Così parlò l'Oracolo di Omaha

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Così parlò l'Oracolo di Omaha


− Siamo sull'orlo del baratro.

− Goditi il panorama.

Altan

 

 

 di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

Sabato scorso ad Omaha, nel Nebraska, ha parlato il più grande investitore americano della storia dopo John Pierpont Morgan. Ovviamente sto parlando del quasi centenario Worren Buffett che però nonostante l'età avanzata mantiene una lucidità invidiabile e un fiuto per gli affari ancora fortissimo ed è pienamente in sella della sua gigantesca holding Berkshire Hathaway. L'evento nel quale ha espresso le tanto attese previsioni è quello annuale dell'Assemblea Generale della Berkshire.

Generalmente il vecchio e saggio Buffett non si lascia mai sopraffare dai sentimenti poco razionalizzati siano essi positivi o negativi. Ma questa volta è stato diverso perché ha espresso un quadro abbastanza a tinte fosche sia per quanto riguarda l'economia in generale che per quanto riguarda l'andamento delle sua azienda, che peraltro, avendo partecipazioni in tutte le aziende americane più importanti è redditizie ha una performance strettamente correlata a quella dell'andamento generale dell'economia americana.

Su Berkshire, dopo aver rilevato un aumento di quasi il 13% degli utili operativi a $ 8,07 miliardi per il primo trimestre, rispetto ai $ 7,04 miliardi di un anno fa ha chiosato dicendo che "La maggior parte delle nostre aziende registrerà guadagni inferiori quest'anno rispetto all'anno scorso”. Mentre per l'economia americana in generale è stato lapidario con la frase: “il periodo incredibile per l'economia statunitense sta volgendo al termine”. Una frase a tinte fosche questa certamente non usuale nel linguaggio di Buffett, o almeno non nelle dichiarazioni pubbliche e istituzionali.

A rincarare la dose ci pensa poi il suo socio di una vita, Charlie Munger, 99 anni suonati, che si è unito a lui sul palco e che di certo non si è fatto problemi a parlare senza peli sulla lingua. Charlie ha detto che  l'ambiente economico più difficile renderà l'attività più difficile per gli investitori rialzisti, che in genere acquistano titoli che sembrano economici rispetto al valore implicito delle attività. Questa sembra chiaramente un'affermazione legata all'enorme aumento dei tassi di interesse fatti dalla Federal Reserve nell'ultimo anno. E infine ha concluso con un emblematico "Abituati a fare di meno"!

Come era ampiamente prevedibile a fare la parte del leone tra gli argomenti trattati nell'Assemblea è stata la crisi delle banche regionali americane. Buffett continua a tenere il punto: si tratta di una crisi legata – a suo avviso – agli eccessivi rischi corsi in questi anni dai banchieri oltre che causata dai politici responsabili di provvedimenti di “incentivazione” alle banche che si sono dimostrati completamente sbagliati...anzi, testualmente: “incasinati”.

Altri temi di rilevanza generale toccati da Buffett sono stati quello del tetto del debito americano e i temi geopolitici. Per quanto riguarda il tetto del debito ha detto di non credere all'ipotesi di un  default del debito governativo americano perché getterebbe nell'assoluto scompiglio l'intero sistema finanziario americano, pertanto ritiene che gli alla fine le affannose trattative per arrivare ad una mediazione che soddisfi le due ali del parlamento di Washington alla fine saranno coronate da successo.

Molto interessante anche ciò che ha detto in materia di geopolitica (peraltro strettamente legata agli investimenti finanziari della sua Holding): l'Oracolo ha dichiarato di aver ridotto drasticamente la sua partecipazione in Taiwan Semi pochi mesi dopo aver rivelato ai mercati di aver fatto grossi investimenti in questa società.  Buffett ha chiarito, durante l'assemblea di sabato, che la compagnia era una delle meglio gestite e più importanti al mondo, ma che non gli piaceva la location; un riferimento a Taiwan e alle crescenti tensioni con la Cina Popolare. Evidentemente ritiene che le cose potrebbero ulteriormente surriscaldarsi.

Sempre a  proposito di geopolitica il suo silenzio sulla questione del conflitto in corso in Europa tra la Nato e la Russia sta evidentemente a significare che non dovrebbe influire sui suoi affari e che considera evidentemente irrilevante la sorte dell'Europa. A volte i silenzi sono più eloquenti di tante parole.

E' chiaro ed evidente che l'Europa sia ormai marginale economicamente, politicamente e militarmente e dunque sacrificabile per il capitalismo americano e per il suo Guru più importante; mentre invece è considerata ben diversamente la relazione tra Stati Uniti e Cina. Infatti sempre all'assemblea di sabato Buffett ha sollecitato un aumento degli scambi tra i due colossi pur sottolineando che le relazioni tra Washington e Pechino saranno sempre di tipo competitivo. Infine su questa questione ha chiuso con una affermazione che è tutto un programma: “fino a che punto puoi spingere l'altro ragazzo senza che reagisca male". Insomma, i due giganti continueranno a punzecchiarsi fino al punto di rottura ma senza mai superare linee rosse in grado di scatenare un conflitto.

Così parlò l'Oracolo di Omaha, e io personalmente mi sento di condividere tutto tranne che il giudizio sulla crisi delle banche USA: questa è dovuta a mio modesto avviso ad una fuoriuscita di capitali dal sistema finanziario americano. In altri termini, i capitali esteri abbandonano gli USA perché si stanno “de-dollarizzando”. Infatti su questo che è il Tema dei Temi Buffett si è guardato bene dall'esprimere un giudizio. Un bel tacer non fu mai scritto.

 

FONTI

  • MilanoFinanza, Così investe Warren Buffett nel 2023: dall'assemblea di Berkshire Hathaway le lezioni su banche, AI, tech. E un rimpianto su Apple, 8 Maggio 2023

  • Wall Stret Italia, Crisi banche USA: per Warren Buffett è il management a dover pagare, 8 Maggio 2023

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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