Ramaphosa contro l'Occidente: "Il Consiglio di Sicurezza ONU è superato"

Critiche durissime alla governance globale: troppo potere a pochi Stati, ignorati Africa e Sud del mondo

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Ramaphosa contro l'Occidente: "Il Consiglio di Sicurezza ONU è superato"

Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha lanciato un appello per una riforma urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, definendolo "irrigidito e scollegato dalle realtà geopolitiche attuali". Durante il suo intervento alla sessione plenaria del XVII Vertice BRICS, dedicata a "Pace, sicurezza e riforma della governance globale", Ramaphosa ha sottolineato come il mondo stia vivendo una trasformazione profonda, con opportunità ma anche nuove minacce alla stabilità internazionale.

Un Consiglio di Sicurezza più democratico e rappresentativo

"La riforma è necessaria affinché il Consiglio rifletta la realtà multipolare di oggi", ha affermato Ramaphosa, chiedendo un organismo più inclusivo che dia voce a regioni come Africa, Asia e America Latina. La sua critica si inserisce nel dibattito più ampio sulla necessità di superare un sistema di governance globale ancora dominato dalle potenze occidentali.

Il ruolo dei BRICS nella costruzione di un ordine multipolare

Ramaphosa ha evidenziato il potenziale del blocco BRICS, che rappresenta quasi metà della popolazione mondiale, nel promuovere un nuovo ordine internazionale basato su sovranità, uguaglianza e coesistenza pacifica. Ha sollecitato un maggiore sostegno ai meccanismi regionali di pace, chiedendo più risorse e autonomia per favorire mediazioni e risoluzioni dei conflitti. Una visione che riflette la volontà del blocco di ridurre la dipendenza dalle istituzioni guidate dall'Occidente e di promuovere una diplomazia più inclusiva.

Oltre alle questioni di sicurezza, il Vertice BRICS ha affrontato temi come la governance dell’intelligenza artificiale e il finanziamento climatico, segnando l’impegno del gruppo nel definire norme globali al di fuori degli schemi tradizionali.

Le crisi internazionali: Gaza, Sudan e il Medio Oriente

Ramaphosa ha espresso forte preoccupazione per l’escalation in Medio Oriente, condannando i recenti attacchi di Israele e Stati Uniti contro l’Iran, definiti "provocatori e destabilizzanti". Ha invitato al rispetto del diritto internazionale per evitare un’ulteriore espansione del conflitto, sottolineando come azioni militari unilaterali aggravino l’instabilità.

Il presidente sudafricano ha anche richiamato l’attenzione sulle crisi umanitarie in Repubblica Democratica del Congo, Sudan e Palestina, denunciando l’uso della fame come arma di guerra a Gaza e ribadendo il sostegno all’autodeterminazione palestinese. Sul Sudan, ha chiesto un cessate il fuoco immediato e un maggiore impegno internazionale per evitare un collasso regionale.

Un messaggio chiaro: più diplomazia, meno militarismo

Il discorso di Ramaphosa ha rimarcato una posizione netta: la risoluzione dei conflitti deve privilegiare il dialogo, e i Paesi in via di sviluppo devono avere un ruolo centrale nel disegnare le risposte globali. Una visione che risuona nel blocco BRICS, dove gli Stati membri spingono per un ordine multipolare che riduca la dipendenza dalle istituzioni occidentali.

Il messaggio è chiaro: il Sud del mondo non è più disposto a restare ai margini della governance globale. Vuole invece contribuire a definire regole più eque, promuovere la coesistenza pacifica e garantire che le istituzioni internazionali servano gli interessi di tutti, non solo di pochi privilegiati.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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