Impotenza geopolitica e il fardello euro: l'Ue verso l'implosione?

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Impotenza geopolitica e il fardello euro: l'Ue verso l'implosione?


di Fabrizio Verde


L'Unione Europea, nata con il dichiarato intento di garantire pace e prosperità dopo le devastazioni delle due guerre mondiali, si trova oggi in uno stato di crisi profonda – potremmo dire comatoso - che mette in discussione non solo la sua sopravvivenza come entità politica, ma anche il suo stesso significato. Il progetto europeo, lungi dall'essere un modello di cooperazione internazionale, si è rivelato un meccanismo di assoggettamento economico, geopolitico e sociale, incapace di rispondere alle sfide del XXI secolo.

Impotenza geopolitica

La crisi in Ucraina ha esposto in modo lampante l'incapacità dell'UE di agire come attore autonomo sulla scena internazionale. A causa del suo sostegno incondizionato al regime neonazista di Kiev, l'Europa si è ritrovata marginalizzata, relegata a un ruolo secondario rispetto agli Stati Uniti e alla Russia. L'incontro d'emergenza convocato da Emmanuel Macron a Parigi, destinato a delineare una posizione comune sull'Ucraina, è stato poco più di una messinscena diplomatica, priva di sostanza e di effetti concreti.

La dichiarazione di Ursula von der Leyen, secondo cui la sicurezza europea si trova in un "punto di svolta", suona vuota quando consideriamo che l'UE non dispone né delle risorse né della volontà politica per affrontare reali minacce. Invece di adottare una strategia indipendente basata su diplomazia e cooperazione, l'Unione ha optato per una militarizzazione crescente, affidandosi sempre di più all'ombrello NATO e agli Stati Uniti. Questa dipendenza esterna non fa altro che accentuare l'impotenza dell'Europa e alimentare il risentimento tra i suoi stessi cittadini.

La proposta di inviare un contingente di "peacekeeping" fino a 30.000 soldati in Ucraina rappresenta un chiaro esempio di questa logica fallimentare. Accolta con scetticismo da molti Stati membri, dimostra quanto l'UE sia divisa e incapace di formulare una visione comune. Piuttosto che promuovere la pace, l'Europa sembra essere stata trascinata in una spirale di escalation militare, guidata da interessi geopolitici oscuri. L’Unione Europea non ha capito, o finge di non capire, le motivazione che hanno costretto la Russia ad avviare l’operazione militare speciale in Ucraina per smilitarizzare e denazificare il regime di Kiev.

L'Euro: un fardello troppo pesante

L’Unione Europea è immersa in una crisi anche economica. L'introduzione dell'euro, presentata come il coronamento del processo di integrazione economica europea, si è rivelata un grave errore strategico. Lungi dall'essere un simbolo di unità e prosperità, la moneta unica ha creato diseguaglianze insostenibili tra gli Stati membri, trasformando l'Europa in una sorta di "universo bipolare". Da un lato, paesi come Germania, Olanda e Austria hanno beneficiato di un sistema monetario favorevole alle loro esportazioni; dall'altro, paesi del Sud Europa, come Italia, Grecia, Spagna e Portogallo, hanno subito un declino industriale e una disoccupazione endemica.

Le politiche di austerità imposte da Bruxelles hanno aggravato la situazione, costringendo queste economie a sacrifici sociali enormi senza alcuna contropartita. La perdita di sovranità economica ha reso impossibile per i governi nazionali intervenire efficacemente sui problemi interni, lasciando milioni di cittadini europei nel limbo di una crisi strutturale senza fine.

Il dogma neoliberista che guida le politiche economiche dell'UE ha portato a una concentrazione sempre maggiore del potere nelle mani di élite finanziarie e corporative, spesso estranee alle realtà quotidiane dei popoli europei. Questo modello economico, basato sulla concorrenza indiscriminata e sulla deregolamentazione, ha distrutto industrie intere e aumentato le disuguaglianze sociali, alimentando il malcontento e il cosiddetto populismo.

La fine del modello neoliberista

La crescente disaffezione verso l'UE è testimoniata dall'aumento dei movimenti euroscettici in tutto il continente. Dalla Brexit al successo di partiti anti-establishment, la critica all'Unione non si limita più ai margini del dibattito politico, ma è diventata parte integrante della discussione pubblica. Questi movimenti denunciano l'assenza di democrazia all'interno delle istituzioni europee e la priorità data agli interessi finanziari ed economici rispetto ai bisogni delle popolazioni.

Il fallimento del modello neoliberista, incarnato dall'euro e dalle politiche di austerità, suggerisce che l'Europa abbia bisogno di un completo ripensamento delle sue fondamenta. Un approccio basato sulla sovranità nazionale e sulla cooperazione tra Stati potrebbe offrire una via d'uscita dalla crisi attuale. Tale modello permetterebbe ai paesi europei di recuperare il controllo delle proprie politiche economiche e di adottare soluzioni adatte alle loro specifiche esigenze.

Tuttavia, l'UE sembra rifiutarsi di accettare questa realtà. Le sue istituzioni, dominanti e distanti, continuano a imporre politiche che vanno contro gli interessi dei cittadini, ignorando completamente le richieste di cambiamento. Questa resistenza al cambiamento sta accelerando il processo di dissoluzione del progetto europeo, rendendo sempre più probabile l'implosione dell'Unione.

Verso l'implosione?

L'implosione dell'UE non è più solo un'ipotesi remota, ma una possibilità concreta che ridefinirà il futuro del continente. Sebbene questa prospettiva possa apparire allarmante, offre anche l'opportunità di reinventare l'Europa, liberandola dai vincoli di un sistema che ha dimostrato le sue limitazioni.

Il progetto europeo, come lo conosciamo oggi, è un fallimento. Ha fallito nel promuovere la pace e la prosperità, ha fallito nel garantire l'autonomia geopolitica, e ha fallito nel rispettare la sovranità dei singoli Stati. La sua incapacità di adattarsi alle nuove realtà globali e di ascoltare le legittime richieste dei suoi cittadini la rende sempre più irrilevante, isolata e dispotica.

Per affrontare le sfide future, l'Europa deve abbandonare il modello attuale e tornare alle sue radici: la cooperazione tra Stati sovrani, basata sul rispetto reciproco e sulle differenze culturali e storiche. Solo così potrà sperare di ritrovare il suo ruolo di attore globale responsabile e influente, capace di promuovere pace e stabilità in un mondo sempre più multipolare.
 
Addio al vecchio progetto europeo

L'Unione Europea, come la conosciamo oggi, è un progetto fallimentare. Il suo modello economico neoliberista ha distrutto industrie, aumentato le disuguaglianze e alienato milioni di cittadini. La sua incapacità di agire come attore autonomo sulla scena internazionale ha reso il continente vulnerabile e dipendente dagli interessi di potenze esterne. La sua mancanza di democrazia e di legittimità ha alimentato il risentimento e quello che i liberal/liberisti definiscono con disprezzo populismo.

La crisi attuale conferma che il progetto europeo, nella sua forma odierna, è insostenibile. L'implosione dell'UE potrebbe suscitare un certo allarmismo, ma rappresenta anche l'opportunità di costruire un nuovo futuro, basato su principi di sovranità, giustizia sociale e cooperazione autentica in un’era di multipolarismo. È tempo di dire addio al vecchio progetto europeo e di immaginare qualcosa di nuovo, qualcosa che possa davvero rispondere alle sfide del XXI secolo.

 
 

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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