Il filo rosso che unisce il racconto ucraino-sionista all'imperialismo dell'Occidente
di Giuseppe Giannini
In Italia, da un pò di tempo, è in atto una preoccupante strategia politico-comunicativa, che ispira conservatori e cd. socialdemocratici, e che non tollera altre opzioni. Essa, alla fine, si risolve nel rafforzamento del regime al governo. E' un modello che detta l'agenda ed è verificabile anche in quei Paesi una volta considerati democratici. Non parliamo dell'Ungheria o del blocco di Visegrad ma di nazioni come la Francia, la Germania o l'Inghilterra, nei quali l'escalation repressiva fa concorrenza alle autocrazie. La narrazione tossica parte dalla gestione del covid, si rafforza con il conflitto ucraino-russo, e diventa ancora più invadente e falsa con l'impunità dei crimini israeliani. Uno Stato, quello gestito dai sionisti, abituato da sempre a non rispettare il diritto internazionale e le risoluzioni dell'ONU, e che insieme ai suoi coloni si rende colpevole del genocidio e di ogni sorta di crimini contro l'umanità (le detenzioni arbitrarie, le torture, gli stupri).
Palesamente in guerra non contro un nemico visibile (un altro esercito armato), ma con la scusa di dare la caccia ai membri di Hamas, che esso stesso ha contribuito a rafforzare, delegittimando le altre organizzazioni storiche, e facendo transitare i fondi dal Qatar, Israele sta operando la pulizia etnica della popolazione civile palestinese, questa si dichiarata da ministri, coloni, fanatici religiosi e, purtroppo, da gran parte della società ebraica. Perchè, secondo loro, un arabo, in quanto tale, va eliminato, poichè non umano essendo assimilabile agli animali. E' lo stesso Stato, che riceve il sostegno politico-economico, logistico, e di rifornitura di armi dai suoi alleati e complici dell'Occidente, che utilizza la propaganda mediatica e la repressione delle forze di polizia e dei provvedimenti degli esecutivi, per identificare, categorizzare e mettere a tacere chiunque provi ad indignarsi dinnanzi al gratuito e reteirato oceanico spargimento di sangue innocente.
La voce di Israele è quella che non accetta contraddittorio, e per far questo elimina i testimoni scomodi. Uccidendo centinaia di giornalisti e gli operatori umanitari. E, dopo aver accusato, in assenza di prove, di fiancheggiamento ad Hamas esponenti delle Nazioni Unite, intellettuali ed organizzazioni della società civile, impedisce alle ONG di portare aiuti alla popolazione occupata. Nel vergognoso racconto nostrano le vittime, a volte, cambiano, perchè anche l'accanimento personalizzato può stancare. Così, dopo i manifestanti di "Palestina libera dal fiume al mare" e la relatrice Francesca Albanese ora è il turno degli esponenti più vicini alla comunità palestinese. Prima è toccato all'imam di Torino, vano il tentativo di espulsione in mancanza di elementi fattuali, mentre adesso sotto i riflettori della giustizia è il presidente della Associazione dei palestinesi in Italia (API) Mohammad Hannoun. Accusato di terrorismo! Stando alle intercettazioni e alle perquisizioni risultano affermazioni e fondi a sostegno di Hamas.
In pratica, i soldi raccolti per la popolazione palestinese sarebbero stati versati a diverse associazioni con sede a Gaza o nei Territori Occupati che, in base alle sole dichiarazioni dello Stato ebraico, sono da considerare illegali perchè, in qualche maniera, collegate ad Hamas. E' compito della giustizia (sempre più sotto pressione e sempre più condizionata da ingerenze esterne, politiche e di una certa opinione pubblica) fare il suo corso, ma l'attendibilità di uno Stato che nega i suoi crimini dove sta? L'esecutivo israeliano accusa di antisemitismo ogni voce critica. Uguale è il comportamento degli alleati. Quante ne abbiamo sentite negli ultimi anni. Dai membri dell'ONU ed i giudici delle corti di giustizia internazionale considerati covo di antisemiti e minacciati di morte, alle missioni della Flottila al servizio di Hamas, fino al recente arresto dell'attivista Greta Thunberg, in quanto sostenitrice della Palestine Action.
