Mentre i BRICS+ discutono a Kazan.... l'Occidente prepara le prossime mosse

uno studio pubblicato dal Consiglio Atlantico indica le 7 mosse da intraprendere per rendere "possibile la caduta di Mosca"

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Mentre i BRICS+ discutono a Kazan.... l'Occidente prepara le prossime mosse

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di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico 

Mentre gli occhi del mondo sono rivolti verso Kazan per osservare l'andamento del vertice dei BRICS+ e provare così a capire se e quando nascerà il “mondo nuovo” affrancato dalla tirannide occidentale, l'Occidente non rimane di certo con le mani in mano in attesa di abdicare al Nuovo Ordine.

Varie avvisaglie ci indicano che sono in corso nuovi step che alzeranno ulteriormente il livello del confronto tra Occidente e blocco euroasiatico (sostanzialmente Cina, Russia e Iran).

Innanzitutto colpiscono le cronache del vertice di Kazan che raccontano di un ambiente dove gli occidentali – pochi, per la verità – sono snobbati, dove l'inglese ostentatamente non è più usato come lingua franca e dove si ha chiara e netta la sensazione che i paesi del blocco euroasiatico ormai non torneranno più indietro sulla scelta di abbandonare l'Occidente al proprio destino.

Ma anche se si guarda al lato occidentale, si ha netta la sensazione che nessuno è intenzionato ad arrendersi.

Lo si capisce per esempio dalle ultime mosse del principale alleato degli USA all'interno dell'Unione Europea... Ironicamente ci stiamo riferendo ovviamente alla Polonia che, proprio ieri, ha annunciato la chiusura del consolato russo a Poznan accusando che da questa sede diplomatica russa sarebbe partito un piano di sabotaggio di una infrastruttura polacca. Da notare che inoltre il ministro degli esteri di Varsavia, Radoslaw Sikorski, ha espressamente minacciato l'espulsione dell'ambasciatore russo in Polonia, cosa che, di fatto, segnerebbe la definitiva rottura dei rapporti diplomatici tra Mosca e Varsavia e che, conseguentemente, sarebbe anche l'avvisaglia di un prossimo conflitto diretto tra i due paesi.

Altri passi allarmanti che segnalano l'assenza di volontà da parte occidentale di trovare una soluzione pacifica al conflitto in corso in Ucraina sono certamente individuabili nelle parole (e negli atti) di alcuni leader politici europei, come per esempio il Ministro degli Esteri Lituano che continua a premere per l'invio di truppe europee in Ucraina, come si evince chiaramente anche da una intervista di qualche giorno fa.

Mi permetto di aggiungere che le parole del lituano non sono di certo quelle di un fanatico, ma la razionale constatazione che l'Ucraina ormai non potrà reggere a lungo per mancanza di uomini, considerato che, sulla base di stime molto caute, l'esercito di Kiev vede morire mediamente almeno 1500 uomini ogni 24 ore.

A queste parole poi, bisogna aggiungere quelle provenienti da Parigi dove, sia Macron che il suo ministro della difesa Lecornu in più di una circostanza hanno manifestato l'intenzione di inviare truppe in Ucraina.

E che dire poi del nuovo “Trattato difensivo” bilaterale tra la Gran Bretagna, gigante politico e militare (fuori dalla Europa) e la Germania, gigante economico e nano politico-militare? Un davvero strano trattato caduto in questi giorni come un fulmine a ciel sereno sui tavoli delle cancellerie europee e delle redazioni dei mass media. Apparentemente un atto privo di senso politico visto che - a rigore - a Berlino si starebbe lavorando per la costituzione di un “esercito” dell'Unione Europea: che senso avrebbe dunque un'alleanza più stretta con un paese extra Unione Europea e, tra l'altro, notoriamente su posizioni di grande ostilità verso Mosca?

E' evidente, a mio avviso, come Londra abbia fatto pesare la sua vittoria nella seconda guerra mondiale che – a rigor di trattati di pace – pone a tutt'oggi la Germania in uno stato di minorità politica e da ciò ne deriva che Londra abbia trovato, grazie a questo, un modo molto astuto per continuare a pesare nelle decisioni militari del continente europeo nonostante ormai la Gran Bretagna sia fuori dalla EU. Venendo al lato pratico, il trattato prevede una stretta collaborazione anglo-tedesca in materia di missili da crociera a lunga gittata di ultima generazione, così come una stretta collaborazione nella costruzione di droni e di molti altri sistemi d'arma avanzati. Non solo: il trattato prevederebbe il dispiegamento di truppe anglo-tedesche sul fianco est dell'Europa “minacciato” dalla Russia.

