L'artista svizzero Nemo restituisce il trofeo Eurovision per la presenza di Israele

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L'artista svizzero Nemo restituisce il trofeo Eurovision per la presenza di Israele



di Agata Iacono per l'AntiDiplomatico

L'artista svizzero Nemo, vincitore dell'edizione Eurovision 2024, ha deciso di restituire suo trofeo, annunciando che lo riconsegnerà all'Unione Europea di Radiodiffusione (EBU), in segno di protesta contro il via libera alla partecipazione di Israele.
 
In un video postato sul suo seguitissimo account Istagram (https://www.instagram.com/reel/DSILsPfM2M9/?igsh=b2Jod3htb2FyaGtk), Nemo si presenta con la coppa in mano, affermando che la continua partecipazione di Israele, “mentre è in corso ciò che la Commissione indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite ha definito un genocidio”, è “incompatibile con i valori di unità, inclusione e dignità per tutti che celebriamo sul palco”.
 
Accusa esplicitamente inoltre l'EBU (European Broadcasting Union), di utilizzare il concorso canoro per "ammorbidire l'immagine di uno stato accusato di gravi crimini, pur insistendo che l'evento sia 'non politico'". 

Aggiunge che il ritiro di interi paesi dalla competizione, (ad oggi Spagna, Paesi Bassi, Irlanda, Slovenia e Islanda), avrebbe dovuto costituire un campanello d'allarme.

Inascoltato.
 
Nel video, già diventato virale dopo pochi istanti dalla pubblicazione, Nemo dice:

"Oggi non sento più che questo trofeo appartiene alla mia mensola".

"L'Eurovision dice di essere sinonimo di unità, inclusione e dignità per tutte le persone" e la partecipazione di Israele dimostra che questi ideali sono in contrasto con le decisioni degli organizzatori.
 
«Vivi ciò che dichiari, altrimenti anche le canzoni più belle diventano prive di significato.»

Ha concluso.
 
Questa presa di posizione ha un impatto fondamentale sui giovani e giovanissimi che seguono gli artisti emergenti, è uno schiaffone al sionismo e alla hasbara più sonoro delle molteplici petizioni, delle campagne di boicottaggio, delle stesse decisioni dei singoli Stati.
 
Una scelta coraggiosa, che ogni artista oggi paga con l'isolamento, la persecuzione, l'impossibilità di fare carriera.
 
Anche perché l'annuncio di Nemo non si limita ad un video su Istagram, ma comporta l'atto di restituire il premio.

Non si tratta quindi solo di una denuncia del genocidio del popolo palestinese, ma di una umiliazione pubblica della kermesse e un'accusa precisa alla funzione politica dell’Eurovision Song Contest .
 
Intanto EBU Italia ha pubblicato un comunicato ridicolo, che tenta di nascondere le motivazioni del boicottaggio, definendole "motivazioni individuali".
 
"L’EBU rispetta il diritto dei membri di prendere una decisione individuale sulla partecipazione all’Eurovision Song Contest, qualunque essa sia.

Siamo lieti di collaborare con coloro che parteciperanno a Vienna e speriamo che i membri importanti che non parteciperanno nel 2026 tornino molto presto all’Eurovision Song Contest. Continueremo a lavorare con loro per cercare di raggiungere questo obiettivo."
 
 
E, sempre oggi, Martin Green, il Direttore di Eurovision Song Contest, si rivolge ai "fan del concorso", con una lettera, in cui cerca di essere empatico con la tragedia mediorientale, per la quale gli sono pervenute moltissime richieste di escludere Israele.

Ma, dice, Martin, in sintesi "la musica unisce".

E quindi, cantando cantando, con le mani sporche di sangue, chissà se Israele deciderà di uccidere, massacrare, torturare, stuprare donne e bambini....
 
Ricordiamo che nell'edizione 2025 osarono cantare insieme due cantanti soldatesse istaeliane, solo che una delle due venne presentata come palestinese, avendo doppia cittadinanza.

Ma quello che fece ancora più scandalo fu la canzone stessa, palesemente dedicata "all'orrore del 7 ottobre": "October rain".
 
Ne parlammo quando fu chiesto ad Israele di ritirarla o cambiare il testo.
 
Sappiamo bene che nessuna competizione artistica è estranea al contesto geopolitico.
 
Tant'è che Eurovision ha premiato in passato uno sconosciuto gruppo ucraino di persone che, subito dopo, sono andate ad arruolarsi volontariamente per combattere per Zelensky.
 
Israele nel 2025 ha cercato di presentarsi con una canzone dedicata "agli orrori del 7 ottobre", ma è stata poi costretta a cambiarla per "evidente contenuto politico", vietato dal regolamento.
 
Anche nella scorsa edizione ci sono state proteste, manifestazioni e persino ritiri eccellenti anche dal palco nella finale.
 
"Minacce alla TV spagnola: “Se citate ancora Gaza, vi multiamo” 
 
 
Ricordiamo che la Russia è stata esclusa già dall'edizione del 2022 dalla possibilità di partecipare con "la musica che unisce" ad Eurovision.
 
Ma "Eurovision è estranea alla politica, sono solo canzonette...."
 

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