalla concezione di giustizia sociale abbracciata dal Catholic Social Teaching (Insegnamento Sociale Cattolico). La dignità umana intrinseca di tutti gli individui, rivelata dalle Sacre Scritture, che è alla base dell'insegnamento sociale cattolico contemporaneo, non è stata riconosciuta (Genesi 1, 26-27, Consiglio Pontificio della Giustizia e della Pace, 2004). La “dignità” cristiana è stata imposta con una forma culturale europea di cristianesimo cattolico, con conseguenze terribili».




Perché, quindi, i ritrovamenti delle scuole residenziali indiane – e la responsabilità della Chiesa – vengono negati, e quelli di bambini occidentali no? Forse perché c’è la potenziale aggravante dell’odio razziale verso i Nativi Americani? Dopo le scuse del Papa nel 2022, si sono aggiunte anche le scuse di Biden a fine ottobre 2024, ne abbiamo parlato in un articolo, ma anche queste “all’acqua di rose”. Tornando al negazionismo, menziono un articolo di Terry Gavlin del National Post del 30 maggio 2022, “Perché gran parte di ciò che avete sentito sulle tombe della scuola residenziale è sbagliato”, che sottolinea che “non c’è niente da dimostrare” e ne riporto un ampio stralcio.

«Politici e giornalisti si sono apertamente impegnati nel negazionismo delle scuole residenziali. I negazionisti, per essere chiari, non negano l'esistenza delle scuole residenziali e nemmeno alcuni dei danni del sistema IRS (Indian Residential Schools). Piuttosto, cercano di minimizzare o distorcere i fatti fondamentali dell'IRS e di mettere in dubbio la validità delle ricerche dei resti umani per scuotere la fiducia del pubblico. Le comunità native sono state chiare sul fatto che quelle identificate sono potenziali tombe non segnate, ma si è preso spunto dall'errore di alcuni giornalisti per suggerire che gran parte della reazione - sia in Nord America sia nel resto del mondo - sia stata errata e ingiustificata. Al momento non è stata scoperta alcuna fossa comune, ma sono già state individuate più di mille potenziali tombe non segnate e molti consigli tribali hanno appena iniziato le loro indagini. Soprattutto, un errore commesso da alcuni giornalisti non cambia il fatto che sappiamo già che più di 4.000 bambini e ragazzi indigeni sono morti nelle scuole residenziali indiane del Canada, e oltre 1000 negli Stati Uniti. Molti di questi decessi sono stati riportati nei registri della Chiesa e del Governo. Alcune tribù vogliono riesumare i resti per confermare e riportare a casa i dispersi, mentre altre non lo vogliono e si affidano ad altri tipi di prove per ottenere una chiusura.        

Probabilmente non si saprà mai il numero totale di bambini morti o scomparsi. Molti Nativi hanno chiesto di non concentrarsi sulle cifre - trattando i parenti come semplici numeri, come si faceva in molte scuole residenziali - ma di ricordare che ogni bambino è importante. Un bambino in una tomba senza nome è uno di troppo. Non c’è niente da dimostrare. Solo perché alcune persone vogliono vedere l'esumazione prima di credere alle morti già documentate nelle scuole residenziali, non significa che le nazioni indigene abbiano l'obbligo di dissotterrare i loro parenti per dimostrare ciò che già sappiamo essere accaduto. I popoli indigeni non devono a nessuno i corpi dei loro figli.  Le scuole residenziali non sono una fake news».

Quando le narrazioni non tengono conto dei fatti e non sono fondate sulla realtà, è impossibile avere una conversazione onesta. C'è effettivamente chi travisa la storia delle scuole residenziali, nel tentativo di sminuire ciò che è accaduto o di scusarlo. Resta il fatto che le responsabilità dei Governi, nell’emanare le leggi e finanziare il sistema, e della Chiesa, nel gestire le scuole, siano assolutamente innegabili.

Raffaella Milandri

Raffaella Milandri

 

Scrittrice e giornalista, attivista per i diritti umani dei Popoli Indigeni, è esperta studiosa dei Nativi Americani e laureata in Antropologia.
Membro onorario della Four Winds Cherokee Tribe in Louisiana e della tribù Crow in Montana. Ha pubblicato oltre dieci libri, tutti sui Nativi Americani e sui Popoli Indigeni, con particolare attenzione ai diritti umani, in un contesto sia storico che contemporaneo. Si occupa della divulgazione della cultura e letteratura nativa americana in Italia e attualmente si sta dedicando alla cura e traduzione di opere di autori nativi. Attualmente conduce un programma radiofonico sulla musica nativa americana, "Nativi Americani ieri e oggi" e cura la riubrica "Nativi" su L'AntiDiplomatico.

 

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