Chiari segni sono questi che, sul lato dell'Europa Occidentale, non vi è alcuna volontà di desistere e arrendersi di fronte al potere dei paesi emergenti come Russia, Cina e anche Iran. Ma destano allarme anche le dichiarazioni che arrivano da oltre Oceano Atlantico. Infatti solo apparentemente gli USA manifestano disinteresse su ciò che accade nel teatro europeo per concentrarsi sul teatro mediorientale e su quello dell'Estremo Oriente.

A leggere i report dei Think Tank di Washington si ha netta la sensazione che al governo USA non basta aver ridotto in cenere la competitività europea grazie al conflitto scatenato in Ucraina e alle conseguenti sanzioni. Ora occorre garantire una sconfitta strategica alla Russia, se fosse necessario anche usando il suolo europeo come campo di battaglia.

A tale proposito è di estremo interesse uno studio pubblicato dall'influentissimo Consiglio Atlantico che indica una strategia di lungo termine per la sconfitta strategica della Russia.

Secondo l'autore del report, Ariel Cohen, indipendentemente da chi diventerà presidente degli Stati Uniti, “l’aggressione russa” in Ucraina rimarrà un problema serio per Washington.

Dopo questo giudizio, l'autore argomenta come ci sono diverse opzioni per chiudere il confronto in terra ucraina ma dove solo la vittoria militare di Kiev con la restituzione dei territori ceduti alla Russia (compresi Crimea e Donbass) sarebbe da ritenersi positiva per l'Occidente. Qualunque altra opzione, dalla vittoria russa, al congelamento del conflitto o ad una continua guerra a bassa intensità è invece da ritenersi – secondo Cohen - come una netta sconfitta dell'Occidente che non è riuscito ad ottenere  la sconfitta militare di Mosca con il conseguente  “cambiamento radicale al potere a Mosca”, un raffreddamento delle relazioni con la Cina e un ritorno alla “neutralità amichevole con l’Occidente”.

 

Per rendere possibile la caduta di Mosca, Cohen suggerisce:

1) di aumentare significativamente la militarizzazione dell’Ucraina da parte dell’intero mondo occidentale, con la rimozione di tutte le restrizioni e i divieti sugli attacchi alle infrastrutture strategiche della Russia;

2) lanciare una campagna di informazione strategica “per portare la verità al popolo russo e al mondo intero”, in particolare al Sud del mondo. L’accento dovrebbe essere posto sui giovani, e dove le parole chiave dovranno essere  “sprechi”, “corruzione”, “diritti umani”, “omicidio di esponenti dell’opposizione”, ecc.;

3) sfruttare la dipendenza dalle tecnologie occidentali e rafforzare le sanzioni per destabilizzare la produzione di armi in Russia e l’economia nel suo complesso;

4) “eliminare” i mercati di esportazione di armi dalla Russia, “al fine di indebolire ulteriormente le entrate e l’influenza di Mosca”;

5) ridurre le entrate del petrolio e del gas della Russia aumentando le esportazioni di petrolio e gas dagli Stati Uniti al fine di ridurre i prezzi. E dove l’Unione Europea deve smettere di importare GNL russo e fertilizzanti ad alta intensità di gas. Ciò metterebbe fine alla relazione energetica tra l’UE e la Russia e impedirebbe l’afflusso di ulteriori entrate verso la Russia, sottolinea ancora Cohen;

6)  stimolare la “fuga dei cervelli” dalla Russia, perché ora gli Stati Uniti stanno perdendo “un’opportunità unica” per iniziare a rilasciare visti agli specialisti russi in modo che possano lavorare “a beneficio delle economie e delle società occidentali”;

7) sfruttare attivamente il fatto che “l’influenza della Russia nell’Asia centrale e nel Caucaso meridionale si sta indebolendo”, si deve riuscire a sostituire del tutto “l’influenza russa” con “l’influenza americana”. E se gli Stati locali non vogliono collaborare, come la Georgia, allora devono essere imposte delle sanzioni.

Insomma, come si può vedere anche da Washington arrivano voci influentissime che sostengono la tesi della necessità dell'utilizzo di quello gli USA chiamano la “Full Spectrum Dominance”, ovvero dell'utilizzo in sinergia di una serie di strumenti militari, diplomatici, economici e di propaganda tali da piegare la forza dell'avversario e dei suoi alleati.

Solo gli ingenui possono credere che il conflitto tra Occidente e Russia sia alle battute finali; sfortunatamente sia l'Europa che gli USA non possono permettersi “una partita in pareggio” con Mosca, questo a maggior ragione se i rapporti tra i paesi del cosiddetto BRICS+ continuano ad approfondirsi, sfidando apertamente l'Impero Occidentale.

 

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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