Quindi colpevole non è chi mette in pratica il genocidio ma chi lo denuncia! In questo quadro viene in rilevanza la proposta di legge Gasparri, fatta propria anche da Delrio, che mette sullo stesso piano l'antisionismo e l'antisemitismo. E che fa proseliti negli altri Stati europei e nella stessa UE dove, esponenti "ambigui" delle istituzioni come la von der Leyen o la Picierno sono tra i fomentatori dell'insensato clima di guerra. Come è strana la giustizia nelle democrazie liberali. Spostare l'attenzione e martellare mediaticamente sono tecniche di distrazione funzionali alla perpetuazione dei crimini. Il punto è che le accuse, tutte da verificare, provengono, e sono accettate acriticamente (la "cooperazione" della DDA di Genova), da Israele. Un salto qualitativo nella informazione che, se in qualche modo è riuscita, finalmente, a sdoganare il termine genocidio (impensabile sino a qualche mese fa), ha già dichiarato il suo verdetto. Se per i sionisti sono tutti antisemiti e colpevoli, sulla base di dichiarazioni decontestualizzate ed in assenza di crimini, mentre i reali orrori vengono tollerati, il beneficio del dubbio è il minimo.
La stessa prassi è quella riguardante la guerra della Nato in Ucraina. Guerra preparata da un decennio per smantellare il governo russo e per mettere le mani su quella parte dei territori ancora, parzialmente, autonomi dalla visione occidentalocentrica. Il buffone di corte Zelensky, che da persona corrotta assurge al ruolo di pedina-eroe per una resistenza da inventare. Con il sostegno di coloro che, all'epoca dei fatti del Donbass del 2014, erano critici e cercavano di capire le ragioni dei russi, ma successivamente all'invasione, invece, in un'opera di trasformismo dettate dalle supreme ragioni atlantiste, oggi sono diventati i protagonisti della propaganda a senso unico (è il caso, ad esempio, dell'inaffidabile Calenda, giunto a tatuarsi il simbolo nazionalista ucraino che tanto piace ai filonazisti eredi di Bandera). Anche in questo caso, tutte le voci critiche ed indignate vengono trasformate in filoputiniane. Una delle ultime vittime è il professor Angelo D'Orsi. Il giornalismo di regime è vergognoso (ricordiamo la lista di proscrizione del Corriere della Sera del 2022?).
Ogni tentativo di dialogo viene spento sul nascere. Putin è disposto a prendere in considerazione un eventuale accordo? ecco subito pronto un attentato terroristico ucraino per destabilizzare il clima (è successo con la figlia di Dugin, con il sabotaggio del gasdotto Nord Stream e, recentemente, con l'uccisione di un generale dell'esercito russo). All'interno di questo clima i vertici militari invitano alla guerra preventiva, i governi alla leva volontaria per il supporto della guerra infinita, e Putin, allora, si dichiara pronto a reagire, e cosa titolano i nostri media: "Putin minaccia l'Europa". Insomma, c'è un filo rosso che minaccia la stabilità delle democrazie, è che è figlio di quel multilateralismo a giorni alterni, che tanto piace a Mattarella, che parla della supremazia del diritto internazionale, eppure non fa nulla per farlo rispettare.
P.S.: Lo stesso giorno dell'arresto del presidente dell'API, i solerti media italiani, ci ricordano che quarant'anni fa (il 27 dicembre 1985) ci fu l'attentato terroristico palestinese all'aeroporto di Fiumicino, considerandolo come una lunga sequenza di attentati di matrice islamica, che caratterizzò le vicende europee negli anni '70 e '80. Certo, ci furono episodi cruenti e drammatici, come quello dell'Organizzazione Settembre Nero alle Olimpiadi di Monaco nel '72 ed altri attentati e il sequestro dell'Achille Lauro, ma di lì a descrivere il periodo come contrassegnato da un clima di perenne terrore ce ne passa. Anche queste "notizie", insieme alle immagini degli agenti dell'antiterrorismo, che prelevano i documenti e i soldi incriminati destinati ad Hamas (ripetiamo, sempre in base all'impulso e alle informative israeliane) dalla cassaforte (dove avrebbero dovuto conservarli?), fanno parte di quella propaganda occidentale che non vuole sentire ragioni oltre le proprie.

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